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Breve intervista a Federico Bordin - curata da Ivan Rizzotto - alla presentazione del romanzo “La camera dei dodici” del 22Aprile ’12, alla Mostra del Libro di Piombino Dese
Le motivazioni che spingono a conseguire una qualsiasi opera dell’intelletto non sono mai chiaramente esplicabili. Nel mio caso ho voluto immaginare un mondo discostato dalla realtà forse perché in questo parallelo le relazioni umane sono più accettabili e poco importa quanto la fantasia allontani il dovere di reagire all’apatia sociale che imperversa nella vita comune. Il frutto di tale impegno si è poi concretizzato nella realizzazione del mio primo romanzo, “La camera dei dodici”, custode di un insieme di chiavi di lettura e tematiche molto più oggettive che non trascendenti alla sola fantascienza. Il lettore è così coinvolto nelle vicende della narrazione, ma è anche responsabile a rendersi partecipe di un mondo migliore in cui possa convivere serenamente ogni persona.
Federico Bordin
Intro - Perché e come hai scelto la tipologia fantasy per il romanzo?
La fantascienza è una dimensione che più mi appartiene rispetto ad altre tipologie di romanzo. Consente una minor ricerca, vincolo, attinenza a fatti realmente accaduti (es: romanzo storico) e quindi poco "plasmabili” ai fini della visione personale che s’intende narrare. La camera dei dodici è volutamente omissiva nei riferimenti geografici o a particolari riconducibili ad una determinata realtà, allo scopo di non soffermare troppo l'attenzione del lettore nel superfluo, rendendo così il racconto più scorrevole. Una ragione più "mistica" è quella di rendere possibile l'evento narrato in ogni luogo della terra e soprattutto dell'animo umano.
Famiglia - La comunità, tutta insieme, è una protagonista del racconto. Che importanza hanno per te la comunità, la famiglia, il gruppo, gli amici?
Nel romanzo è evidente il valore della famiglia come filo conduttore tra gli episodi. Mentre mutano le condizioni del gruppo, le amicizie, gli amori, il tema della famiglia rimane un caposaldo. Questo è un elemento che s’inserisce come un perno irremovibile rispetto tutte le situazioni surreali che accadono, in trasposizione anche alla vita quotidiana. L'importanza di un legame che sia riconosciuto come linguaggio universale in contrapposizione ad ogni evoluzionismo, è forse l'aspetto imprevedibilmente più moderno e destabilizzante per una concezione fantasy.
Poesia - Che importanza hanno la poesia e la dimensione poetica nella vita di ognuno di noi? Nella tua in particolar modo?
La dimensione poetica ha una sola ragione di esistenza in chi può reagire agli eventi che la scatenano. E' il terzo "linguaggio" presente nel romanzo assieme alla famiglia e all'amore. Contribuisce a creare una commistione tra l'introspettivo e l'irreale, quindi funge da collante tra i due mondi; quello umano (sensoriale) ed extraterrestre.
Amore - L'amore tra due persone, l'amore per la vita, l'amore paterno e materno... l'amore in questo libro è un filo che unisce le relazioni più intime fino a intrecciarsi con la storia e la sopravvivenza dell'universo intero. Che cos'è per te l'amore in questo romanzo?
L'amore è l'essenza principale dei tre episodi; La Genesi intesa anche come nascita di un amore (tra Sara e Marty), I narratori dell'oblio come ripudio di tutti coloro che intendono l'amore nella sua forma primitiva di condivisione al prossimo, Il Codice AL come il vero significato (nascosto, a tratti misterioso) che racchiude l'amore. La camera dei dodici non è una storia tra innamorati di due specie (umana ed extraterrestre), bensì un'analisi profonda sugli aspetti legati al bene e al male prodotti dall'amore e condivisi nelle diverse interazioni dei protagonisti.
Fiducia - A un certo punto nel romanzo sembra difficile potersi fidare di qualcuno: il tema della fiducia e delle persone che possono nascondere altro è un tema forte. Che cos'è per te e quanto conta la fiducia? E perché hai scelto questo tipo d’inquietudine per il libro?
Ritengo la fiducia, un conto che si trae alla fine. Questo tema è particolarmente importante, ma a differenza dei valori fin qui emersi (famiglia, poesia, amore) è quello maggiormente corruttibile da influenze esterne come evidenziato nel racconto. Ho scelto questo tipo di "inquietudine" per rendere verosimile nel libro, un contesto attualmente presente nella società odierna.
Religione e scienza - I nomi delle persone non sono scelti a caso...come li hai scelti e perché?
Spesso si genera una conflittualità in ambiti culturali differenti nel convenire univocamente a domande alle quali l'uomo non ha risposta. La mia provocazione letteraria è volta a dare un senso ultraterreno all'esistenza includendo forme di vita e tecnologie ancora sconosciute. Grazie al "pretesto" della fantascienza, ho sceneggiato l'ipotesi che alla storia biblica siano intervenute influenze aliene. Per rendere possibile tale analogia, ho ricalcato nomi e ruoli dell'Antico Testamento nei personaggi principali dello scritto. Una storia nella storia...
Ambientazione - L'ambientazione nella natura, le scampagnate, la festa di paese, le tende le moto... quanto della tua vita c'è in questo romanzo?
Molto. Il romanzo è la descrizione "fuori e dentro" di me. Lo ritengo un
viaggio al pari di quelli che ho intrapreso fin ora. La natura poi è l'alcova di tutti i mei sogni.
Dinamiche - I personaggi hanno una rotondità in questo libro. Si trovano a fare scelte di fronte ad avvenimenti straordinari e infinitamente più grandi di loro. Per dar loro vita guardi alle tue esperienze? Alla tua vita? Come sondi l'animo umano per poterlo riportare poi sulla pagina?
Ci sono scelte nella vita che impongono rimedi artefatti e non soluzioni definitive. Questo perché non solo nella fantascienza esistono avvenimenti straordinari, anzi, la nostra coscienza è l'esperienza più imperscrutabile del futuro. Così l’impronta dei personaggi risente del peso di scelte a volte impraticabili e questo rende il concetto di umano, il senso definitivo per la conservazione della specie nonostante una fallibilità intrinseca.
Analogie - Sei consapevole che il libro ha i tratti del film? Spesso la storia si muove per immagini e con il ritmo delle storie moderne. L'occhio del lettore sembra una telecamera che mette a fuoco certi particolari nascondendone però volutamente altri. A volte il lettore invece si trova proiettato in paesaggi ampi e belli... Quanto ha influito il tuo interesse per la cinematografia?
Il libro è stato immaginato e scritto come una sceneggiatura cinematografica. Mi considero in maggior modo un regista della storia piuttosto che lo scrittore e questo perché ho lasciato libero il desiderio d’immedesimazione anziché imporre uno standard nei personaggi. Il risultato, a mio avviso, rende partecipe il lettore come se egli stesso operasse un montaggio video mentale e lo colloca nell’interesse degli avvenimenti in maniera diretta, non filtrata. Il romanzo de “La camera dei dodici” può essere letto, smontato e analizzato in ogni allegoria e infine interpretato dai migliori attori della nostra mente.