| Nei miei anni trascorsi in Veneto ho vissuto quella terra anche attraverso la vita creata dalle pagine di Mario Rigoni Stern. E attraverso il miracolo che compie la letteratura, le creature dei libri dello scrittore di Asiago divennero per me interpreti d’un mondo vastissimo, d’una esistenza che spezzava i limiti del tempo.
Ho conosciuto lo scrittore nella primavera del 1994 ad Asiago, durante un incontro scolastico. Da allora il contatto con lui (proseguito tramite i suoi libri e alcuni scambi di corrispondenza) non si è mai interrotto.
MarioRigoni Stern nasce nel 1921, nella terra vicentina dell’Altipiano dei Sette Comuni. Durante la seconda guerra mondiale vive la disperata ritirata dal fronte russo, e trascorre poi venti mesi nei lager tedeschi, per il suo rifiuto, dopo l’8 settembre 1943, di aderire alla Repubblica di Salò. Pubblica il suo primo libro, “Il sergente nella neve. Ricordi della ritirata di Russia”, nel 1953, nella collana einaudiana “I gettoni”, curata da Elio Vittorini, vincendo il “Premio Viareggio opera prima”. “Il sergente della neve” è considerato uno dei libri più importanti del dopoguerra. Ad esso seguirono, tra gli altri, “Il bosco degli urogalli” (1962), “Quota Albania” (1971), “Storia di Tönle (1978, Premio Campiello), “Uomini, boschi e api” (1980), “Amore di confine” (1986), Arboreo salvatico (1991), “Aspettando l’alba” (1994), “Le stagioni di Giacomo” (1995), “Sentieri sotto la neve”(1998), “L’ultima partita a carte” (2002). Nel 1999 il film “Ritratti”- Mario Rigoni Stern, con la regia di C. Mazzacurati e condotto da M. Paolini - viene presentato al Festival del Cinema di Venezia. La recente opera teatrale “Il sergente”, tratta da “Il sergente nella neve” e interpretata da Marco Paolini, è stata rappresentata negli scorsi mesi in molti teatri italiani. Tuttavia forse il maggior riconoscimento giunge nel 2003, con la pubblicazione della sua opera completa nei Meridiani Mondadori.
I libri di Mario Rigoni Stern parlano, con una scrittura misurata e contemplativa, di guerra e di natura, di solidarietà umana e d’un mondo che scompare. «Come Primo Levi e Nuto Revelli - egli scrive - sono un narratore, racconto storie che ho sentito e vissuto».
Alle vicende di guerra, alla montagna e al suo bosco egli tornerà più volte nelle sue opere. Rivolgendosi ai ragazzi della città, nell’introduzione a una edizione per le scuole del volume di racconti “Il bosco degli urogalli”, scrive: «… vorrei farvi respirare l’aria del bosco, farvi sentire la bellezza gioiosa dell’alba, la malinconia dell’autunno, la dolcezza della prima neve, l’intimità del fuoco dentro la casa e la saggezza del lavoro antico degli uomini». E in un lungo articolo di Franco Marcoaldi, apparso la scorsa estate sul quotidiano “La Repubblica”, lo scrittore parla così del suo bosco: «Le luci filtrano dall’alto in questa cattedrale del creato, dove i fruscii, i suoni e gli odori sono mezzi per far diventare preghiera le tue sensazioni». Infine, nelle ultime righe della breve autobiografia “Storia di una vita”, presentata in occasione del Premio Chiara alla carriera, a lui assegnato a Varese nel 2003, di se stesso dice: «Vivo ad Asiago, mio paese natale e terra degli avi, amo camminare per le mie montagne, sciare, coltivare l’orto; scrivo quando ho qualcosa da dire. Sono sposato ad Anna, mia compagna di scuola, ho tre figli e quattro nipoti».
Domanda – Nel risvolto di copertina del suo primo libro “Il sergente della neve”, Elio Vittorini così esordiva: «Mario Rigoni non è scrittore di vocazione». Ha influito in qualche modo sulla sua vocazione di scrittore questo giudizio avventato?
MARIO RIGONI STERN – Non, non ha cambiato niente; ho continuato la mia vita come sempre: lavoro, passeggiate, leggere… scrivere.
Domanda – La sua prosa mi richiama alla mente l’epoca d’oro della letteratura russa, le pagine di Turgenev o di Gogol’ del “Taràs Bùl’ba”, per esempio. Sente anche lei questa affinità di scrittura? Ha mai avuto rapporti con rappresentanti del mondo letterario russo?
MARIO RIGONI STERN – La letteratura russa mi ha accompagnato nella mia adolescenza e sta accompagnandomi nella vecchiaia ripensando a quelle prime letture (e anche rileggendo). In Russia, a Mosca, mi ero incontrato con il mio traduttore e poi con un amico russo (ora deceduto) che voleva far ripartire il mondo dal neoumanesimo (era uno storico).
