| «Nell’anno duemila e dieci il simbolo “@” entra nella collezione del “MoMa”, il museo d’arte moderna di New York.
Il simbolo è stato acquisito gratuitamente a dimostrazione che ciò che appartiene a tutti in fondo non ha prezzo.
Questo fatto mi ha dato l’opportunità di scoprire quanti significati le siano stati attribuiti nel corso del tempo.
Folgorata dalla sua eleganza, che passa inosservata nel suo uso ed abuso giornaliero per inviare mail o taggare qualcosa o qualcuno, colpita dalla tenacia con cui trasformandosi ha imposto la sua presenza in epoche così diverse, ho voluto diventasse il titolo di questo libro investendo “@”di un ennesimo significato e riconoscendole l’umanità che merita.
Un cane per i russi, un gatto arrotolato su se stesso per i finlandesi, una coda di scimmia per i tedeschi, un topo per i cinesi, una chiocciola per francesi ed italiani, ma in passato, nella sua storia, significati ben diversi.
Nel 600 dopo Cristo è stata l’abbreviazione della preposizione “ad”; nel XVI° secolo si è trasformata in un’unità di misura commerciale rappresentando l’anfora di terracotta utilizzata dai mercanti veneziani per quantificare gli scambi; nel 1846, anno in cui l’avvocato novarese Giuseppe Ravizza inventa la macchina da scrivere, è sulla tastiera che “@” trova posto, così che con l’avvento del sistema ASCII (American Standard Code for Information Interchange) verrà utilizzata come contrazione dell’allocuzione “At the rate of”, al prezzo di.
Caduta in disuso restò lì dormiente in attesa che Ray Tomlinson, inventore del primo sistema mail, la riportasse alla ribalta… Oppure fu “@” a fargli l’occhiolino e ad imporsi alla sua attenzione?
A me piace pensare che sia così, che con forza sia ritornata ad essere parte essenziale della nostra vita, come spero sarà il destino di questa mia nuova opera: “@ at the rate of”, al prezzo di me stessa».
Buona lettura.
Giusy Caligari
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