| Avete presente le inchieste del commissario Maigret? Bene, scordatevele. Perché questo è un romanzo d’amore. Non una storia sentimentale di quelle che vanno tanto di moda adesso, con cuori nobili che spasimano su sfondi raffinati e suggestivi. No, è la catastrofe di un amore assoluto, non previsto e non voluto, non compreso e non accettato, ma contro cui si lotta invano.
Francois, drammaturgo e attore appena divorziato, la incontra a sera tarda in un bar della Quinta Strada. Kay non è giovanissima e neppure troppo bella, ha gli occhi resi pesti dalla notte e una smagliatura nelle calze che assomiglia a una cicatrice. Eppure Kay è “commovente”, è la “donna”, “già un po’ vissuta ma che è rimasta bambina”. Forse Kay è universale, è l’essenza dell’amore umano nel mondo.
Ma riuscirà “l’amour fou” a resistere confinato nel limbo di un trilocale squallido e spoglio o la realtà gli piomberà addosso schiantandolo come cristallo fragile?
“Tre camere a Manhattan” di Georges Simenon, pp.181, Adelphi
(Dalla rubrica “In Libreria”, a cura di Federica Fantozzi, “Orizzonti” n. 9, mar-apr 1999)
Diventa nostro amico su facebook
www.facebook.com/rivistaorizzonti
Seguici su twitter
www.twitter.com/rorizzonti
|