| Nella “Livorno della rinascita post-bellica”, la vita e la storia di tre generazioni che ruotano intorno al dramma della malattia di Alzheimer, con l’unico, concreto sostegno degli affetti familiari.
Esperienze diverse e laceranti portano due giovani, conosciutisi per caso, a convivere già nell’entusiasmo della fanciullezza con il male dei loro cari, ad affrontarlo poi sul piano professionale (lui medico, lei infermiera) e a lottare, infine, oltre ogni limite anche quando ormai maturi e consapevoli viene meno la speranza.
Mezzo secolo di progresso scientifico si dimostra comunque oggi sempre inefficace contro il progredire del “grande buio”, illuminato soltanto dalla fiamma dell’amore: forse è poco, ma nel niente è già tanto.
Una disamina dunque del genere umano, tra materialismo e religione, di fronte alla sofferenza, al dolore e al grande mistero della morte.
“E d’improvviso cominciai a capire come, dalla parte del paziente, il mondo della salute sia davvero tutta un’altra, drammatica realtà”.
Queste parole, che preannunciano una vicenda di dolore, sono pronunciate dall’io narrante, un medico che si ritrova a far i conti con il calvario di un paziente “speciale”, perché il malato è suo padre ed è Angiolo Berti, giornalista parlamentare, fondatore della Cassa Autonoma Giornalisti Italiani ed a lungo responsabile della redazione Ansa di Bologna.
“Avevo davanti le premesse inequivocabili di un declino, di un altro dramma umano. Uno come gli altri - mi dicevo - ma stavolta era proprio il mio”.
Collana “Gli Emersi Narrativa”
pp. 192 Euro 14,00
ISBN 978-88-6498-946-4
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