| Il Saggiatore pubblica a quasi 30 anni di distanza il romanzo d’esordio del newyorchese di origini italiane DeLillo, colonna portante del postmoderno americano, autore del monumentale (e fondamentale) “Underworld” apparso in Italia l’anno scorso, insieme alla ristampa di “Rumore bianco”, per Einaudi.
“Americana” è nettamente diviso in tre parti: nella prima il protagonista David Bell lavora in una rete tv di New York quando inizia la sua crisi esistenziale.
Insofferente della lotta aziendale per il potere, comincia a sentire l’attrazione degli spazi dell’ovest. Organizza un viaggio via terra su un vecchio camper, insieme a una donna da cui si sente attratto e un amico dedito all’alcol, per raggiungere un set cinematografico nel west dove dovrà girare un cortometraggio sulla riserva Navajo. Tutta la terza parte riproduce il breve vagabondaggio del camper, l’autostoppista che si unisce alla banda, la loro irruzione in una piccola comunità del midwest e il tentativo di girare una specie di filmato-verità con attori non professionisti.
La crisi di David Bell e la sua volontà di trovare la propria strada si dissolvono in questa entropia di inanità, che simboleggia il cul-de-sac in cui si trovava la coscienza americana degli anni Sessanta.
La parte centrale, dopo le faide aziendali e prima dell’avventura on the road, è una lunga serie di flashback sull’infanzia di David Bell, che sembra preannunciare alcune strutture narrative del DeLillo più maturo, in particolare l’infrastruttura “a gambero” di “Underworld”. Si tratta di pagine bellissime in cui la capacità stilistica dell’autore si sfoga al massimo livello.
Impedibile per i fans dei DeLillo.
(Franco Ricciardiello)
(Articolo apparso su Orizzonti n. 14, nov.feb 2001)
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