| Un interessante articolo di Nello Ajello, apparso su "La Repubblica" tempo fa, riportava i giudizi espressi da Alberto Moravia nei confronti degli scrittori del suo tempo. Ma quali sono questi giudizi? Andiamo a leggerli…
PIRANDELLO? Uno scrittore con precise categorie mentali, quelle di un professore siciliano dei primi del secolo.
ITALO SVEVO? Bravissimo, peccato che la sua lingua sia quella di un commerciante di Trieste.
VITTORINI? Manca di rigore intellettuale.
GADDA? Abusa della sua bravura di illusionista della parola.
PAVESE? Un letterato fino alla cima dei capelli. Per tutta la vita ha cercato di creare dei miti: le langhe, le colline, l’America. Fino al suicidio, che va interpretato come il tentativo di creare un mito nella vita, dopo il fallimento nel tentare di crearlo nella pagina.
SCIASCIA? Un razionalista la cui ragione sfocia nel mistero.
MANGANELLI? Un bravo letterato, incapace però di affrontare se stesso, forse per eccessivo pudore.
LANDOLFI? Belli i suoi racconti, ma manca di respiro, da lui mi aspettavo un romanzo che invece non ha scritto.
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