| Gianni Calamassi è un autore particolarmente attento alle parole, ai loro molteplici accostamenti e alle sfumature che aggiungono nuovi significati e nuove possibilità interpretative.
Attraverso un lirismo intenso ma non scontato, l’”io” dell’autore gravita in quelle “ombre” che tanto caratterizzano la sua scrittura, attivando quella ricerca emotiva e lessicale che gli consente di motivare squarci di ragione e consapevolezza espressiva sempre più definita e matura.
Gianni Calamassi interroga la sua solitudine con pacata lucidità e sensata ragionevolezza. Lontano da punte emotive e scontati accessi tanto cari ad una lirica più ridondante e illusoria, l’autore sedimenta nella sua riflessione le motivazioni stesse della sua scrittura e della sua necessità.
Nei suoi testi si evidenzia il cammino di un passaggio interiore che prima di ogni cosa – e di ogni esteriore gioco verbale – pretende di svelarsi a se stesso, e di accudire appunto le proprie “ombre”, strumento di conoscenza in cui si raccoglie il più intimo sentire.
“Nel mito che scompare | e scandisce il disincanto | (…) mi confortano | brandelli di oscurità e, | si compierà il miracolo | per sopravvivere all’eternità |(…)” questi due versi interpretano bene a quale oscurità si riferiscano le “ombre” di Calamassi. L’oscurità mitigata dalle forme stesse che la animano e che, nel loro movimento incessante, generano luce e comprensione verso ogni brandello di umano.
Pubblicata su Literary nr. 11/2011
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