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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

I libri, secondo… ANTONELLA LATTANZI

di Rivista Orizzonti

Il libro che sta leggendo?
«Ho finito di leggerlo poco fa: “Quel che resta del giorno”, di Ishiguro. Sembra strano, ma non l’avevo mai letto. Ce l’avevo nella mia libreria da anni ma, come dire, non era mai il suo turno. Quando ho cominciato a leggerlo non ero convintissima, ma poi me ne sono innamorata. È un libro che fa in modo magistrale quello che, nel mio piccolissimo, cerco di fare anche io quando scrivo: non dare risposte, ma porre domande; dire qualcosa per suggerire molto altro, che è il lettore a dover trovare, e decidere, se vuole; non “gridare”mai – le sensazioni, i fatti, le emozioni – ma raccontare. “Quel che resta del giorno” è una storia di disperato amore. Tuttavia, la parola amore non viene mai usata. Ishiguro parla tutto il libro della vita di un maggiordomo per parlare, in realtà, del caos vitale, della disperazione, dell’Amore, della vita e del senso della vita, della morte. Solo una volta, verso la fine, scrive: “In verità – perché non dovrei ammetterlo? – in quel momento mi si stava spezzando il cuore”. Ed è una rivelazione che è una bomba, e ti sconvolge, come lettore e come essere umano, proprio perché per tutto il resto del libro il protagonista non ha mai parlato direttamente dei suoi sentimenti. Un libro importantissimo».

Un classico che ancora non ha letto?
« “Moby Dick”. Voglio leggerlo da tanto ma, come “Quel che resta del giorno”, è da tanto che rimando. Eppure so che è un libro di cui, appena lo leggerò, non potrò più fare a meno».

Il primo libro che ha letto?
«Non lo so, non lo ricordo. Ma sarà qualcosa come “Pattini d’argento”, o “Pollyanna”, o “Piccole donne”. I miei genitori mi hanno sempre educato alla letteratura, da quando ero piccolissima. Avevamo un’intera biblioteca di libri per bambini, e poi per adolescenti, e poi per tutte le età. Io quei libri non li ho amati. Di più. Sono stati i miei migliori amici. I miei insegnanti. I miei genitori (oltre, naturalmente, a mio padre e mia madre)».

Il libro che porterà sempre con sé?
« “Il Maestro e Margherita”, “Pastorale americana”, “La porta”, “Una questione privata”, “Un divorzio tardivo”. Molti, molti di più».

Il libro che avrebbe voluto scrivere?
«Tantissimi. O forse nessuno. Dice Coetzee in “Diario di un anno difficile”: «E ci si sente grati anche alla Russia, alla Madre Russia, per averci offerto con tale indiscutibile certezza lo standard al quale ogni serio romanziere deve tendere, anche senza la minima possibilità di raggiungerlo: lo standard del maestro Tolstoj da una parte e quello del maestro Dostoevskij dall’altro. Il loro esempio ci fa artisti migliori; e per migliori non intendo più bravi ma eticamente migliori. Annichiliscono la nostra più insana vanità; ci schiariscono gli occhi; ci rafforzano il braccio».

Il libro più divertente? Il più triste?
«Unisco queste due domande, perché secondo me l’ironia e la tristezza sono spesso due facce della stessa medaglia. “Triste, solitario y final” è certamente uno dei libri più belli che ho mai letto».

Il più difficile?
«I libri davvero belli, i libri davvero libri, non sono mai difficili. Sono solo complessi, secondo me. Chiedono al lettore la voglia, la voglia vera, di appassionarsi, di studiare, di impegnarsi, di faticare. Tutte cose che rendono, però, i libri meravigliose esperienze».

Il libro che non leggerà mai?
«Un libro da cui non posso imparare niente, quindi un libro scritto tanto per scrivere».

Il libro maggiormente sottovalutato?
«Non lo so. Non riesco, quando si parla di libri, ad avere risposte massimaliste. Il più, il meno, è difficile coi libri, perché ne leggi sempre di nuovi, e ogni volta ti stupiscono e cambiano le tue categorie. Penso che “La porta” di Szabó sia un libro ancora troppo poco conosciuto dal grande pubblico».

E quello maggiormente sopravvalutato?
«Davvero non lo so, non sono nessuno per dirlo».

Un libro che dovrebbe avere un seguito?
«Nessuno. Non amo i libri “a puntate”. Secondo me ogni libro dev’essere un libro completamente nuovo, e diverso dal precedente».

E quello da cui trarre un film?
«Tanti. Però dovrebbe essere un film diverso dal libro, cioè un’opera altra. Come il film “Arancia meccanica”, che Burgess stesso ha definito un’opera nuova rispetto al libro. Libro e film, in questo caso, sono bellissimi ma diversi. Come “Shining” ».

Il libro maggiormente utile ad uno scrittore esordiente?
«Tutti i libri da cui si può imparare, a scrivere, a leggere, a pensare, a riflettere. E sono libri utili non solo a un esordiente, ma a tutti. E sono i libri più belli».

E quello da sconsigliare ad uno scrittore esordiente?
«Un libro brutto».

Un libro inutile?
«Un libro scritto tanto per scrivere, come ho detto prima. Un libro scritto non perché si aveva necessità di scriverlo, ma per la «gloria della pubblicazione (?)».

La citazione preferita?
«Non so se è la mia preferita, ma di certo amo questo libro: "Correva, con gli occhi sgranati, vedendo pochissimo della terra e nulla del cielo. Era perfettamente conscio della solitudine, del silenzio, della pace, ma ancora correva, facilmente, irresistibilmente. Poi gli si parò davanti un bosco e Milton vi puntò dritto. Come entrò sotto gli alberi, questi parvero serrare e far muro e a un metro da quel muro crollò"».

Il personaggio maggiormente ammirato?
«Billy Pilgrim del “Mattatoio n.5”, Madame Bovary, Milton de “La questione privata”, lo Svedese di “Pastorale americana”, Magda de “La porta”, l’io narrante della “Lettera al padre” di Kafka, il Gesù del “Vangelo secondo Gesù Cristo”, il Maestro, e Margherita, il protagonista di “Norwegian Wood”, il clown di “Opinioni di un clown…”».

E quello maggiormente detestato?
«Nessun personaggio dei libri che amo. I personaggi dei libri che non amo, invece, non li detesto: li ignoro».

Il luogo più strano in cui ha scritto?
«Per terra, nel corridoio di uno studentato romano, a Casal Bertone. L’ho fatto a lungo. Per un anno sicuramente.
E in un camper, dove ho vissuto per mesi».

Il prossimo libro che scriverà?
«Finché non lo scrivi, secondo me non lo conosci».



(Articolo pubblicato su Orizzonti, nella rubrica "Libri, che passione!" a cura di Caterina Aletti)

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