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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

ERICA JONG, trent’anni dopo. ( Intervista )

di Rivista Orizzonti

“Lei capì che la sua vita era il fiume che fluiva nel mare.
Lei capì che questo fiume fluiva nelle parole…”


Il prossimo novembre sarà il trentesimo anniversario di “Paura di volare”, libro epocale per tutte le donne, che fece scalpore non solo in America, ma in tutti i Paesi in cui venne tradotto. Per la prima volta si parlava senza ipocrisie delle fobie sessuali femminili, di una condizione-condizionamento, che portava le donne a vivere senza mai sperimentare coscientemente o avere il coraggio di manifestare i propri desideri, spesso in contrasto aperto con le apparenze, l’educazione, la cultura stessa di certi ceti sociali.
E dopo “Paura di volare” è stata la volta di un altro libro shock, considerato il seguito del primo: “Come salvarsi la vita”, il cui significato potrebbe essere riassunto nella considerazione dello scrittore indiano Krishnamurti, citato dalla Jong: “Usare un’altra persona come mezzo di soddisfazione e sicurezza, non è amore. L’amore non è mai sicurezza, l’amore è uno stato in cui non c’è desiderio di sicurezza, è uno stato di vulnerabilità”.
E a proposito di amore e vulnerabilità, la Jong ha dedicato la sua ultima opera letteraria a un personaggio che ha fatto dell’amore la base portante non solo della sua vita privata, ma della sua opera di poeta: la mitica Saffo, poetessa greca vissuta nel 600 avanti Cristo. Si tratta de “Il salto di Saffo” edito dalla Bompiani, la casa editrice che ha l’esclusiva per questa singolare scrittrice. Il libro è stato presentato in anteprima al Festival della letteratura di Mantova la scorsa estate, e in questi giorni a Roma.
Abbiamo incontrato Erica Jong in uno dei più suggestivi hotel della capitale, il Lord Byron. È apparsa rilassata, malgrado i numerosi impegni e il poco tempo a disposizione, sempre pronta al sorriso, disponibile e solare.
Le chiediamo subito il perché abbia voluto scrivere di questo personaggio così lontano da noi, le cui vicende si perdono nella storia e nel mito: «Il fatto è che ho sempre immaginato Saffo come una donna contemporanea, una donna che rivendicava una vita autonoma nella società in cui viveva, che non si vergognava affatto di fare scelte che potessero sembrare egoistiche o fuori dagli schemi: per esempio quella di cercare l’amore in tutte le espressioni della natura, e non solo in un compagno “per tutta la vita”. Oltre al talento poetico, così immediato essenziale ed emozionante, i suoi versi dimostrano una grande personalità, che la rende immortale e attuale».

Ha potuto leggere le opere di Saffo in lingua originale?

«Sono stata aiutata da un professore di greco, che è stato attento nel propormi i brani più adatti al mio progetto di romanzo-biografia, e a correggere i miei errori di interpretazione».

Cosa l’ha affascinata di più di questo personaggio?

«La consapevolezza di essere donna, la consapevolezza dei sentimenti più importanti per l’uomo: dell’amore come del dolore. Il coraggio di scelte estreme, fino alla morte».

È stata in Grecia?

«Naturalmente sì. È un paese affascinante. Sono stata nei luoghi dove ha vissuto Saffo, a Lesbo, a Samos, ho cercato di immergermi nelle atmosfere in cui doveva aver vissuto, e conto di tornarci presto, forse per un seguito del romanzo».

Quest’anno ricorrono i trent’anni dalla pubblicazione di un suo libro “storico”: “Paura di volare”. Cosa è cambiato da quei tempi? E in particolare, quali sono oggi le paure delle donne?

«Sempre tante, anche se nel mondo occidentale si sono livellate a quelle degli uomini, rispetto al passato. Parlo per esempio della paura del terrorismo, agli eventi che ci sovrastano, a questo disastro economico-ecologico di dimensioni planetarie che ci coinvolge tutti: paesi ricchi e paesi poveri».

Trova che le donne, rispetto alle generazioni precedenti, abbiamo acquisito una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità, una maggiore autostima?

