| “Un romanzo, una storia di vita e di tradizioni ritrovate, un diario di viaggio meticoloso ma ricco di emozioni personali, un epilogo emozionante al limite delle lacrime e della profonda commozione, nel ricordo di una delle grandi tragedie del nostro tempo.
Come briciole sparse sul mondo” è tutto questo, con un unico filo conduttore, la poesia, che lo pervade e lo rende armonioso in ogni sua espressione.
(Elena e Sonia Scurati, insegnanti, Amora di Aviatico Bergamo, agosto 2012)
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“Quando l’accaduto è davvero troppo grande perché il frammento che è la nostra esistenza, abbia gli elementi per comprenderlo, accettarlo o rifiutarlo, dargli una misura ed un significato, spesso sono i nostri “fantasmi” a precederci, arrivano a renderlo quasi irreale, ad allontanarlo dall’esistere quotidiano, a renderlo relativo ad “altro”, un qualcosa che, nel suo farci paura, rimane, così, in se stesso ignoto e sufficientemente lontano da noi.
La poesia, nella sua forma più naturale, spontanea, autentica, non ricercata, linguaggio puro con il quale la realtà vicina e conosciuta ci parla se ci fermiamo a prestarle attenzione, può prenderci per mano e condurci anche nel cuore degli accadimenti più grandi.
Raccogliendo e accogliendo la poesia che si è sprigionata da alcuni tragici istanti dell’11 Settembre, Aurora Cantini ci ha permesso di essere altrimenti “presenti”, con noi stessi, al mistero dell’esperienza di chi si è trovato troppo vicino a quell’attacco.
Il suo racconto ci conduce, noi, proprio noi, né spettatori, né protagonisti, né amori dei protagonisti, né vittime, semplici, alla loro presenza.
L’enormità che rendeva l’evento “altro”, crolla e si accascia insieme alla prima e poi alla seconda Torre. E ci troviamo lì, con la nostra singolare umanità, sensibilità, grandezza e fragilità, unicità irripetibile accanto alla singolare umanità, sensibilità, grandezza e fragilità, unicità irripetibile di tutti e di ciascuno di coloro che hanno vissuto fino in fondo l’ineluttabile, il definitivo concludersi del proprio esistere.
Aurora ha portato a nostra misura l’incomprensibile, ci ha messo in condizione di rendere onore, autentico e intriso del significato della nostra piccola vita, alla memoria di tutte le esistenze che in quell’evento venivano offese, compresa la nostra che, grazie a questo racconto, ha iniziato a capire.
(Lucia Bravo, insegnante, Albino Bergamo luglio 2012)
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