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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Aleksandr Sokurov e l’elegia che scava il cielo – Opere che curano l'animo e ci fanno intravedere nell’arte la salvezza del Mondo.

di Rivista Orizzonti

Poche immagini in bianco e nero e una voce che sembra essere essa stessa ambiente e ci guida in un metaforico viaggio dentro e fuori di noi dove interno ed esterno si intonano come in una magia e sembrano coincidere perfettamente. Una finestra che scava il cielo dove il presente è già nostalgia della memoria e dove la vita sembra non avere né nascita né morte, che lentamente si trasforma in una poesia densa di significato ma soprattutto densa di «Pietàs» - spesso assente in alcuni prodotti della ricerca contemporanea. Un cinema che ridona all’immagine il suo valore espresso depurato di ogni sovrastruttura e «pieno di senso».
Questa è «Elegia di un viaggio», una delle perle di bellezza dell’Arte cinematografica di Aleksandr Sokurov - regista russo che ama definirsi «cineasta della semplicità» e al quale il XXI Film Festival di Torino ha dedicato una retrospettiva ed Enrico Grezzi ha riservato uno spazio nel programma«Fuori Orario».
«Elegia di un viaggio» ha portato l’icona della cultura russa all’interno dello spazio della Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi in una edizione, quella dell’estate 2007, che ha rappresentato un programma particolarmente ricco di eventi dove si sono intrecciati i nomi più rappresentativi della cultura mondiale.
Sokurov è il cantore della bellezza e della nostalgia, realizza meditazioni visive e trasforma le immagini pensanti n Elegie - forma cinematografica che sembra prediligere e che ha già sperimentato molte volte.
Con «Elegia del viaggio» che può essere parafrasato «Il viaggio nell’elegia», ci offre diciotto minuti durante i quali il tempo sembra dilatarsi e ci indirizza altrove, a percepire l’Universo in una dimensione dove accade di tutto, pur facendosi rimanere immobili e incollati sulla sedia. Osserviamo un Mondo che si dischiude lentamente, che cambia scenario, paesaggio e offre la possibilità di pensare al futuro, guardandolo dall’alto come se fosse già dipinto nella storia dell’arte.
Due tele si aprono davanti agli occhi; una di Pieter Bruegel il Vecchio, l’altra di Pieter Jansz Saenredam e lo spazio sembra allargarsi mentre ci si trova a camminare all’interno dei dipinti e «da un albero di frutti minacciato dalle correnti fredde» ci si trova lentamente all’interno di una Casa-Museo in Olanda, e dalle nevi e dai prati della Russia si passa alle strade veloci della Germania.
C’è un’ombra tratteggiata fra le tele, «sembra attratta da qualcosa che non capisce» ma è essa stessa creazione. Accade un meraviglioso fenomeno che come un calco fa aderire lo spazio alle idee, crea il suo ambiente, gli dà forma, lo plasma in un gioco di luci e di ombre all’interno di quelle stanze situate nei piani sotterranei dove di solito è molto difficile addentrarsi perché viene prediletta la comodità dei piani terreni, ma qui appare naturale e facile perché Sokurov conduce con grande dolcezza facendo provare a tutti la meravigliosa sensazione di sentirsi liberi di viaggiare anche senza mezzi, solo con gli strumenti della poesia.
Egli stesso infatti afferma che la vera libertà è quella dell’uomo Russo e non quella dell’uomo Francese o Inglese o Italiano, forse troppo occidentalizzati, forse troppo abituati ai piani terreni.
E forse è proprio questa la sua grande libertà: abitare le stanze del regno infinito del possibile senza timori o paure, abitare un Mondo con un cielo sconfinato e trovare la gioia anche nella malinconia, abbracciare ed accogliere l’anima con una carezza.
Se, come dice Jung, l’inconscio si esprime per immagini e l’uomo troppo spesso ha smarrito questo contatto e ne soffre, ecco che l’opera di Sokurov diventa anche curativa e ci fa intravedere nell’arte la salvezza del Mondo.
Mi risuona dentro una frase: «Ho appena scoperto ciò che ho sempre cercato: l’armonia!» Poche parole che Franz Joseph Haydn disse dopo aver ascoltato per la prima volta Mozart e che sembrano calzare perfettamente anche l’opera di Sokurov.
Non a caso il cineasta russo ha girato anche un lungometraggio sul «Requiem di Mozart»; un pezzo inserito nella raccolta «Dalla Russia con amore» dedicata al regista da Antonio Ballista.
Se esiste un modo per penetrare nelle parti più sommerse dell’Essere senza che l’altro se ne accorga, Sokurov l’ha trovato. Con delicatezza ma con decisione arriva là dove la parola e l’immagine si fondono e plasmano i sentimenti fino a renderli simili alle incisioni di un artista.
Viene voglia di vedere i suoi occhi, di scoprire il segreto di questa armonia. Lui parla di letteratura, afferma che tutto ciò che ha appreso lo deve ad essa e non al cinema; dice che la letteratura è la via regia per intraprendere il cammino di un guerriero della poesia. La creatività di Sokurov è una meravigliosa alchimia fra l’osservanza delle regole formali imposte dalla disciplina unita al rispetto della tradizione - un bellissimo concetto da assimilare e fare proprio - e la capacità di distruggere con le armi della poesia o dell’arte il pensiero massificato, fautore, come ci ravvisa lo stesso Sokurov, della elezione di Capi di Stato spesso anche non troppo gradevoli. Un distruggere ed un creare in continua evoluzione, una alchimia che smuova le menti e che per questo richiede una precisione ed una puntualità che soltanto nei Grandi si verifica fino in fondo senza distruggere ciò che c’è di positivo; un processo che il cineasta russo con grande semplicità afferma avvenire inconsapevolmente ancora con le sole armi della poesia. In sostanza un’anima da far invidia a tutti i diavoli dell’inferno, come ho letto da qualche parte.
La letteratura certo, come afferma lui, ma c’è dell’altro. È qualcosa che si svela quando Sokurov con gli occhi di un bambino curioso osserva le opere d’arte - le tocca quasi a volerne assorbire la parte spirituale della materia, quasi ad estrarne il senso - e di nuovo accade qualcosa di magico: si sta innamorando.
Come un ragazzo al suo primo amore, si sta innamorando di una nuova opera d’arte e chissà che non pensi già alla sua prossima Elegia. Intatto attendiamo il nuovo film, nelle sale tra i mesi di ottobre-novembre 2007, consapevoli che ancora una volta Sokurov saprà regalarci una perla, accompagnandoci nei mesi invernali con quell’armonia interiore di cui tanto necessita la società attuale.

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