| Tra ombre e spazio, tra guarnigioni e donzelle,
dotato di cuor singolare e di sogni funesti,
precipitosamente pallido, appassito in fronte,
e con lutto di vedovo furioso per ogni giorno della mia vita,
ahi, per ogni acqua invisibile che bevo sonnolento
e per ogni suono che accolgo tremando,
ho la stessa sete assente, la stessa febbre fredda,
un udito che nasce, un'angustia indiretta,
come se arrivassero ladri o fantasmi,
e in un guscio di estensione fissa e profonda,
come un cameriere umiliato, come una campana un po' roca,
come uno specchio vecchio, come un odor di casa sola
in cui gli ospiti entrano di notte perdutamente ebbri,
e c'è un odore di biancheria gettata al suolo, e un'assenza di fiori
- forse un altro modo ancor meno malinconico -,
ma, la verità d'improvviso, il vento che sferza il mio petto,
le notti di sostanza infinita cadute nella mia camera,
il rumore di un giorno che arde con sacrificio
sollecitano ciò che di profetico è in me, con malinconia,
e c'è un colpo di oggetti che chiamano senza risposta
e un movimento senza tregua, e un nome confuso.
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