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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Quattro chiacchiere con NADA - «Un libro in arrivo? Ś, aspettando due anni…»

di Rivista Orizzonti

Domanda - La prima domanda non è musicale. Quando uscirà un tuo nuovo libro? “Le mie madri” era stata un’esperienza molto intensa. Stai scrivendo? Hai intenzione di farlo?

Nada - Sto scrivendo. Non so quando finirò, ma penso nel giro di un paio d’anni di pubblicare un altro libro.

Domanda - Poesie o altro?

Nada - No. È una storia, una lunga storia. Ora dire romanzo mi sembra un po’ presuntuoso.

Domanda - Musica, invece? Ormai ci hai abituato a un’uscita all’anno…

Nada - (ride, ndr) Gli ultimi anni sono stati in effetti molto prolifici. Adesso me la sto prendendo comoda, dedicando tempo al libro. Ho bisogno di un po’ per ricaricarmi. Infatti non sto scrivendo musica in questo periodo e ricomincerò tra un paio di mesi. In questo periodo, sto scrivendo soprattutto il libro che mi serve anche per svuotarmi e fare altre esperienze, perché io sono una che ha tempi abbastanza lunghi, anche se non si direbbe da questi ultimi anni in cui ho fatto uscire molti dischi. Il mio lavoro è molto costante. Ho bisogno di tempo.

Domanda - Il libro in lavorazione ha già un titolo?

Nada - Sì, ha già un titolo che però non te lo dico (ride, ndr).

Domanda - Negli spettacoli che porti in giro adesso che repertorio proponi? Solo l’ultimo disco o anche cose più antiche?

Nada - Faccio soprattutto le mie ultime canzoni da "Dove sei sei" in poi e poi ci sono sempre quelle tre o quattro canzoni intramontabili, i miei tre o quattro successi, i classici. Ma il concerto è incentrato soprattutto su questa ultima mia produzione che ormai sono anni che faccio.

Domanda - Non fai reading di poesie durante i concerti? Non mescoli i due momenti?

Nada - Come no! Quest’anno no, in questo concerto non c’è. Ma di solito ho sempre fatto reading, letture. All’aperto in genere no, ma quando faccio concerti in teatri, in club, in posti più piccoli sì. All’aperto è più difficile trovare l’atmosfera per raccontare, leggere. D’estate si fa più musica. Anche se poi le mie canzoni hanno una struttura, hanno dei testi che sono molto teatrali, anche da seguire. Come una storia. Sembra un po’ tutta una storia, quello che racconto.

Domanda - Sì. Assolutamente sembra un’unica grande storia che si dipana in capitoli successivi. È l’impressione che danno i tuoi dischi, anche l’ultimo. Che poi è la tua storia. Tu sei una che scrive in prima persona, in fin dei conti.

Nada - Viene così naturale. In prima persona? Sicuramente parte tutto da cose mie, poi scrivendo un po’ di fantasia, un po’ quello che uno vorrebbe le allarga. Ma sono sempre cose che io condivido.

Domanda - E che diventano universali tramite la scrittura.

Nada - Beh, lo spero (ride, ndr).

Domanda - Tra le tue attività c’era anche uno spettacolo sul tango: "Gettin' through the mood of Tango" con arrangiamenti e musiche originali di Jorge Bosso. Lo tieni ancora in vita?

Nada - Mah, l’ho fatto due anni fa. Devo dire che è stata una bella esperienza,. Con questi musicisti particolari, con una formazione latina, ovviamente, ma quasi classica. Lo spettacolo era fatto tutto in spagnolo. Era un progetto un po’ ambizioso e non ha trovato molti spazi. Poi non era un “mio” progetto: io interpretavo il progetto di questo musicista. Sono comunque spettacoli che non hanno tempo, non hanno moda, quindi se un giorno dovesse capitare di rifarlo…

Domanda - Di questo non è rimasta traccia su disco?

Nada - No

Domanda - Tu sei una figura di riferimento per molti in Italia oramai. Cosa si prova?

