| Lontano dai mendaci clamori del mondo che fuorviano dal «vero» delle cose con effimeri bisogni, sta il poeta, nell’intimo della propria coscienza; e Salvatore Scialò porge, attraverso le profonde liriche di «Passi nel silenzio», il suo assorto interrogarsi sull’esistenza, in sincerità con se stesso.
Ad attraversare l’intera raccolta è il sentimento di sfiducia nei confronti di una realtà che ha fugato le speranze della gioventù ed alimenta amare disillusioni. Scialò è pienamente cosciente del misero “destino dell’uomo”, non vuole volgere lo sguardo altrove, ma contemplare il desolato nulla che si apre dinanzi ai suoi occhi e viverlo fino in fondo.
La voce del poeta si fa mesta e ci consegna il rassegnato meditare sulla corsa vorace del tempo, che cancella la giovinezza e porta via le favole, le fantasie, di quell’età dorata, fatta di slanci vitalistici, di luci e sussulti.
Eppure, il dolore per la triste scoperta, del “mutar dell’avvento novello”, non spegne l’urgenza d’intensità interiore, che spinge il poeta ad invocare senza sosta i desideri e le aspettative ch’erano connaturati alle albe della vita. E non soffoca il lirismo dei componimenti, che, seppur generati dalla struggente tensione tra «reale» e «ideale», sono intessuti già dalle primissime pagine di una dolce malinconia e dalla nostalgia, come dimostrano questi versi in apertura, tratti dalla poesia “Almeno”:
“O fanciullezza avara…
rinnovami la fiaba
del sorgere dell’alba”.
La poetica dell’Autore muove, infatti, dall’urgenza di allontanarsi da un mondo che sente estraneo per immergersi nel proprio universo interiore, dove poter lenire il tormento della condizione umana. Ciò che è troppo penoso nella realtà, ormai svestita dal velo dell’inganno, viene mitigato dalla rivisitazione del ricordo; le poesie riflettono proprio questa distensione nell’animo del poeta, il quale non rinuncia a riscaldarsi, almeno un po’, al calore delle illusioni di ieri, “allor che ardea il foco”.
Tuttavia, non è, la rievocazione delle chimere del passato, una vera speranza, piuttosto un modo di descrivere la consapevolezza del dolore, della mancanza, del disincanto, della falsità dei vagheggiamenti giovanili.
E questa silloge, di versi originati dall’accostamento di parole suggestive che richiamano molteplici significati simbolici, ci invita ad abbandonare la tranquilla mediocrità del quotidiano per abbracciare un vivere autentico, anche se questo significa accollarsi il rischio di guardare in faccia la nostra infelicità.
(Dalla prefazione di Caterina Aletti)
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L'AUTORE
Salvatore Scialò ha esordito con la silloge poetica «Pensieri sospesi fra il tempo e lo spazio». Successivamente ha pubblicato «Il canto dei fiori recisi» (libro, che è stato allegato alla rivista Orizzonti n. 36) e «Tormento ed estasi» (libro, che è stato allegato alla rivista Orizzonti n. 38).
«Passi nel silenzio» è la sua quarta opera edita.
ISBN: 9788859100874
Prezzo: 7,99 Euro
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