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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Amos Oz presenta il suo libro “Non dire notte”

di Rivista Orizzonti

«Non dire notte è la storia di un amore di mezza età: sulla sensualità e sulla sessualità della mezza età. Non è un dialogo e nemmeno un monologo interiore, ma qualcosa che sta fra i due: un "dialogo solitario".
Un dialogo solitario è qualcosa che la maggior parte di noi fa di solito quando è solo: parliamo ad altre persone che in quel momento non sono lì con noi e parliamo con loro in modo molto convincente, al nostro meglio. Questo perché nessuno ci può interrompere nel bel mezzo del discorso, possiamo dire ciò che ci pare. In questo modo parliamo a noi stessi e ci giustifichiamo in modo assolutamente meraviglioso, finchè resta un dialogo solitario. Ovviamente quando questo diventa un dialogo reale è lì che emergono i conflitti.
Sia gli individui che le Nazioni preferiscono il dialogo solitario a quello reale.
Nel romanzo ci sono due voci di primo piano, e una sullo sfondo. Le voci in primo piano sono quelle di Theo, un uomo di sessant’anni, e di Noa, una donna di quarantacinque. Sono una coppia da sei anni e sono molto diversi l’uno dall’altra: Theo è in un momento della sua vita in cui cerca pace, tranquillità e solitudine, Noa invece vuole "azione" e fare qualcosa di diverso.
Questo romanzo è diverso da come lo presenta la Cnn, non parla di Israele, non parla di palestinesi e israeliani, non riguarda gli insediamenti nei territori occupati, né conflitti o eserciti. Parla della vita reale. Ovviamente il mondo mostrato dalla Cnn è ben diverso da quello reale. Per la Cnn l’Italia non è altro che mafia, Berlusconi, scandali e nient’altro. E Israele è solo territori occupati, palestinesi e fondamentalismo islamico.
Ho descritto una città provinciale del deserto, una città molto lontana, molto piccola. Mi sono appassionato nel descrivere questo microcosmo, pieno di gossip, pettegolezzi, dove tutti si conoscono, si incontrano al bar e vorrebbero vivere altrove; un mondo, in cui ci sono ideologi e filosofi spiccioli. Un mondo che mi affascinava per queste sue caratteristiche e che ho cercato di dipingere meglio che potessi.
È un romanzo che tratta di famiglia. Ho sempre pensato che la famiglia fosse l’istituzione più misteriosa, la più paradossale che esista al mondo, la più ridicola, la più divertente e la più tragica. Se mi chiedeste di riassumere in una sola parola di cosa trattano i miei libri, vi direi la famiglia. Se avessi a disposizione due parole vi direi: famiglia infelice. Se avessi a disposizione più di due parole, allora dovreste leggere i miei libri.
Questo romanzo è, dunque, un romanzo familiare; è un libro sul compromesso, o meglio, sulla necessità di un compromesso per restare in vita. Oggigiorno se parlate ai giovani idealisti di compromesso vi sentirete dire che è una brutta cosa, che il compromesso è opportunistico, disonesto e poco trasparente.
Io non credo questo, nel mio vocabolario "compromesso" è sinonimo di "vita". Dove c’è vita c’è compromesso; l’opposto di compromesso non è "integrità" o "onestà", l’opposto di compromesso è "fanatismo" e "morte". Per me il compromesso è una filosofia, un modo di vivere, sia nella sfera privata che in quella sociale, politica ed internazionale; credo nel compromesso non nella capitolazione. Ciò che intendo per compromesso non è porgere l’altra guancia, non significa concedere ogni cosa, ma tentare di incontrare l’altro a metà strada. E credo di avere un po' di esperienza nel compromesso: vivo con la stessa donna da quarantasette anni!
Per finire, questo è un romanzo che parla delle cose semplici e migliori della vita: parla di morte, desiderio e desolazione, di amore, solitudine e aneliti. Parla di un uomo e di una donna non più giovani e col problema di ricoprire troppi ruoli l’uno per l’altra. Lui è di lei padre, fratello maggiore, amante, figlio e prigioniero, lei per lui è madre, figlia, sorella, amante e carceriere. Troppe cose da mettere in un rapporto di due persone. Per di più manca anche un figlio, che non hanno mai avuto e che forse hanno perso, nel romanzo traspare questo senso di perdita...».


(Articolo pubblicato su Orizzonti n. 32. Si ringrazia www.feltrinellieditore.it)

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