| «Ora che nulla di me è rimasto, se non polvere nel vento, vago e mi poso sopra i volti di coloro che sono sopravvissuti e hanno ripreso a vivere. Sono nel cuore dei nuovi nati, che porteranno negli occhi e nel respiro qualcosa di me».
Dalle valli bergamasche alla grande mela in un batter d’occhio. E tutto per colpa di un tipico concorso al quale pensi di non vincere mai. In questo caso, però, non era stata Luisella a vincerlo, ma Iris, la sua migliore amica.
Luisella, trentatre anni, una ragazza semplice, senza pretese, aveva perso i genitori in un incidente stradale a soli due anni e mezzo. A prendersi cura di lei, fu la nonna Irene, che era morta ormai da sette anni. Aveva imparato a convivere con se stessa e mai aveva messo piede al di fuori del suo paesino natìo.
La campagna è piena di emozioni, si sa. E questo romanzo, colmo di attimi rubati alla collina, è pieno di sentimenti forti e sinceri. Spaccati di vita contadini sono alternati alla caotica routine metropolitana.
Dall’aeroporto di Milano Malpensa partì un Boeing 747. Direzione: New York. L’adrenalina era mista a nostalgia, dopotutto ad aspettarla al rientro c’era Raffaele, il vicino di casa, amico d’infanzia. Doveva confidargli il suo amore. E dopo aver visto Ney York, Charleston, Richmond, Washington, Baltimora, Philadelphia, Cambridge, Boston e aver perso lo sguardo nell’immensità dell’Oceano Atlantico «non c’era più posto nel cuore per contenere altre emozioni». Ma le Torri Gemelle sono state per Luisella l’ultimo scenario della sua vita. Valerio, la guida del tour, accompagnando il gruppo di turisti, Luisella compresa, alle torri, spiegava: «Seppur con decine di migliaia di turisti e impiegati che ogni giorno frequentano le torri, in caso di emergenza sarebbe possibile svuotare un’intera torre con 55mila persone, turisti inclusi, in circa cinque minuti». Così non fu, purtroppo. L’impatto con l’aereo fece crollare i corridoi delle trombe delle scale e ogni via di fuga, per chi era in cima, era irraggiungibile. Illudersi, rassicurarsi, non aveva senso. Ma cosa potevano fare se non attendere? Le loro sorti erano appese a un filo. Tutti speravano nei soccorsi, negli elicotteri che circondavano la zona. Ma poco dopo la disperazione divampa e qualcuno comincia a buttarsi nel vuoto per sfuggire alle fiamme.
Aurora Cantini, insegnante e scrittrice, struttura il libro come un diario, scandito dai giorni che passano solenni e incorniciati, qua e là, da versi di poesie. L’autrice ha già pubblicato tre libri di poesie (Fiori di campo, Uno scrigno è l’amore, Nel migrar dei giorni) e il libro di narrativa Lassù dove si toccava il cielo. Insignita di premi e medaglie d’oro alla scrittura, la scrittrice bergamasca con Come briciole sparse sul mondo denuncia anche lo spopolamento dei paesi e delle poche nascite nelle campagne ma anche in montagna. Manca, secondo lei, lo spirito per apprezzare la natura incontaminata e la voglia di capirla. Lavorare nei campi e trascorrere l’inverno in montagna non è una passeggiata, ma questo servirebbe per temprare l’essere umano. Centrale, ovviamente, la tragedia dell’11 settembre che ha sconvolto gli animi di tutti. Luisella è solo una testimonianza immaginaria di quello che realmente è accaduto.
«’Ma noi siamo proprio lì, appena un passo dietro di voi. Ci siamo, ci saremo sempre, respiriamo la vostra stessa vita, soffriamo il vostro stesso cuore, perché noi siamo voi. E un giorno voi sarete con noi. È la sola unica certezza. Andate avanti e siate pronti. Ci rivedremo.’ Luisella».
Sara Stefanini (lamianotizia.com)
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