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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

«Lo Strappo» di Brunella Schisa e Antonio Forcellino - Un romanzo a quattro mani sul mercato dell’arte, il conflitto mediorientale e il mondo di Hollywood

di Rivista Orizzonti

Un dipinto “strappato” in una grotta dell’Italia meridionale, un restauratore che prova a venderlo e qualcuno che cerca di impedirglielo, un delitto, le indagini ad opera della detective Maria Ambrosio e della docente d’arte medievale Rosalia Fonseca. Sono questi gli elementi-chiave da cui prende il via “Lo Strappo”, un libro scritto a quattro mani – dalla penna meticolosa e più attenta al linguaggio di Brunella Schisa, giornalista del “Venerdì di Repubblica” dove si occupa di libri, a quella del restauratore e studioso di arte rinascimentale Antonio Forcellino.

Insieme hanno dato vita a questo romanzo, edito da Fanucci e presentato a Roma durante la manifestazione Libri in Campo, dalla trama aggrovigliata, oltre che per le continue variazioni di luogo (da Roma a Los Angeles e viceversa) anche per gli elementi che si aggiungono di volta in volta a complicare la storia e ad accrescere la tensione. Un mistero che man mano si allarga, con un meccanismo che possiamo definire “a cipolla”, ma che dal centro va man mano aumentando e che spazia dai discorsi sull’arte, al Vaticano, al conflitto tra mondo occidentale e mondo islamico fino ad arrivare persino alla Notte degli Oscar.

Quale sia il fil rouge di temi così distanti tra loro, è la stessa Schisa a dircelo: le immagini e quello che le immagini possono causare.
Spiega l’autrice: «Lo abbiamo scritto nell’estate 2004, quando ancora non erano successi i fatti delle vignette danesi. Noi ci siamo trovati spiazzati dalla cronaca: sono accaduti una serie di eventi che ci hanno dato le pezze di appoggio per questa storia totalmente inventata. Ci siamo detti: “Scriviamo delle cose che poi succedono; forse questo libro dovremmo pubblicarlo prima che invecchi” – e continua balzando la palla a Forcellino – Quello che mi ha divertita molto è il fatto che Antonio ha utilizzato questo sistema per togliersi un po’ di sassolini dalle scarpe.»

«Ma diciamo pure che poi forse alla fine il personaggio che io amo di più, in realtà, è la storica dell’arte. Detto questo, è giusto portare il proprio vissuto…– argomenta Forcellino – C’è una differenza importante, che ho voluto portare a galla, tra storico dell’arte e restauratore, nel modo di intendere l’arte. Per lo storico sono importanti lo stile, l’iconografia, l’iconologia. E tutto questo è stato molto ben raccontato. A un restauratore interessa l’emozione che provoca il capello dell’artista impigliato nel colore, la ditata che è rimasta impressa sul muro, quel particolare che ha rifatto e coperto. Però questo non è stato raccontato, perché chi ha gli strumenti della comunicazione scrive la storia; invece chi fa è muto. Ed è per questo che ho voluto indugiare su questo aspetto».

Oltre ai racconti ed alle riflessioni sull’arte, maggiormente frutto della mano di Forcellino, nel libro sono presenti descrizioni piuttosto minuziose, la cui genitorialità è da attribuirsi principalmente alla Schisa.
«Finché descriviamo Roma o la grotta di Olevano giochiamo in casa. È chiaro che su Los Angeles è stato più complicato, anche se è una città che abbiamo conosciuto entrambi – spiega la giornalista che è ricorsa all’aiuto di un’amica che vive in California, per procurarsi una pianta molto dettagliata di Los Angeles – L’ho tenuta attaccata alla mia finestra per sei mesi, per imparare le strade e rendere credibili gli spostamenti in macchina. Speriamo che non ci siano sensi unici!»

Precisione, dunque, richiesta soprattutto dalla struttura narrativa utilizzata, in cui vengono rappresentate situazioni in contemporanea, ma legate a luoghi diversi.
«È stato confezionato con attenzione maniacale da parte mia, perché questo è un aspetto del mio mestiere, in cui devo stare attenta ai particolari, ad ogni cosa, mentre lui invece è più artistico. Doveva funzionare tutto. Abbiamo tentato di far svolgere i fatti in cinque, sei giorni con cambi continui di città, con voli tra Roma e Los Angeles. Ci capitava di litigare perché io cercavo dei voli reali, cercavo di dare una consistenza a questi movimenti e lui invece diceva “ma questo in fondo non è importante!”. “Ma come, è importantissimo!” replicavo. Poi, per la parte finale che si svolge nella notte degli Oscar, che non abbiamo mai vissuto, ci siamo affidati ovviamente alla fantasia.»
Schisa e Forcellino si incontravano una volta al mese per discutere della direzione da far imboccare alla propria storia. Dice lei: «Andavamo al ristorante, sempre lo stesso, e ci immaginavamo via via la storia»

«All’inizio sapevamo soltanto che c’era un delitto, la suggestione di questo affresco e le reazioni che avrebbe scatenato – ci racconta Forcellino confidandoci anche che col tempo a questi appuntamenti avevano associato un po’ di superstizione – C’era il personaggio del cardinale, che avevamo immaginato, ma che era realmente esistito. A fare questa scoperta era stata Brunella, leggendo un libro, e me lo aveva comunicato proprio in uno di questi incontri. Infatti siamo sicuri che tra un po’ uscirà fuori anche questo affresco, perché poi nel frattempo questo è diventato un tema gettonato e sono usciti almeno cinque libri sull’argomento.»

Man mano che il libro prendeva forma, i due autori si sono allontanati dal linguaggio tipico dei gialli, per avvicinarsi a quello del romanzo. Ci spiega Forcellino: «All’inizio, siccome era un gioco, l’avevamo scritto con uno slang che faceva un po’ il verso ai gialli americani. Ad un certo punto ci siamo accorti che era un bel romanzo, che ci credevamo e lì c’è stato il salto: abbiamo evitato di spingerlo nel genere e tentato invece di fare un romanzo. Il lavoro di riscrittura è stato sicuramente un momento importante.»
E la Schisa aggiunge: «È stata una scelta dettata dal fatto che il genere non lo conosciamo. Io non leggo libri gialli se non uno ogni quattro mesi – uno dei pochi gialli che leggo e di cui sono appassionata sono i quattro o cinque volumi dell’ispettrice di Alicia Giménez-Bartlett, pubblicati da Sellerio, e che hanno dato vita ad una fortunata serie televisiva in Spagna, che ora verrà rifatta anche in Italia. Ora ci tocca andare in un festival di giallisti e non sappiamo cosa dire perché non siamo preparati all’idea. Il nostro libro può essere definito un romanzo con una trama gialla.»

Ci sarà un seguito?
«Chi può dirlo – risponde agnostico Forcellino – Siamo sotto l’effetto di questo parto, quindi è difficile immaginare un seguito dopo un lavoro così complesso».

Tra i lettori lì presenti, c’era la speranza di continuare a seguire le vicende di un personaggio in particolare: Rosalia, l’anziana storica dell’arte, che meriterebbe una seconda vita…


(Articolo di Caterina Aletti, pubblicato su Orizzonti n. 32)

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