Nada - Non lo so, fa piacere. Però è così: io sono molto istintiva, faccio le cose in cui credo; ci credo veramente. Le persone che incontro mi dicono che è una cosa giusta - mentre quando ero piccola mi dicevano che ero testarda, caparbia. Quindi, nel tempo, questo aspetto del mio carattere è diventato anche una qualità. In questi tempi, in questo periodo, dove non c’è coerenza, dove nessuno lotta per qualcosa in cui crede o per qualcosa in cui non ci siano di mezzo altri tipi di interesse, forse questo può diventare un pregio e quindi un punto di riferimento. Ben venga.

Domanda - Certo.

Nada - È del tutto una cosa caratteriale, naturale, non c’è niente di studiato.

Domanda - Tu hai iniziato a scrivere tardi, soprattutto le canzoni…

Nada - Ho iniziato negli anni 80. Ormai è già un po’ di tempo.

Domanda - Ma la musica successivamente…

Nada - Sì, prima ho iniziato con i testi. Il primo disco in cui ho fatto anche le musiche è stato "Anime nere" del ’92, dove facevo le musiche a metà con Venturi che era l’altro autore. Il disco proprio tutto mio è "Dove sei sei" del 1999. È lì che ho iniziato totalmente. Però anche in passato, pur non firmando, partecipavo alla composizione e alla fine molti pezzi risentono dei miei interventi. Intervenivo molto. Alla fine, piano piano ho cominciato a comporre da sola (ridiamo, ndr).

Domanda - Tu suoni qualche strumento?

Nada - Sì, suono la chitarra.

Domanda - Anche in concerto?

Nada - No, suono solo in qualche disco, e quando sono da sola e mi lascio andare, o quando scrivo canzoni. Col gruppo faccio un po’ fatica. Comunque non sono una grande chitarrista, la suono per quello che mi serve.

Domanda - Il giro musicale al femminile nel cantautorato italiano è poverissimo. C’è qualche nuovo fermento: prima la Consoli e la Donà, poi la Giua e la Laquidara. Secondo te come mai sono così poche le donne che scrivono, che scrivono rock, tra l’altro?

Nada - Mah, perché penso ci sia poco interesse. Dà un po’ fastidio che una donna scriva in un certo modo, le si dà sempre poca credibilità. Deve faticare molto di più rispetto ad un uomo e questo dipende proprio da come è strutturata la nostra società; non vorrei fare un discorso femminista, ma insomma un po’ è così. E quindi la donna è bella, è quella che deve far sognare e basta. Far sognare è una cosa bella, ma insomma, si può anche dire delle cose. E questo fa in modo che di modelli femminili non ce ne siano e che quindi siano poche le giovani donne che si possono riferire a qualche modello. Ne escono poche. E poche hanno quella fortuna, magari raggiunta con fatica, di trovare spazio nella scena musicale.

Domanda - Adesso per fortuna c’è anche Nada tra i modelli per le giovani autrici (ridiamo, ndr).

Nada - Per fortuna! Magari. Se potessi dare un contributo ne sarei veramente contenta. Non per un fatto personale, ma proprio per la musica, per le cose giuste.

Domanda - Ultima domanda: la musica che senti e che ti piace.

Nada - Guarda, in generale, io la musica buona la ascolto tutta. Salto da un genere all’altro. Ascolto tutto, anche jazz, per esempio, però la musica mia preferita è proprio il rock anni 70.

Domanda - Quello storico …

Nada - Sì, quello storico. E magari i nuovi, ma che comunque si rifanno sempre là: che so… Pj Harvey, per esempio.

Domanda - Che è poi la musica che tu fai, dividendo per grosse categorie.

Nada - Penso di sì, ma non per copiare o imitare nessuno. Ma perché magari c’è un comune sentire, una radice, un modo di esprimere le cose.




(Articolo di Giorgio Maimone in collaborazione con www.bielle.org, pubblicato su Orizzonti 32, nov. Feb. 2008)

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