Il libro più amato da chi scrive poesie,
una bussola per un cammino più consapevole.
Riceverai una copia autografata del Maestro Aletti
Con una sua riflessione.
Tutti quelli che scrivono
dovrebbero averne una copia sulla scrivania.
Un vademecum sulle buone pratiche della Scrittura.
Un successo straordinario,
tre ristampe nelle prime due settimane dall'uscita.
Il libro è stato già al terzo posto nella classifica di
Amazon
e al secondo posto nella classifica di Ibs
ROMA - Oggi 4 maggio, ore 17 e 30
presso la sede della UNAR (Unione delle Associazioni Regionali) in viale Ulisse Aldovrandi, 16 (zona di Villa Borghese)
verrà presentato e commentato il nuovo libro di Antonio Moretta: “bella fratè” (Aletti Editore)
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Note critiche del libro a cura di Giacinto Ferro
Non nego che la curiosità di sapere subito di che si trattava mi ha colto all’improvviso e mi ha fatto sorgere il desiderio di leggere di un fiato il volume “bella fratè”.
Mi sono chiesto subito cosa può aver mai scritto un impegnato adulto come Antonio sotto un titolo giovane e sbarazzino come questo? Lo conosco come uomo dal cuore allegro e dai sentimenti sempre giovani, ma i precedenti romanzi da lui scritti parlavano di vere e proprie storie di uomini e di donne immersi in un ciclo di vita molto, ma molto serio e ponderoso. Mi sono anche chiesto cosa Ho chiamato l’autore e prima di iniziare a legger il libro, ho chiesto di sapere cosa intende lui per “bella fratè”. La risposta è stata scontata: “caro Giacinto leggi il sottotitolo e cerca di immaginarne il contenuto”. Vero, verissimo, “bella fratè” è un saluto dialettale che oggi i giovani usano e scambiano normalmente tra loro per porgere il primo ed ultimo saluto durante un incontro. Tra loro è quasi una parola d’ordine per intendersi e separare con una chiave di accesso la loro classe di età ed il loro modo di “essere” rapportati con il resto del mondo. Difficilmente un figlio saluta il padre “bella fratè” ed il maestro non saluterebbe mai così il suo alunno. Di certo i ragazzi tra loro usano ormai in tutta Italia il loro “bella fratè”.
Il sottotitolo: “il cuore si alimenta anche di sogni”, significa che il loro mondo giovane e godereccio, tipico di quell’età, non basta; i giovani sanno che a questo si deve aggiungere un sentimento, un sogno ed una passione altrimenti la loro vita perde il sapore. Noi meno giovani sappiamo per esperienza che senza questi ingredienti il “vivere” rassomiglia più al “vegetare” e tutto resta un terreno arido in cui non germoglia che gramigna. Ho capito cosa vuole intendere l’autore, vuole mandare un messaggio ai lettori giovani e meno giovani attraverso novelle allegre, seriose e talvolta comiche liberando la fantasia al galoppo sfrenato e lasciando dietro la lettura una scia intellettuale fatta di sentimenti, emozioni e moralità. Desidera ricordare che il cuore non si inaridisce mai anche se l’età e le asperità della vita tendono a questo. Bisogna vivere alimentando i sogni e le passioni per stare solidamente al passo con i tempi e migliorare la qualità della vita.
Il libro praticamente è un terreno di comune incontro che può dare il via ad una serie di confronti alla pari tra giovani e meno giovani, comunque sempre divertendosi.
In un soffio ho divorato le pagine delle cinque novelle raccontate e mi sono divertito non poco nel constatare che la premessa è stata abbondantemente centrata. Il contrasto tra il sud ed il nord sembra non esistere alla luce dei viaggi di incontro visti in chiave ironica tra la “Terronia” e la “Polentonia/ Padania”. La lotta classica tra l’amor giovane e la voglia di essere e sembrare anziano, lascia sconfitto sul terreno il superficiale e lo sprovveduto per premiare chi ha la capacità di esprimere il sentimento e la passione.