| L’autore è un giovane e versatile giornalista, parte attiva di associazioni culturali come la “Gabriele d’Annunzio”, ma anche scrittore di romanzi, saggi, testi teatrali e raccolte di versi, presente in numerosi premi letterari a carattere nazionale. La sua bibliografia al momento comprende il romanzo d’esordio, Nonostante il silenzio (1999), A metà del cielo (2000), una raccolta di poesie che gli è valsa l’apprezzamento del prof. Santi Correnti, che ha definito le sue liriche “una continua eruzione di immagini, di suoni, di aneliti, di desideri”, a seguire il dramma Lugdunum, liberamente ispirato alla vita e alle opere di Ernst Jünger, uno dei suoi autori prediletti. Nel 2005 è stata la volta del romanzo Santa Cruz, con il quale si è aggiudicato il 1° posto per la narrativa al concorso del Convivio 2010, e il saggio La poesia al potere: cultura e produzione letteraria nella Fiume dannunziana. Infine è del 2010 il romanzo La sposa nera, nel quale si cimenta una volta ancora nel genere noir, rivisitando in chiave moderna il “romanzo gotico”. Il recente volume, Tra valli e vandee, si può intendere come una di quelle pause, di quegli interludi poetici che Iacona va concedendosi, ripiegandosi su di sé, mettendo a nudo il proprio mondo interiore, senza tema di apparire controcorrente, all’occorrenza, pur di restare fedele a sé stesso e ai propri convincimenti. L’autore si spiega, e si confessa, forse, nella Prefazione: “Alla ricerca di una risposta. Forse per questo nascono le raccolte di poesie (…) perché tra valli e vandee? Fino a poco prima della Rivoluzione francese, nel 1789, la Vandea era solo una regione, bella e produttiva, della Francia. Dalla Rivoluzione in poi, è diventata il simbolo di una particolare Resistenza: quella dei conservatori, dei cattolici, di chi crede ancora di poter salvare il proprio mondo (…) Una tendenza ‘controcorrente’ e disperata, ma coraggiosa, allo stesso tempo”. Versi dove si ritrovano sensualità e mistero, strutturalmente consistenti, versi che non è facile analizzare e descrivere senza sminuirli, e dove echeggiano tanti motivi, il mare, che è anche l’ignoto, il viaggio, l’avventura, per approdare alla ricerca di Dio, tema questo ricorrente anche nei romanzi. Importante anche il rapporto amore-odio verso la propria città, Catania, che si scioglie alla fine in un canto indignato e struggente al tempo stesso: Eppure / per me disegni favole / infinite, / imprigionate nei tuoi vulcani / di sabbia. / Ti inspiro ed espiro, / inspiro ed espiro, / liotrudipendente, / amante in pietra lavica. (Questa città). C’è, infine, un fremito di rivolta verso tutto quanto, attorno, è vuoto e avvilisce e degrada l’uomo. Come egli stesso si definisce, Iacona è “In cammino, comunque e sempre… per raggiungere, infine, quelle valli e quelle vandee che chiunque voglia difendere il proprio mondo possiede”.
Antonio Iacona, Tra valli e vandee, poesie, (ed. Aletti, aprile 2011, pp. 66, euro 12,00)
(Maristella Dilettoso, Il Convivio Anno XII – n. 45)
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