| Ilaria Celestini, poetessa bresciana il cui difficile percorso di vita che l’ha portata a una vera e propria battaglia per l’equiparazione dei diritti nella nostra società, con Parole a mezza voce nella sera, sua nuova silloge poetica edita da Aletti Editore, ci regala un testo in cui la parola viene celebrata con attenzione al fine di rivelarne il suo potenziale di espressività. La volontà di inserirsi in un filone poetico di carattere esistenzialista-intimista e in parte vittimista si evince dall’appropriata citazione in esergo, tratta dal poeta metafisico John Donne. La poetessa, dall’animo attento e filantropico, sempre aperta all’aiuto nei confronti di disagiati o di emarginati nella società, riversa in questa silloge molte delle sue idee e convinzioni di carattere intimistico e sociologico che negli ultimi anni si è andata facendo vivendo sulla propria pelle certe situazioni. E’ in questo contesto un lavoro quanto mai realistico e biografico, dal quale traspare molto non solo della vita della poetessa ma anche di come ella si vede in rapporto al mondo.
Il testo si compone di quaranta liriche di lunghezza diversa che partono da considerazioni altrettanto composite tra loro: si va da una sorta di immanentismo vegetale o di vero e proprio panismo nella lirica “Tu in tutto” (p. 9) che apre la raccolta e che ci fa pensare ai celebri versi dannunzani di “La pioggia nel pineto”, finissime liriche d’amore che impiegano un linguaggio semplice e diretto non evitando però di trasmettere un grande fascino (“Desiderio”, p. 10; “Incontro”, p. 25), e un vero e proprio desiderio di regressione all’infanzia, nel mondo dei sogni, dove poter esser cullati dolcemente (“Amore”, pag. 14).
Una nota di leggero vittimismo è riscontrabile nella raccolta; la poetessa scrive, infatti, di un desiderio fugace, inattuale, immateriale comparandolo a “ali di gabbiani/ vele disperse/ nell’eternità” (in “Vele”, pag. 11); fa riferimento alla solitudine e al senso d’indefinitezza dell’esistenza umana, evidente nel passo in cui dice “Nessuna certezza ci dà la vita/ sai? Ancora siamo vivi/ è questo che conta” (in “Parole poetiche”, pag. 18). Nella raccolta è inoltre presente un prezioso omaggio a un suo avo, combattente partigiano, nel quale la Celestini, con uno sguardo amaro ma quanto mai realistico, osserva: “O si vive pienamente/ o si è già morti” (in “Amore partigiano”, pag. 28).
In “Non siamo soli” la poetessa richiama l’attenzione su temi quali la fratellanza, la costituzione della società, l’unità tra persone e popoli, la coesione, il senso di responsabilità in una lirica in cui, forse, condensa il suo significato nei versi finali: “E noi siamo parte/ di ogni frammento di vita” (in “Non siamo soli”, pag. 33).
La poesia della Celestini è una poesia metafisica, che abbraccia il reale e il mistero; pur partendo da squarci quotidiani e comuni, se ne serve per poter indagare una realtà che è altra, superiore, non visibile ad occhi poco sensibili. C’è sempre qualcosa che sfugge nelle liriche della Celestini, un senso d’incompletezza, una sorta di folata di vento che porta via con sé parole e significati. E’ una poesia ricca ma complessa e la sua complessità sta in noi lettori nel riuscire non tanto a carpirne il significato ma a comprendere i vari percorsi tortuosi che la poetessa ha attraversato per poi giungere a scrivere ciò che nella silloge è contenuto.
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