| "Destini incrociati", il libro d’esordio di Teresa Rotolo finalista al Trofeo “Penna d’Autore“, narra le vicende degli Ordone, una benestante famiglia che vive nel Sud Italia.
Siamo agli inizi del Novecento, e il periodo in cui si svolge la storia copre i primi quindici anni del secolo, fino alla prima guerra mondiale.
Al centro della narrazione c’è Caterina, la più piccola di famiglia e ultima di cinque figli. Sappiamo già dalla prima pagina che la ragazza è morta a soli diciotto anni, e che il ricordo della sua breve vita è stato sepolto insieme a lei.
A mettersi sulle tracce di Caterina è una nipote che, dopo aver scoperto l’esistenza di questa zia, scomparsa prematuramente e su cui tutti in famiglia hanno taciuto, ha cercato di ricostruirne la vita, colmando un vuoto nei ricordi familiari, e onorandone così la memoria.
Nel romanzo è narrata la solitudine di questa giovane donna, tanto dolce e sensibile nella prima parte del libro, quando sogna di raggiungere i fratelli emigrati in America, quanto aspra fino all’autolesionismo nella parte finale. In mezzo c’è la Caterina allegra e sognatrice, che scopre per la prima volta l’amore, e i tormenti e la malinconia di un sentimento forte ma non pienamente vissuto, poiché coltivato in clandestinità. C’è il racconto di un’intensa storia d’amore, alimentata da lettere ricevute e consegnate in segreto, da incontri furtivi, da progetti per il futuro…
Caterina è un personaggio complesso, a suo modo è un’eroina che cerca di liberare i nodi della vita con l’audacia e l’ingenuità della sua giovane età, ma che dovrà fare i conti con una realtà molto più dura di quanto prospettato.
“Destini incrociati” è un libro ben scritto che ci coinvolge da subito, tant’è che alla fine di Caterina ne sentiremo la mancanza e continueremo a interrogarci su di lei anche a lettura conclusa.
È un libro per chi ama le storie d’amore e di grandi personaggi femminili. In rete c’è chi lo ha paragonato a "Cime tempestose", e sicuramente questa Caterina ricorda molto da vicino la Caterina raccontata nel libro della Bronte, con cui ha in comune le ombre del carattere, la brevità dell’esistenza, ma anche l’amore contrastato.
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Alcune righe da pagina 234:
«Si fermò, appoggiata al davanzale, con occhi stupiti come quelli di un bambino. Respirava a pieni polmoni la brezza mattutina. Sembrava assistere ad uno spettacolo sublime che tocca i sensi nel più profondo dell’anima, mentre i primi raggi del sole cominciavano ad irrorare di luce il mondo. Per un attimo si sentì parte della natura, degli alberi, dei fiori, delle piante, degli uccelli che aspettavano l’arrivo della luce solare… l’arrivo della vita… in un silenzio che veniva interrotto solo dal loro cinguettio e dal canto dei galli.
Non le era mai capitato di vivere un’esperienza del genere e, sentendosi parte di qualcosa che la trascendeva, dimenticò per un attimo i suoi problemi e la tristezza che l’avevano accompagnata in quei giorni.
Dopo un po’ cominciò il risveglio del paese, con il viavai delle persone che si dirigevano verso le campagne con il bestiame; porte che si aprivano, bambini che cominciavano a scorazzare per strada… e l’incantesimo si era rotto. Era ora di ritornare alla realtà».
(Dal sito “Oasi del libro”)
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