«Certamente, questo posso sperimentarlo stando a contatto con mia figlia, che come tutti i giovani ha molte aspettative nel futuro e nel rapporto fra i sessi. Ma ahimè, non è possibile dire altrettanto degli uomini. Oggi come ieri, rifiutano di mettersi in discussione, sia in campo privato che pubblico, quindi le cose non potranno cambiare di molto: se non c’è capacità di introspezione critica, umiltà e obiettività, non potrà mai esserci un vero cambiamento. E gli uomini purtroppo dimostrano tutti i giorni di essere ancora “duri” e ostili ai cambiamenti, in privato come nella vita politica».

E negli altri Paesi, per esempio in oriente, o in Africa…

«Lì la situazione per le donne è ben peggiore: basti pensare alla libertà di scegliere di studiare che in alcuni paesi p ancora negata del tutto, alla pratica barbara della lapidazione per le adultere, o dell’infibulazione per le bambine che da adulte non dovranno mai raggiungere l’orgasmo, oltre ai rischi e alle infezioni che questa operazione comporta. Tutto ci dimostra che purtroppo i tempi sono ancora lontani dal cambiare. I grandi mutamenti avvenuti in occidente sono spesso solo apparenze.
La discriminazione sessuale, per esempio nel lavoro, è ancora presente in occidente, anche se mascherata e non così “violenta” come in altre latitudini. Negli Stati Uniti in molti ambienti c’è ancora tanto puritanesimo e differenza nei confronti delle donne, e non importa se siano bianche o di colore».

In questi giorni lei sta girando il mondo per presentare il suo ultimo libro, è felice di questa sua notorietà internazionale?

«Molto. Devo dire che dovunque trovo un’accoglienza simpatica da parte di gente di ogni genere: non credevo di essere così nota anche fra le nuove generazioni».

Negli Usa insegna anche in corsi di scrittura creativa. Crede nell’utilità di questi corsi per chi voglia diventare scrittore?

«I corsi sono senz’altro utili a tutti, e non soltanto a chi voglia diventare un vero scrittore. Non è detto che tutti lo siano. In ogni caso, si diventa attenti lettori per esempio, e non è poco. Con il talento si nasce, questo non si può insegnare. Certamente poi la tecnica si può affinare, e allora seguire un corso è utile e necessario».

Crede che uno scrittore, soprattutto al giorno d’oggi, debba necessariamente essere impegnato socialmente o politicamente?

«Non credo a quelli che si “defilano” e dicono: “Io occuparmi di politica? Mai!” Credo invece che sia in qualche modo inevitabile prendere una precisa posizione, e per un intellettuale è un dovere farlo. Gli intellettuali, e gli scrittori in particolare, hanno il compito di parlare alla gente, non necessariamente attraverso trattati sociologici, ma anche attraverso storie, romanzi, parlando però apertamente e con un linguaggio semplice e diretto dei problemi, delle cose reali, dei sentimenti e delle situazioni storiche che ci troviamo a vivere, e da cui nostro malgrado veniamo coinvolti, anche filtrate dalla fantasia, ma comunque sempre vere».

Si fida delle case editrici che pubblicano le sue opere nel mondo?

«È inevitabile. Naturalmente non posso controllare di persona, conosco un po’ di francese, e un po’ di altre lingue, ma da qui a leggere correttamente, per esempio in giapponese… debbo fidarmi, non c’è altra scelta. E comunque, sino ad ora, mi pare che sia andata bene!».

Qual è la sua giornata “tipo”?

«Mi alzo presto alla mattina, verso le quattro. Mi metto a scrivere, e in genere smetto verso le tredici. Dopo mi occupo d’altro. Passo molto tempo con mia figlia, passeggio, ascolto musica, leggo».

Passatempi nei momenti di relax?

«Mi piace collezionare libri antichi. Appena posso frequento mercatini e librerie specializzate. Poi adoro viaggiare, conoscere gente, visitare luoghi suggestivi e affascinanti. Credo che per uno scrittore il viaggio sia fondamentale: e non solo quello “interiore”»

Progetti futuri?

«Un libro, sempre dedicato alle donne».



(Articolo di Alma Daddario. Da Orizzonti n. 23)

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