Domanda - In molti suoi libri la sua scrittura attinge a ricordi d’un passato remoto. Teme quel processo di selezione e contraffazione che spesso la memorie compie?
MARIO RIGONI STERN – Non sono uno storico ma ho tanti ricordi come se avessi trecento anni. Leggo e amo la storia e anche i paesaggi e la gente nel trascorrere del tempo. Cerco di capire e trascrivere secondo “detta dentro”[E io a lui: I’ mi son un che, quando/ Amor mi spire, noto, e a quel modo/ Ch’e’ ditta dentro vo significando”, Dante, Purgatorio, XXIV, 52-54, ndr]
Domanda – Quali sono state le sue impressioni relative alla recente visione teatrale del romanzo “Il sergente nella neve”? Mi può parlare di quest’opera teatrale?
MARIO RIGONI STERN – L’ho vista con una partecipazione e mi hanno colpito l’attenzione e l’impressione che hanno avuto i molti giovani presenti (studenti milanesi). Paolini è davvero molto bravo nello scuotere le coscienze. Dal mio punto di vista l’avrei preferito più sommesso. Ma il teatro è teatro!
Domanda – Lei è stato testimone della tragedia della Seconda guerra mondiale e della speranza d’una rinascita, la speranza d’una nuova umanità. Negli anni del disastro berlusconiano, come si prefigura una possibilità di rinascita per l’Italia?
MARIO RIGONI STERN – Semplice: liberarsi di Berlusconi, con il voto, democraticamente.
Domanda – Nei suoi libri “Il bosco degli urogalli”, “Uomini, boschi e api”, “Il libro degli animali”, “Arboreo salvatico” la natura, l’armonia naturale, è la principale protagonista. Quali sono secondo lei i pericoli maggiori che mettono a rischio tale armonia?
MARIO RIGONI STERN – Meglio di tutti lo dice Leopardi (Zibaldone, 18/20 agosto 1820). Cito a memoria: “…l’uomo senza natura non può vivere, come non è possibile che un albero tagliato alle radici fiorisca e fruttifichi… nelle passate età mai abbiamo avuto esempio dei progressi e di un incivilimento e snaturamento senza limiti…”
Domanda – Durante un incontro, molti anni fa, tra lei e una scolaresca ad Asiago, un’alunna, dopo la lettura del volume “Il libro degli animali”, le chiese come mai una persona che dimostra tanto amore per gli animali è al contempo cacciatore. Potrebbe rispondere ancora una volta a quell’alunna?
MARIO RIGONI STERN – La caccia esiste da quando l’uomo apparve sulla terra; è un istinto primigenio. Si può e si deve fare per raccogliere una parte dell’interesse senza intaccare il capitale “natura”. Sono molto peggio gli “allevamenti lager”.
Domanda – Nel suo libro “Inverni lontani” pensa ai libri che le avrebbero fatto buona compagnia nella stagione fredda. Fa riferimento ad autori classici. Scrive: “Rileggerò i miei soliti cari poeti: Dante, Leopardi; magari ancora Proust e Cechov; poi ‘I racconti di Kolyma’ di Šalomov…”. Quali sono, invece, gli autori contemporanei, italiani e stranieri, oltre a Šalomov, che più le piacciono?
MARIO RIGONI STERN – Leggo Francesco Biamonti, Consolo; Saramago, Böll, Dürrenmatt.
Domanda – Nel suo recente libro “L’ultima partita a carte” mi hanno molto colpito, nelle pagine conclusive, le seguenti frasi: «No, non avevo rimorsi per come mi ero comportato nelle battaglie; quando mi avevano ordinato di uccidere e non era necessario, avevo disubbidito. Ora, verso la fine della mia vita, posso dire che sono più quelli che ho salvato di quelli che ho ucciso». Più in là parla anche della lettura del Vangelo fatta nel lager dov’era prigioniero e dell’illuminazione ricevuta dal Discorso della Montagna.
Qual è la sua riflessione sulla morte e la sua personale religione?
MARIO RIGONI STERN – La morte accompagna la vita, di più non so dire.
Domanda – Se dovesse paragonare la sua scrittura all’opera d’un musicista e a quella d’un pittore, quali nomi farebbe?
MARIO RIGONI STERN – Il Vivaldi delle “Quattro stagioni”, il Marc Chagall delle pitture dei villaggi della Russia Bianca… ma questi sono geni, io sono uno scribacchino al loro confronto!
(Intervista di Subhaga Gaetano Failla, pubblicata su Orizzonti n. 28, marzo-luglio 2006)
Diventa nostro amico su facebook
www.facebook.com/rivistaorizzonti
Seguici su twitter
www.twitter.com/rorizzonti
|