| Impossibilitati nel fornire in modo definitivo una esposizione sull’attività di questi comici, proveremo comunque a tracciarne delle linee fondamentali per seguire il loro percorso che si è mosso lungo le coordinate dell’industria granitica del divertimentificio, meglio nota come Hollywood.
Del duo comico più affiatato e longevo (anche la transizione del cinema muto al sonoro non lo colse impreparato), il punto di forza nel raggiungimento e mantenimento del successo è stato sicuramente la ben visibile differenza fisica dei due personaggi: troppo magro Stan, troppo grasso Oliver. Altra differenza tra i due, però, questa legata all’ambito di provenienza oltre che nazionale anche artistica, vede Stan nascere come cittadino inglese, ad Ulverston nel 1889, per naturalizzarsi in seguito come cittadino americano, e iniziare la sua carriera artistica già come attore, dotato di istinto ed eclettismo. Ollie, invece, oltre ad essere cittadino americano, nacque ad Atlanta nel 1892, aveva un passato con cantante di vaudeville, vale a dire come cantante d’operetta. Oltre ad un bella voce, a dispetto della sua mole, possedeva un’impressionante agilità. La sua passione per il ballo, che era ben nota, venne ampiamente sfruttata nelle numerose gags che ritraevano lui e Stan mentre danzavano.
Affiatato sul set, il duo si divideva nella vita di tutti i giorni. È risaputo, infatti, che a “ciak” finiti, i due si frequentassero di rado e avessero modi distinti di vivere la quotidianità, anche se delle assonanze tra i due possono essere ritrovate anche nella vita privata per quel che riguarda il campo sentimentale.
Entrambi ebbero una vita coniugale tumultuosa: ai due matrimoni di Ollie si contrappongono gli otto di Stan.
Ma per il resto non avevano altre cose in comune. Diversamente da Ollie che si defilava con il suo amico Bing Crosby, andando a giocare a golf, Stan amava così tanto il suo lavoro da inserirlo tra i suoi hobbies, dilettandosi al montaggio e alla regia e inoltre escogitando nuove trovate, che il poco conciliante Hal Roach (regista di molti loro film) demandava al gruppo di lavoro. Nonostante questo impegno extralavorativo, Stan non fu ricompensato di tutta l’energia spesa nella realizzazione dei film, né attraverso il denaro né attraverso i riconoscimenti della sua portata artistica. Stessa sorte toccò a Ollie. Stan Laurel e Oliver Hardy non si arricchirono mai quanto avrebbero potuto. Su di loro, troppi registi e produttori specularono in maniera sconsiderata, sottoponendoli a molti contratti capestro, pur non riuscendogli ad imporre un tipo di recitazione, “un’andatura” che non fosse la loro. Ai due non venne nemmeno risparmiata l’indifferenza e la dimenticanza alla fine della loro carriera: Hollywood si dimenticò anche di loro, confermando la sua fama di “macchina tritatutto”.
A conferma di ciò, troviamo un Hardy che, nonostante la sua evidente decadenza, non è domo nel voler fare “comparsate”. L’ultima è del 1950, in un film di Frank Capra, “Le gioie della vita”, insieme al suo compagno di golf, Bing Crosby. In seguito, nel 1947, un Ollie, molto vecchio e appesantito, fu costretto per questione di soldi ad accettare la parte di un improbabile tapper in un film in cui era affiancato da John Wayne. Una situazione molto simile si era verificata già otto anni prima, nel 1939, quando, questa volta non per soldi ma per non venire meno ad un regime contrattuale, interpretò assieme ad Harry Langdon, comico di ottima levatura, la pellicola “Zenobia”. Il film si rivelò un fiasco colossale. L’assenza di Laurel si rivelò troppo importante per Hardy, impossibilitato senza il suo storico partner a creare situazioni surrealistiche preziose per la resa comica. Ma anche l’ultimo film che Hardy e Laurel interpretarono in coppia non decollò mai, evidenziando definitivamente come le due carriere fossero volte ormai al tramonto. Il film in questione è “Atollo K” del 1951 e venne girato interamente in Europa, ma venne distribuito negli Stati Uniti solo tre anni dopo. A capo della cattiva riuscita del prodotto stanno certamente le difficoltà linguistiche tra attori europei e attori americani. Dopo questo insuccesso, per risollevarsi economicamente la coppia intraprese delle tournée in Europa che ebbero un discreto successo di pubblico. Sette anni più tardi, all’età di sessantacinque anni, logoro e consumato, Hardy morì a Hollywood. Al suo funerale vi fu un’assenza impensabile: quella di Stan, a conferma ancora una volta di quanto fossero distanti nella vita quotidiana. Furono molte le critiche per questo gesto, ma Stan non fece attendere molto per la sua discolpa: Ollie era come un fratello e nel contempo un’unica cosa con lui, quindi partecipare a quel funerale era come partecipare al proprio. Inoltre Laurel era sofferente a causa delle frequenti crisi diabetiche (il loro ultimo film venne interrotto più volte proprio a causa di questo disturbo). Stan concluse che lui e Ollie erano solo due attori felici di lavorare insieme e di sapere che, a lavoro finito, gliene toccava un altro: solo di questo si gloriavano. E questa delle varie dichiarazioni addotte da Stan si appresta ad essere la più veritiera.
Alla corte dell’anziano Laurel, soggiornarono attori come Jacques Tati, Dick Van Dyke e l’affezionatissimo Jerry Lewis. La fine era prossima (Laurel morì il 23 febbraio del 1965 all’età di settantasei anni a Santa Monica, California), e gli unici due che gli sopravvissero furono Buster Keaton e Charlie Chaplin, quest’ultimo morto in Sivizzera alla veneranda età di ottantotto anni. Nel 1961, quattro anni prima di morire, Laurel ebbe il tardivo riconoscimento alla carriera con il conferimento dell’Oscar. In quest’occasione Ollie morì una seconda volta. Infatti, a tutt’oggi Ollie non è stato ancora insignito in nessun modo, solo di qualche frase fatta.
(Articolo di Leonardo Mantovani, pubblicato su Orizzonti n. 17, set-nov. 2001)
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