| Narra la leggenda che i terremoti in Giappone si scatenano per i movimenti di Namazu, gigantesco pesce gatto steso sotto l’arcipelago e controllato dal dio Kashima. Quando questi lascia il suo posto di guardia, Namazu si agita provocando violenti scosse. Si dev’essere assentato per parecchio tempo, questo Kashima, durante quello che solo successivamente ho appreso essere stato il terremoto più devastante della storia del Giappone: 9 gradi della scala Richter, uno dei 5 terremoti più forti mai registrati.
Mancava un quarto d’ora alle 3 di un venerdì pomeriggio come tanti altri e seduto alla scrivania davanti al computer avverto i primi tremori: non alzo nemmeno la testa dallo schermo, quasi ogni settimana si avvertono scosse del genere in molte parti del Giappone. Ma questa volta è diverso: la scossa non solo prosegue, ma si intensifica. Mi alzo e mi precipito fuori senza cappotto né portafoglio, insieme ai colleghi e ad altri all’interno dell’edificio. Il pensiero corre a mia moglie, e mentre guardo il grattacielo davanti a me oscillare tento di chiamarla più volte senza successo: tutte le linee sono bloccate, rimane solo la comunicazione dilatata delle e-mail. Non so che fare, dove andare, se rientrare in ufficio o stare in strada, al freddo. Faccio un po’ entrambe le cose, per tre ore, durante le quali la sensazione è di essere in barca a causa delle continue scosse di assestamento. La città è bloccata: metro e treni fermi, taxi presi d’assalto, migliaia di persone in strada. Vedo una ragazza in kimono ferma sul marciapiede: oggi era il giorno della cerimonia dei diplomi.
È il silenzio che confonde e stordisce, lo stesso che ha accompagnato le scosse di assestamento: il silenzio irreale nonostante la quantità di gente riversa per le strade, delle decine di persone in coda davanti alle cabine telefoniche, oggetti obsoleti tornati necessari. Il silenzio dei giorni successivi, passati a guardare le testimonianze dei sopravvissuti allo tsunami («il cielo era diventato acqua»”, racconta una signora), il silenzio di chi, nelle zone più disastrate, cerca il nome dei propri cari sulle
affissioni ufficiali. Con compostezza, ordine, rispetto.
Passo il fine settimana nella preparazione del kit di emergenza: medicine, torce, cambio di biancheria, spazzolini, mascherine, sapone, cotone, buste di plastica, carta igienica, acqua, soldi, snack, documenti... E intanto sale la preoccupazione per le centrali nucleari: vuoti molti scaffali dei sempre stracolmi supermercati e convenient store della capitale, la poca gente in giro fa scorta di qualsiasi cosa, come la signora che vedo comprare 70 pacchetti di pile stick in vista delle previste interruzioni di corrente che si susseguiranno fino alla fine di aprile. Chiamo l’Ambasciata d’Italia per capire se sono previsti piani di evacuazione, ma mi rassicurano di no, nessun pericolo. Ma intanto sento qualche connazionale che prenota voli per lasciare il Paese o sta pensando di andare quanto più a sud possibile. Il Giappone si stringe intorno alle vittime, che salgono di ora in ora. Scatta la grande macchina dei soccorsi, anche se con un po’ di ritardo: più di 80.000 soldati mobilitati, decine le associazioni improvvisate di cittadini. Il lunedì si torna a lavorare, tra ritardi, disagi e paura. Poi alle 10 di mattina, nuova, forte scossa di terremoto. Ancora, quella sensazione di essere in barca, e continuo a pensare «voglio scendere», mentre l’ansia sale ancora quando veniamo a sapere del nuovo scoppio alla centrale nucleare. Siamo in stato d’assedio: elicotteri sopra di noi, annunci con gli altoparlanti, sirene in lontananza. Anche a Tokyo sale l’ansia nucleare, per lo più tra gli stranieri, sebbene i quasi 300 chilometri di distanza dovrebbero bastare. I giapponesi invece l'hanno già capito: l’unico modo per tornare alla normalità è aggrapparsi con tutte le proprie forze alla vita di sempre.
Il pescegatto non ha intenzione di quietarsi, ma qui si sono abituati a cavalcarlo.
(Paolo Soldano, Tokyo)
***
UNA COPIA, UN EURO
Terremoto e tsunami. Uno conseguenza dell’altro. Se il primo i giapponesi sono riusciti a domarlo, il secondo rimane ancora un’onda lunga, veloce e compatta, che spazza e toglie vite, sradica case e inghiotte migliaia di persone.
Anche la casa editrice Aletti, su sollecitazione di Paolo Soldano, si è mossa per aiutare la popolazione nipponica colpita dalla tragedia.
Per un anno, a partire dal 20 marzo 2011, per ogni copia venduta - in qualsiasi forma - del libro Giapponesi si nasce sarà devoluto 1 euro alla Nippon Foundation, che offre aiuti ai terremotati giapponesi.
Il libro. I «giapponesi sono molto più simili a noi di quanto crediamo: è solo che riescono a nasconderlo molto bene». Scrive così Paolo Soldano, giovane giornalista italiano da quasi 4 anni trapiantato in Sol Levante, nella sua opera prima (Giapponesi si nasce, Aletti Editore), che raccoglie esperienze, visioni, frammenti di vita quotidiana in un mondo in cui ogni giorno non è mai uguale al precedente: testi brevi e curiosi, istantanee divertenti, per chi ha voglia di scoprire un po' di più il Giappone, le sue contraddizioni e le sue peculiarità.
È l’autore stesso a definirsi un osservatore, scevro da preconcetti, di un Paese che ci è ancora largamente estraneo e che a tutt’oggi fatichiamo a comprendere. Soldano ci guida, capitolo dopo capitolo, nel suo vissuto; ci racconta la sua avventura giapponese in maniera nitida, nuda, rendendoci partecipi delle sue sensazioni: dalla prima notte in Giappone, all’esperienza dell’insegnamento, al rapporto coi vicini di casa. (Da Libri10.it)
L’Autore. Paolo Soldano (Milano, 1979), laureato in Lettere, Master in Web Journalism, giornalista pubblicista dal 2004. È responsabile Comunicazione & Web alla Camera di Commercio Italiana in Giappone, a Tokyo. In Giappone dal 2007, ha vissuto per qualche tempo a Seul e Parigi.
Collaborazioni giornalistiche dal Giappone: A (RCS), Il Mondo (RCS), www.donnesulweb.it (Gruppo Sole 24Ore), Flair, Anci (Report from Cities – Tokyo)
Collaborazioni passate: Equilibri, Upsidetown.it, IlSole24Ore.com, Il Messaggero, CorriereAsia, Left, La Gazzetta della Martesana.
paolo.soldano [AT] giapponesisinasce.com
Diventa nostro amico su facebook
www.facebook.com/rivistaorizzonti
Seguici su twitter
www.twitter.com/rorizzonti
|