| Curatrice della Collana “Gli Emersi”, cui peraltro appartiene il presente volume, Valentina Meola ci pone in primo luogo dinanzi alla fragilità della condizione umana, ché, in effetti, siamo “Scatole di sabbia” nell’immensità e nella potenza degli elementi, nello svolgersi naturale degli assurdi eventi, nell’enigma dell’incommensurabile misterioso universo fisico, dove persino i sogni, che spesso ci appaiono talmente veri da poterli toccare, si rivelano friabili come la sabbia, grani di polvere al cospetto di forze immani, che deviano e distruggono. E al cospetto di tali forze stanno, eretti e consapevoli della propria fralezza, effimeri piccoli eroi, come «terrecotte esplose», come «fossili irraggiunti», vinti, in un paesaggio funereo, notturno. E tuttavia, mediante allegorie di sanguinose torture, il piccolo guerriero conquista la libertà (ma il deserto di fuoco e di spade l’ha traversato egualmente, un deserto dell’anima che è sbocciato, più tardi, nel logos e nell’amore), e quanto gli è costato il liberarsi della zavorra e dei vincoli! Adesso può guardare, prudentemente, dal pertugio della sua «finestra» l’incanto vedutistico delle albe, dei tramonti e dei temporali, ad esaltare la guerra come lotta incessante, costi quel che costi, anche lacrime di sangue, purché consenta di Vivere! (O dovrei dire l’Essere?) Solo così nasce la trasparente, iridescente parola, solo così l’amore (con le inevitabili conseguenze), solo così, nell’unione «Come stelle/ ruotiamo / gravitiamo/ illuminandoci». Il tutto all’alba del mondo, in trasparenze limpide, spumeggianti come acque torrentizie, ma lineari nel flusso, mai discordanti o eccedenti, sempre a disegnare il verso, a distillarlo con sobri strumenti alchemici.
(Recensione a cura di Duccia Camiciotti)
“Scatole di sabbia” (Aletti Editore) di Valentina Meola.
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