| Esce con assoluta discrezione dalle quinte, un cagnolino al guinzaglio. Si chiama Più, il cagnetto, e dalla tranquillità di cui fa mostra, standosene accucciato e incurante degli applausi che subito scrosciano in sala, sembra essersi abituato alla vita della sua proprietaria, una donna elegante e capace di farsi ascoltare. Non è un caso che spesso incontri intere scolaresche, siano elementari, medie, superiori, professionali. Quando i teatri si affollano di questa gioventù nelle ore mattutine, l’apparizione di Claudia Koll rende la platea silenziosa. Sarà per il manifesto candore con cui parla alle persone della propria esperienza in Dio, sarà per la testimonianza che il suo cammino di rinnovamento umano nelle Fede finisce col rappresentare, nel bene e nel male, per coloro che l’ascoltano.
DOMANDA – Essere nella Fede “creatura nuova”: con queste parole ha sintetizzato il suo percorso. Cosa intende dire per “creatura nuova”?
KOLL – Che non poggio più le mie forze solamente in me stessa, ma confido invece nell’amore di Dio e so che con lui accanto posso attraversare qualsiasi difficoltà senza annegare. Guardo sempre verso l’orizzonte e quindi non smarrisco la speranza. Essere consapevoli dell’amore da parte di un Dio che salva, che vede, che dona la propria misericordia: è questa la vera forza della Fede.
DOMANDA – Lei ha incontrato la Fede in un momento particolarmente delicato della sua vita, ma le domande – e, forse, le risposte – che si sono fatte avanti le aveva già in qualche modo percepite nel passato?
KOLL – Dio ci cammina sempre accanto, siamo noi ad essere ciechi, a non accorgerci della sua presenza perché presi da altro. Nella vita di un’attrice sono innumerevoli le occasioni in cui ci si distrae dalla spiritualità per godere della nuda materialità delle cose: contratti importanti, vestiti belli, denaro… Ma sono tante le occasioni in cui ci si sente in crisi e quale miglior appiglio puoi cercare per risalire a galla se non l’amore del Padre? L’ultima volta che ho lavorato in una fiction dovevo girare una scena molto drammatica con Claudio Amendola e, per quanto cercassi di recitare secondo metodo, mi risultava impossibile sembrare convincente in quel ruolo. Fu la mia agente a prendermi da parte e dirmi: “Claudia, come puoi trasmettere agli altri un sentimento se dentro di te hai tanta confusione?”.
DOMANDA – E a questo punto cos’è accaduto?
KOLL – Ho iniziato a pregare. Tanto. E, quando riapri un dialogo col Signore, la Fede inizia a rafforzarsi di un’esperienza che non si ferma alla semplice preghiera, sebbene per un cristiano resti una pratica quotidiana importantissima; la Fede si rafforza coi sacramenti, con l’ascolto della Parola di Dio, coi sacrifici necessari ad avviare e sostentare il cammino per una vita nuova in Dio.
DOMANDA – Si dice che l’arte sia salvifica, eppure questa vita nuova in Dio le ha precluso diverse scelte sul piano professionale. Esiste secondo lei un equilibrio fra l’arte – intesa come recitazione, teatro, cinema – e la religione?
KOLL – Non mi sono allontanata dal mondo dello spettacolo perché ritengo che arte e religione non vadano d’accordo. C’è stata a questo proposito una lettera di Giovanni Parolo II agli artisti in cui il Santo Padre incoraggiava a lasciarsi plasmare dallo spirito creatore affinché un’opera, sull’onda dell’ispirazione, potesse divenire artistica. Proprio in base a questi principi è importante sapere che si può produrre arte in modo diverso rispetto ai modelli suggeriti dallo show business – ed è appunto per questo che ci stiamo dedicando alla nascita di un’accademia teatrale, dove cercherò d’insegnare ai ragazzi a lavorare su loro stessi, nell’intento di recitare ispirati dallo Spirito Santo, dall’amore verso Dio.
DOMANDA – Argomenti che poco legano con le attuali produzioni cinematografiche e televisive…
KOLL – Non esistono leggi morali che vietino di trattare artisticamente molte realtà, sta tuttavia di fatto che il repertorio cui mi sentirei vicina oggi si è ristretto di parecchio. Tantissime parti non potrei più pensare di recitarle, le sento lontane dal mio cuore, che non vuole più interpretare ciò che non è vero, non è bello, non è buono.
DOMANDA – E cosa è vero, bello, buono?
KOLL – Io amo molto la Parola di Dio, dunque provo gioia per tutto ciò che parla del Signore. Ciò non toglie che coi giovani della nascente accademia lavoreremo anche su copioni teatrali classici, il contrario significherebbe restringere il campo ed è sbagliato, soprattutto in sede d’insegnamento. Io sento di essere chiamata a fare altro, in questo momento il Signore mi esorta a testimoniarlo, ad annunciarlo, ma i ragazzi devono imparare a lavorare come attori sul quotidiano, che è fatto di altre cose, anche.
DOMANDA – Non è soltanto di un’accademia teatrale che si sta occupando, ora. Quale progetto sta prendendo forma in Burundi?
KOLL – Con l’Associazione “Le Opere del Padre”, nata nel 2005, siamo intervenuti in parecchi paese del Terzo Mondo. Finanziamo a distanza l’istruzione dei bambini nelle scuole primarie e secondarie, diamo sostegni alle famiglie povere e forniamo aiuti concreti nei casi specifici di persone malate. Attualmente, le energie e le risorse principali le stiamo spendendo allo scopo di realizzare un centro di ricovero in Burundi destinato ai disabili, che allo stato attuale vivono in condizioni disumane non essendo presente sul territorio una struttura simile. Il progetto è partito, il Vescovo locale ha già ricevuto i primi fondi ed è disponibile il terreno su cui edificare il centro, che si chiamerà “La Piccola Lourdes”; abbiamo pensato d’inserirvi una piscina dove il personale cercherà di lenire con l’acqua le sofferenze delle persone che accoglieranno e cureranno, ma ci saranno pure una palestra e un laboratorio protesi.
DOMANDA – Com’è percepito il Cattolicesimo in quelle terre?
KOLL – Parliamo di popolazioni che hanno conosciuto Gesù da pochissimo tempo, le prime evangelizzazioni sul territorio risalgono all’incirca a cento, centocinquant’anni fa, al massimo. Si respira però una Fede molto fresca, che ha saputo raggiungere il cuore di questi popoli e fondersi alla perfezione con la loro cultura. La santa messa dura ore, allietata da danze, canti, feste… Il valore dell’eucaristia viene vissuto con molto fervore religioso, unito però a quel particolare tipo di gioia che si riscontra in una tradizione, la loro, quando non arretra di fronte al nuovo.
(Articolo di Gianluca Mercadante, pubblicato su Orizzonti n. 35, lug-ott 2009)
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