| 26 Ottobre 2012 Di sole non ce n'è mai abbastanza. Per scaldare il cuore, per regalare calore ai giorni che si succedono. Di sole non ce n'è mai abbastanza è una frase su un'insegna al neon di un ristorante messicano in provincia di Cremona e con la sua luminosa icasticità ha tanto colpito Cristina Cappellini da ispirarle, pari pari, il titolo del suo libro di racconti.Dieci storie – Uno specchio di anime in movimento, come dice l'autrice – che si dipanano nei più svariati luoghi (di spazio e tempo) coi protagonisti che si muovono alla ricerca di sé, delle ragioni interiori, del senso dell'esistere, meta tanto ardua e faticosa quanto necessaria.Non poche volte durante la lettura mi sono fermato sulla pagina con un groppo in gola, tanto erano coinvolgenti le vicende. La scrittura di Cristina Cappellini è bella, pulita, di grande onestà intellettuale, piena e scorrevole, immaginifica: tocca le più sensibili corde, penetra nella sensibilità di ciascuno di noi.«Tutti i protagonisti si trovano a fare i conti con la vita, che bussa prepotentemente alla loro porta – tra enigmi da risolvere, sfide da cogliere e dolori da superare – prendendo consapevolezza che ogni momento va affrontato in piedi e che bisogna saper rischiare per difendere le proprie emozioni. In un modo o nell'altro, i personaggi di queste vicende trovano la forza di mettersi in gioco, con se stessi prima di tutto, chi per reagire alle proprie insicurezze, chi per rincorrere sogni o passioni, oppure per riscattarsi da errori commessi nel passato», spiega Cristina nella prefazione.Da “Il punto”, che apre la raccolta, a “Il poeta viaggiatore”, racconto liberamente ispirato alla figura di Lorenzo Mullon, il poeta dei parchi, il sogno di una libertà che ai più pare impossibile, quella libertà che può nascere da decisioni maturate nel profondo o da traumi da risolvere. Da “Radio 007”, pagine dove la solitudine è mitigata, se non vinta, dall'empatia che può rivelarsi tramite le onde di un'emittente, allo struggente e poetico canto vagabondo di Manuela Cardozo, nel remoto e nostalgico Portogallo, fra note di fato e profumo d'oceano (indimenticabili davvero queste pagine). Dalla dolente nave del ritorno, girato fra opposte rive del Mediterraneo, con incursioni della memoria (scomoda e sofferente, ma un esercizio inevitabile) nella tragedia di Sabra, periferia di Beirut, Libano, alla ballata triste del frate di Hyères, un semi-giallo, un mistery, che si conclude, o forse non si conclude, con un inaspettato colpo di scena (non un lieto fine), ambientato a Soncino, paese d'elezione di Cristina Cappellini, uno dei borghi più belli d'Italia con la sua scenografica Rocca Sforzesca, la Casa degli Stampatori, in cui nel 1488 fu stampata la prima Bibbia ebraica completa del mondo, e la magnifica affrescata Santa Maria delle Grazie, una sorta di Cappella Sistina del Nord-Italia.L'ultimo candeliere, Il cavaliere berbero – la paura d'amare e le dolorose scelte da compiere –, Il ragazzo del binario sette, un'altra storia narrata in maniera magistrale, dalla Resistenza a un letto d'ospedale, passando per i binari della stazione di Cremona, e La notte del Caravaggio completano le 148 pagine del libro (Aletti Editore, 14 euro).A quanto pare, le virtù di questi racconti hanno scatenato un ampio tam-tam anche in rete e il passaparola ha consentito di trasmettere la genuina forza, il talento, di questa giovane narratrice.E, ricordiamoci, Di sole non ce n'è mai abbastanza.
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