| Ci sono voci forti o sottili, tenere o rudi che si fanno ogni giorno largo dentro la nostra anima e ci accompagnano con fare più o meno suadente nelle varie tappe che scandiscono il nostro viaggio terreno, a volte deludendoci, a volte entusiasmandoci, fino a farci sentire sempre con la stessa sensazione di essere vivi. Queste voci sono le nostre amiche segrete che riescono ad ascoltare i minimi battiti del nostro cuore e se ci tradiscono, lo fanno solo perché magari non le abbiamo capite a fondo. Mario Antenucci, poeta di sorprendente raffinatezza del linguaggio e detentore di alti contenuti dovuti alla sua profonda esperienza del vivere, ispirato appunto da queste molteplici voci interiori ha scritto la sua terza raccolta di poesie intitolata “Le voci di dentro”, riuscendo a dare corpo denso di significati e immagini lussureggianti a suoni delicati, vibrazioni percepiti costantemente con l’occhio vigile di chi interpreta più che “vede” la realtà contingente. Ogni singola poesia di questo libro è come un pezzo di puzzle di sentimenti che va ad incastrarsi a perfezione fino a formare un’unica immensa “casa di emozioni”, animata innanzitutto dalla forza rigenerante dell’amore per Madre natura che ci tiene legati a sé fin dalla nascita, sottintendendo l’amore più puro e grande per chi sta al di sopra della natura stessa, ossia Dio, padre di tutte le creature costrette talvolta a soffrire come le numerose figure di mendicanti che popolano con dignità il mondo poetico dell’autore.
La gioia di diventare madre è decantata con garbo e sentito amore filiale in molte poesie, a partire dalla bellissima “Maternità”, dove il lettore sembra quasi avere dinnanzi a sé un ritratto contraddistinto da pennellate semplici e sicure, in cui emerge la figura di una mamma apprensiva che cerca di dare tutto il suo bene a un bambino innocente e paffuto, richiamante alla mente quella divina della Madonna adorata da molti pittori.
Altrettanto forte è la capacità di scolpire in versi la fatica dei contadini che ritornano a casa stanchissimi, ma sempre soddisfatti del loro sacrificarsi e apprezzano le piccole cose come un piatto di minestra o riabbracciare i loro cari, dando prova di una ricchezza d’animo ai nostri giorni sconosciuta.
L’autore poi dà particolare luminosità lirica a tematiche importanti come i ricordi d’infanzia, facendo a tratti annusare gli odori della sua terra generosa con la sola potenza delle descrizioni dettagliate e incorniciate di aggettivi qualificativi idonei, alle riflessioni attente sul vero senso dell’esistenza e della morte, lasciando intuire un velo di saggezza ed insieme sano timore, alla travolgente ventata di passione che rapisce gli innamorati, attribuendo a loro volti ed atteggiamenti riconoscibili in chiunque abbia provato questo sentimento intensissimo. Suggestive anche le poesie dedicate a paesaggi marini o crepuscolari, in cui domina la sensazione di un silenzio che però fa tutto sentire intorno, al punto tale di creare una sorta di vago stordimento dell’anima, riempitasi completamente di colori e rumori mai sentiti prima per non essersi soffermati a causa del tram tram quotidiano. Alla fine ciò che si staglia superbamente agli occhi del lettore è un mondo pulsante di umanità e solidarietà impressionanti che rappresenta il messaggio essenziale che ci vuole regalare questo eccezionale poeta di Roccavivara, in pace con se stesso e la meravigliosa natura che sin da piccolo ha amato, sapendone carpire i sussulti più reconditi, raggiungendo il traguardo più appetibile per il genere umano, ossia essere in grado di leggere chiaramente “le voci di dentro”.
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