| Un lavoro, quello del figurante, in ascesa, specie in questi tempi in cui sono sempre più numerose le trasmissioni televisive che fanno ricorso ad un pubblico in studio, che interagisce e comunica opinioni. A questo proposito, pertanto, abbiamo intervistato il ventitreenne Giuseppe Di Tommaso, che da quattro anni lavora come figurante in diversi programmi televisivi e recita piccole parti in alcuni film, con la speranza di apprendere il mestiere dell’attore e di affermarsi in questo settore.
Domanda – Come hai iniziato l’attività di figurante?
Risposta – Per caso. Un giorno di quattro anni fa, sono passato con una mia amica di università per piazza Navona, dove stavano girando un film. Incuriositi ci siamo messi a spiare, finché non si è avvicinato uno della produzione che ci ha detto di allontanarci a meno che non fossimo delle comparse. Ci ha spiegato così l’esistenza dei figuranti.
Domanda – Come si diventa figuranti?
Risposta – Bisogna iscriversi all’ufficio di collocamento, a cui si rifanno tutte le categorie dello spettacolo (attori, cantanti, ecc.). In questo modo si viene registrati, con una matricola e con la qualifica che ti interessa. Dopo, bisogna rivolgersi alle produzioni televisive e cinematografiche, o agli uffici di scritture di Rai e Mediaset, dove si viene scritturati nelle liste, per poter essere successivamente contattati per lavorare come pubblico.
Domanda – Qual è stata la tua prima apparizione?
Risposta- Ho girato una serie di spot per la trasmissione di Gianni Morandi “C’era un ragazzo”, in cui insieme ad altri quattro ragazzi dovevo aprire una scatoletta di cioccolatini, lanciarli nel vuoto fino a prendere l’ultimo e gustarlo. Ricordo anche il giorno: era il 23 gennaio del ’99.
Domanda – In breve, quali sono state le altre apparizioni?
Risposta – Sono stato contattato dall’agenzia “Fascino” della De Filippi per “Uomini e Donne”; poi dalla trasmissione di Raffaella Carrà “Segreti e bugie”. In seguito sono passato a “Al posto tuo”, il programma di Alda D’Eusanio dove ho lavorato per due anni, anche se ho fatto contemporaneamente altre trasmissioni.
Domanda – Quindi si può lavorare nello stesso tempo a più trasmissioni?
Risposta - Mentre lavoravo a “Al posto tuo”, ero impegnato anche con “Scommettiamo che?…”. Ho potuto fare le due trasmissioni assieme soltanto perché “Al posto tuo” è gestita da un’agenzia privata e non dall’ufficio scritture della Rai. In quel caso infatti non avrei potuto farlo, perché si può lavorare in più trasmissioni ma di produzioni televisive diverse.
Domanda – Come sei passato al cinema?
Risposta – Una volta che sei nell’ambiente è facile passare al cinema perché vengono fatti provini esclusivamente per le comparse. Il primo provino è stato nel duemila per il film “Facce di Picasso” di Ceccherini. Poi ho continuato e, man mano che lavoravo, notavo che all’inizio mi sceglievano per le scene di gruppo e poi per apparizioni particolari: tipo il carabiniere, il poliziotto, il prete, dove sul set c’ero solo io.
Domanda – Quali sono le partecipazioni che ricordi volentieri?
Risposta – Quella per il film dei Fichi d’India “Amici Ahrarara”, dove recitavo anche delle battute; quella per il film di Neri Parenti “Bodyguards” dove interpreto una scena fondamentale perché inseguo Cindy Crawford. Ma, quella che più di tutte mi ha dato soddisfazione, è stata la mia partecipazione allo sceneggiato, in onda su Canale 5, “Cuore” di Maurizio Zaccaro, con Anna Valle e Giulio Scarpati. Mentre giravamo una scena in cui io (il maestro) e Leo Gullotta (il direttore) consegnavamo i premi a fine anno ai bambini più buoni, sono state scattate delle foto poi utilizzate da tanti giornali: io non ne sapevo niente e sono stato avvisato dai miei amici che mi avevano notato.
Domanda – Hai fatto corsi di recitazione?
Risposta – Sì. Uno con un regista livornese, Michelangelo Ricci, con cui ho poi anche fatto teatro per un anno nella sua compagnia. È stata un’esperienza molto utile, perché mi ha aiutato a rapportarmi meglio con le persone e a tenere sotto controllo la mia timidezza. Poi un altro, di biomeccanica dell’attore, in cui si imparavano le posizioni che l’attore deve assumere in scena; era tenuto dal maestro Gennadi Bogdanov, ricercato anche da divi del calibro di Robert De Niro.
Domanda – I guadagni sono buoni?
Risposta - Sì. Dipende ovviamente dal contratto che si ha con la produzione. Nel cinema esistono i cosiddetti capogruppo che vengono contattati con il compito di procurare gente per i set cinematografici: fanno il tramite tra i “generici” e la produzione. Un metodo, invece, per noi generici, per guadagnare di più, è lavorare direttamente con la produzione, in modo da prendere anche la percentuale riservata al capogruppo.
Domanda – Cosa vorresti fare in futuro?
Risposta – Io mi sono trasferito a Roma inizialmente per fare il giornalista, che è il mio sogno sin da bambino. Sono stato catapultato poi in quest’ambiente, in cui mi trovo bene e che rappresenta un’ottima palestra per apprendere il lavoro dell’attore. Quindi, poiché ho le idee molto confuse, nel frattempo studio “Scienze politiche”. Poi si vedrà.
(Articolo pubblicato su Orizzonti n. 18, apr.-lugl. 2002)
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