| C’è una manciata di righe nel romanzo “Gocce di rugiada d’amore rubate al tempo” (Aletti Editore) di Rolando Perri, precisamente nel terzo capitolo, da stampare in formato A3 e appendere nelle aule scolastiche. Un paio di paginette che, a chi legge, lasciano la sensazione di un piccolo saggio sull’educazione sentimentale. “Un lontano miraggio per la società di tutti i tempi” scrive l’autore.
È un compito scarsamente assolto, spiega, in sintesi, Perri, quello di educare i giovani a vivere sessualità e sentimenti senza choc. Chi dovrebbe occuparsene in famiglia e a scuola, non va a fondo. E allora ci si accontenta, scrive ancora, di accennare l’argomento, “di confonderlo”, “di manipolarlo”, “di deformarlo”.
“Gocce di rugiada…” è un romanzo di formazione sentimentale ed è soprattutto un romanzo d’amore.
È la storia di due ragazzi, Carola e Valerio, nell’Italia della guerra e post bellica, tra gli anni 40 e 50. Due esistenze osteggiate, appassionate, tormentate, fatte di scelte coraggiose.
La storia, quella con la esse maiuscola, scorre sullo sfondo, perché le vicende si sviluppano in una non meglio precisata periferia italiana, descritta con gusto manzoniano, tra sfumature e particolari simbolici. C’è la Toscana, c’è il paesaggio calabrese con le sue contraddizioni.
Alimons è il luogo in cui sorge il palazzotto austero e greve della famiglia di Carola. Una creatura a tratti eroica che diventerà pediatra e tornerà in quella geografia ottusa soltanto quando sarà ora di riannodare i fili che gli altri hanno spezzato. È Valerio a complicare le cose. Un bastian contrario, in continua analisi e studio di fatti e persone, affascinante e filosofico – “l’arte socratica della maieutica non gli era del tutto estranea” – che a un certo punto diventa prete. E il gioco dei destini incrociati prende una piega drammatica fino a risolversi in un colpo di scena che svela il senso della vita e del suo naturale rinnovarsi. È un religioso particolare, un rivoluzionario, che ai funerali degli operai lascia che sventolino le bandiere rosse, quello descritto. Un anticipatore, in senso cronologico, di don Lorenzo Milani. La Barbiana di Valerio è Montefiorito, dove il giovane prete viene esiliato dalle autorità ecclesiastiche che gli sono ostili.
Perri, preside calabrese di lungo corso, dirigente scolastico dell’istituto commerciale e per geometri “Falcone” di Acri, ha scoperto la dimensione del romanzo con questa prima opera, alla quale ha dato un titolo che sembra il verso di una poesia.
A pubblicare “Gocce di rugiada d’amore rubate al tempo” (138 pagine, 14 euro) è la Aletti con sede a Guidonia, editrice della rivista di cultura e letteratura “Orizzonti” e promoter di inediti, sia in formato cartaceo (i suoi titoli sono distribuiti dal Gruppo Mursia) sia e-book (per il formato elettronico il prezzo di copertina è ridotto).
Nelle pagine di Valeria e Carola adolescenti, l’autore traccia il disegno della scuola ideale. Quella frequentata dai due ragazzi nell’annus horribilis ’39-40 è descritta con la forza dell’esperienza personale. Perri ricorda e descrive tratti del collegio di cui realmente è stato allievo, il liceo di San Demetrio Corone, istituzione gloriosa della provincia consentina dove si sono formati protagonisti dei moti risorgimenti, poeti e professionisti vari. Una scuola immersa in un’atmosfera bucolica, che il viaggiatore scrittore di inizio Novecento Norman Douglas, nel suo “Old Calabria”, accosta ai “venerabili edifici di Oxford”.
Carola e Valerio lasceranno presto le aule della scuola, per fare i conti con quelle della vita. Alla fine padroneggeranno la grammatica e la sintassi dei sentimenti, ma il percorso è duro. Valeria ha tante analogie, caratteriali e biografiche, con don Lorenzo Milani. Una figura di costante riferimento per il preside scrittore. Sul sacerdote che creò la scuola dei poveri e rivoluzionò la pedagogia, infatti, ha pubblicato sinora due saggi. Uno, uscito nel 2009, è un libro-ricerca sulle presenze femminili nella vita del religioso, tra “misoginia e femminismo ante litteram”.
Presenza femminile significativa per don Milani è la sua balia. Ogni bimbo ricco e alto borghese ne aveva una. Come si chiamava quella reale di Lorenzo? Carola. Proprio come l’eroina che stilla gocce di rugiada d’amore nel romanzo di Rolando Perri.
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