| Una linea diretta lega il patriota intelvese Andrea Brenta, l'uomo che ispirò e condusse l'insurrezione anti-austriaca nelle valli tra il Lario e il Ceresio, pagando con la vita il suo attaccamento all'idea di una patria italiana unica e unita, con l'ideologo dell'indipendenza italiana, il genovese Giuseppe Mazzini e tutti e due con, addirittura, il sommo poeta Dante Alighieri. Eroe risorgimentale che veniva dal popolo, amico e simpatizzante di Giuseppe Mazzini, per oltre un secolo e mezzo Andrea Brenta è stato dimenticato dalla storiografia ufficiale del Risorgimento.
Solo recentemente, a partire dallo scorso anno, il suo nome è tornato alla luce e le vicende di cui fu protagonista, tra la primavera del 1848 e quella del 1849, finalmente studiate e analizzate.
Andrea Brenta. Patriota comasco del Risorgimento (Aletti editore, pp. 52) è uno dei libri cui si deve la nuova notorietà dell’intelvese anche fuori dai ristretti confini di San Fedele e dintorni. Perché in valle il suo nome non era mai stato dimenticato, e i racconti di come si prese gioco degli austriaci, costringendoli a mettere in campo un migliaio di soldati per reprimere una sollevazione di contadini e valligiani, erano sempre stati trasmessi nella memoria orale.
Il libro è curato dal professor Giovanni Casaura, casertano ma da decenni a Como, dove è stato insegnante presso il Liceo Classico "Volta" e ha diretto il liceo annesso al Conservatorio cittadino.
È Casaura a legare il nome di Andrea Brenta con quello di Giuseppe Mazzini e di Dante Alighieri:
collegamento ardito, ma che lo studioso rileva «nel loro rifiuto di scendere a compromessi e nella loro scelta di lottare anche a costo dell'esilio, della prigione e anche della morte». Nelle parole di Casaura il famoso «Ahi, serva Italia» dantesco echeggia nelle parole e nei proclami di Mazzini che invitano gli italiani alla ribellione contro l'oppressore straniero e diventano reali nelle gesta del patriota.
Franco Cavalleri, Brenta, patriota dantesco in Valle Intelvi, Corriere di Como (allegato al Corriere della Sera), 27 dicembre 2011
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