| L’attore ha da poco interpretato il personaggio rumeno-portoricano nello spettacolo teatrale “Roman e il suo Cucciolo”
Il credibile linguaggio a metà tra il rumeno ed il portoricano, inventato magistralmente da Alessandro Gassman per il suo nuovo lavoro teatrale, dà fiducia e conferma all’estro geniale del «cucciolo» di uno dei più grandi attori della scena teatrale italiana del secolo scorso: Vittorio Gassman.
Con Alessandro i sentimenti si respirano «a pelle» in questo lavoro di Reinaldo Povod, “Roman e il suo Cucciolo”, tradotto e adattato a ritmo cineteatrale da Edoardo Erba, già apprezzato autore di piece teatrali d’ampio respiro. Più che di un adattamento del testo di Reinaldo Povod si potrebbe definire una riscrittura teatrale, originale, ispirata a “Cuba and his Teddy Bear”, piece teatrale rappresentata per la prima volta a Chicago nel 1986 e scritta da Reinaldo Povod, drammaturgo statunitense, figlio di una portoricana e di un cubano di origini russe.
Il rapporto padre-figlio è il perno su cui ruota tutta l’opera. Un padre, a suo modo, erogatore d’affetto (Alessandro Gassman) - rumeno di nascita per questa riscrittura, autoritario per necessità di integrazione nel gruppo sociale di accoglienza, impegnato nello spaccio di coca, eroina e di tanto altro ancora - fa sì che il suo cucciolo (Giovanni Anzaldo) - che di nascosto scrive “prosa”, parla romano, che è colpito da crisi di identità etniche ed ha altre aspirazioni rispetto a quelle paterne - abbia quel riscatto familiare, maturato lentamente nella sua coscienza di adolescente («…io non voglio vivere nella paura…») ma debole alle lusinghe dell’eroina, grazie al suo sacrificio estremo, di Roman appunto, colpito e deluso dalle sue aspettative di padre. Risulta duro il riscattarsi in una nazione che illusoriamente ti tende la mano! L’unica via d’uscita alla disperazione dell’esistenza, costretta da una cattiva gestione politica ad abbandonare la Romania, risulta essere il colpo di pistola!
Nella scenografia di Gianluca Amodio si avverte il disagio dello «stress economico» di quartieri come il Casilino, il Prenestino, il Pigneto, Corviale. Si avverte l’abbandono a sé stessi per l’indifferenza delle amministrazioni dei vari municipi, nella proiezione videografica, sul velatino, di Marco Schiavoni: squarci di periferia, con le auto sfreccianti che sembrano topolini in corsa ed evidenziano il libertinaggio legislativo e civile dell’abbandono delle periferie romane.
La critica sociale viene sottolineata dai costumi di Helga H. Williams, dove si mette in risalto l’esigenza degli accessori griffati per essere al passo della moda, accettati o riconosciuti nel gruppo. Le musiche originali, di Pivio e Aldo De Scalzi, evidenziano i passaggi salienti emotivi del testo. Il tatoo di Alessandro-Roman sul bicipite destro è la riprova che, se sei un capo, devi assolutamente differenziarti dagli altri; è l’apparenza quella che conta! L’ottimo Manrico Gammarota dà fisicità a Geco, il compagno di cella pugliese così come il pusher Che, ex cantante di Sanremo, interpretato da Sergio Meogrossi. Meritano di essere nominati anche gli altri attori: da Matteo Taranto a Natalia Lungu, ad Andrea Paolotti, calati nell’interpretazione dei loro ruoli. Si apprezza la puntualità del disegno di luci di Marco Palmieri e l’ingresso preciso del suono a cura di Massimiliano Tettoni.
Le griffe de lion viene comunque giustamente ed immancabilmente assestata dal genio interpretativo e registico di Alessandro Gassman, applauditissimo dagli spettatori, qui a Roma, del Teatro “Quirino Vittorio Gassman”.
In questo nuovo allestimento teatrale voluto da Alessandro è l’unicità di intenti della produzione Società per Attori, del Teatro Stabile del Veneto e del Teatro Stabile d’Abruzzo, che ha portato “Roman e il suo Cucciolo” al successo di critica e di pubblico.
Il dopo terremoto d’Abruzzo vede Alessandro Gassman impegnato in un altro tema di forte impatto emotivo e di problematiche di integrazione sociale; come hai recepito lo sconquasso successivo al terremoto a L’Aquila, città che ti ha nominato direttore del suo Teatro Stabile; il tuo assestamento come l’hai vissuto?
GASSMAN - «Il dopo terremoto mi ha visto impegnato nel risanamento del Teatro Stabile d’Abruzzo, a L’Aquila, da me diretto per pochi mesi, e presieduto da Michele Trimarchi. Il crollo della cupola, che a sua volta ha trascinato con sé le strutture portanti del teatro, costituito nel 1963, è stato l’evento emotivamente più toccante per chi, come me, da poco era stato eletto. È già in fase avanzata di ricostruzione grazie a una raccolta fondi lanciata dalla Fondazione Città Italia, e Ledo Prato, il segretario generale della fondazione, ha preso a cuore la faccenda, e se ne sta occupando in prima persona. Anche i tecnici del Piccolo Teatro di Milano stanno lavorando per ricostruire, al più presto, il palcoscenico. Comunque di questo progetto ne parlai nella trasmissione “Porta a porta”.
