| Tra le promesse che la signora Ambrose aveva fatto a sua nipote nel caso fosse rimasta con loro, c'era anche quella di una camera isolata dal resto della casa, una stanza grande, tutta per lei, una camera in cui avrebbe potuto leggere, pensare, sfidare il mondo, una fortezza, un rifugio. Le camere, lo sapeva, diventavano mondi, più che stanze quando si hanno ventiquattro anni.
Aveva visto giusto, e infatti una volta chiusa la porta, Rachel entrava in un posto incantato, dove cantavano i poeti e le cose assumevano le giuste proporzioni.
Qualche giorno dopo la visita notturna all'albergo, Rachel se ne stava da sola sprofondata in poltrona, a leggere un volume dalla copertina vivace, sul dorso del quale era scritto "Opere di Henrik Ibsen".
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