| Basilio Puoti, purista napoletano, maestro di Francesco De Sanctis, è noto per la sua intransigenza in fatto di correttezza linguistica. A questa sua “ossessione” sono legati dei simpatici aneddoti, come quando, svegliato nel cuore della notte da un amico burlone, si arrabbiò, non per il sonno interrotto, ma per la violazione della sintassi! “Vorrei che tu ti alzi” aveva detto l’amico a cui Puoti rispose seccamente: “Sciagurato, che tu ti alzassi, si deve dire, che tu ti alzassi!”.
Agli amici che si lamentavano per le dure condizioni di vita sotto i Borboni, egli ripeteva: “Credete a me, le cose vanno male a Napoli perché da noi non si conosce bene l’uso dei participi.”
Anche sul letto di morte non abbandonò il suo interesse per la lingua italiana. Circondato da amici, disse: “Amici, muoio.” E chiuse gli occhi. Subito dopo li riaprì per esclamare: “Però si può anche dire: Me ne muoio!” E questa volta spirò davvero.
(Notizia pubblicata nella rubrica "Pillole", a cura di Carlo Tetali, rivista Orizzonti)
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