Le problematiche di integrazione sociale che solleciti nella tua domanda riguardano sia il tema di “Roman e il suo Cucciolo”, con le questioni sociali come la tossicodipendenza, il degrado delle periferie, l’emigrazione, l’integrazione delle popolazioni rumene, tra le più popolose nel nostro territorio nazionale, sia le problematiche d’impatto sociale del dopo terremoto a L’Aquila. Per ciò che riguarda il mio “assestamento” posso dire che, dopo la mia breve esperienza come Direttore del Teatro Stabile dell’Aquila, oggi sono impegnato presso il Teatro Stabile del Veneto».
Da “La parola ai giurati” a “Roman e il suo cucciolo”, dalla pena di morte all’emarginazione sociale: Alessandro Gassman è da intendersi come il paladino che lotta, a suo modo, per la difesa dei diritti dei più deboli, degli emarginati?
GASSMAN - «Per il Comune dell’Aquila, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, realizzai uno spot per promuovere la raccolta fondi per la ricostruzione della città de L’Aquila. Il filmato, mostrava la forza distruttiva della calamità naturale che si è abbattuta su L’Aquila e sui monumenti storici: la Basilica di Collemaggio, la Chiesa delle Anime Sante, la Chiesa di S. Maria Paganica e il Palazzo del Governo ormai resi inaccessibili dal sisma. Lo spot mi vede assorto a contemplare un album di fotografie che raffigurano persone, strade e monumenti prima del terremoto e, a seguire, immagini di ricostruzione con l’intervento degli uomini della Protezione civile.
A conclusione dello spot l’invito ad avere il coraggio di ricominciare: “Ricostruiamo anche le coscienze. L’Aquila torna presto a volare.” Con “Roman e il suo Cucciolo”, la cui ultima rappresentazione è stata data al Teatro Fenaroli di Lanciano, il mio impegno sociale è stato quello di sensibilizzare le coscienze verso il problema degli emarginati. In ogni mio spettacolo c’è l’impegno verso le problematiche sociali. Sì, potrei avvalorare la tua tesi del paladino che lotta per la difesa delle minoranze!».
Alessandro Gassman scrive poesie o si dedica ad altre forme di scrittura; e a quali?
GASSMAN - «Ti confido che ogni tanto scrivo ciò che mi suggerisce il mio stato d’animo. Le vuoi chiamare poesie? Sinceramente ancora non mi sento pronto a pubblicare una silloge, ma penso che non mancherà molto tempo. Mi piace collaborare agli adattamenti dei testi teatrali da me messi in scena e spesso, così come è avvenuto con Edoardo Erba, i “chiarimenti” sono inevitabili».
Una tua riflessione su eventuali sinergie tra sillogi poetiche e testi teatrali per un’opera da rappresentare?
GASSMAN - «Spesso le sillogi poetiche ben si prestano alla realizzazione di testi teatrali così come le poesie spesso vengono musicate. Penso che le varie arti, teatro, musica, danza, poesia, arti visive, se ben rappresentate, possano creare sinergie espressive tali da coinvolgere attivamente il pubblico e renderlo partecipe».
Pensi che in Italia ci siano autori under 40 abili nella scrittura teatrale? La scuola italiana sensibilizza, secondo te, gli alunni alla scrittura creativa?
GASSMAN - «Già è difficile trovare degli abili scrittori per la narrativa under 40, figuriamoci se è possibile individuare autori teatrali al di sotto dei 40 anni! Spesso gli autori teatrali giovani sono degli emeriti sconosciuti e starebbe a noi, direttori di teatro o registi o importanti attori, avere il coraggio di rappresentarli. In Italia ci sono pochi premi per gli autori teatrali che vedono, come premio finale, la messa in scena del testo premiato, in un teatro stabile, e la congrua ricompensa al giovane autore, accompagnato da un contratto, a tempo determinato, per la nuova scrittura di almeno 7 testi teatrali. Ahimè, la scuola italiana non contempla nei suoi programmi di insegnamento “scritture creative” finalizzate alla messa in pratica di quanto, dagli allievi, scritto! Certo, sarebbe bello se la scuola italiana sostenesse i talenti scrittori, per la narrativa, il teatro, la poesia, la saggistica, il cinema, il giornalismo, e così via! Penso sia una mera utopia, purtroppo. Sto pensando che oggi dai programmi ministeriali è stata abolita la Geografia!».
La preparazione artistico formativa altamente professionale che hai ricevuto fa sì che oggi tu sia considerato un grande del teatro italiano e del cinema; aspettative, prospettive anticipazioni sui tuoi prossimi impegni nell’arte dello spettacolo?
GASSMAN - «Dopo “Roman e il suo Cucciolo” sto affrontando un nuovo testo da mettere in scena. I provini sono stati fatti, gli attori sono stati scelti ma… non posso dire di più, scusami».
Eccoci arrivati alla settima ed ultima domanda: Alessandro Gassman ed il suo rapporto con le istituzioni e la politica?
GASSMAN - «Sì, mi è stato chiesto di candidarmi ma sinceramente preferisco che il mio pubblico sia quello delle mie rappresentazioni e non quello dei miei comizi politici!»
(Articolo di Giuseppe Lorin, pubblicato su Orizzonti n. 40)
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