| La poetica di Scialò nasce dalla profonda meditazione di un’anima che apre gli occhi alle molteplici sofferenze del mondo, e ne vive fino in fondo l’infelicità. I versi sono attraversati dall’intensità del dolore metafisico, dell’anelito all’assoluto che si scontra con la fugacità dell’esistenza, costringendo il poeta all’affannoso tormento e alla vertigine esistenziale. È un travaglio che diviene immanente, smorzato, nelle riflessioni sulle colpe della contemporaneità, in cui il poeta si misura con i mali del tempo che vive. In questi componimenti improntati al dolore sociale, emergono le aberrazioni e le cadute dell’uomo e qui il verso, di per sé essenziale, si fa ancora più asciutto e avaro di parole, per pronunciare una condanna definitiva. Quest’umanità, avvolta dalla vacuità dell’esistenza soggiogata alla frenesia degli anni attuali dove non vi è posto per il raccoglimento e la riflessione interiore, diviene ancor più misera e opaca, se confrontata con la memoria di ciò che è stato, e lascia emergere pertanto un dolore civile, accompagnato dal sentimento della nostalgia per le glorie della Storia profanate nel tempo presente. Sono questi, dunque, i moti della coscienza generati, con sensibilità accurata, dalla tensione dell’indagine poetica dell’autore, che tuttavia non cede mai il passo al patetismo e all’abbandono al pianto, ma restituisce dignità e bellezza a questi fiori recisi, eleggendoli a materia del suo canto.
Titolo: Il canto dei fiori recisi
Autore: Salvatore Scialò
Casa editrice: Aletti Editore
Prezzo: Euro 7,99
ISBN: 9788859100881
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