| Alda Merini si è spenta un anno fa, l’1 novembre, all’età di 78 anni, ma la morte non ne ha cancellato la voce, che continua a parlare nelle poesie, forse con ancora più energia. Il ricordo è vivo più che mai, sono tanti gli eventi in sua memoria e seguiti con affetto da numerose persone.
Un chiaro esempio dell’immenso calore profuso ad Alda si può percepire visitando il forum, all’interno del sito internet www.aldamerini.it gestito dalle quattro figlie. Lì, molti la ricordano con poesie, pensieri, aforismi, e colpisce la quantità di contributi pubblicati.
“La sua anima viva/ si aggira tra noi,/ spargendo poesia,/ poesia del vissuto” scrive Cesare.
E poi ancora, dice Oceanoinfiamme: “(…) un grande megafono/ non griderà più/ il suo dolore, il suo amore,/ ed io resto qui/ ad ammirare un immenso di stelle/ dove leggerò ancor le tue parole,/ le più folli/ le più belle.”
Il sito è stato inaugurato il 21 marzo 2010, una ricorrenza speciale, perché in quel giorno Alda avrebbe compiuto 79 anni.
«È nato, soprattutto, grazie all’interessamento di mia sorella Flavia. È lei che lo segue, mentre io prendo parte alle manifestazioni dedicate a mia madre, che sono tante, e non sempre, purtroppo, riesco a seguirle tutte» ci dice al telefono la voce placida di Emanuela Carniti.
Quali sono quelle di questo periodo?
«È un elenco lungo. Sia sul sito internet, che su facebook dove c’è una pagina dedicata a mia madre, sono indicati tutti gli appuntamenti. Domani, ad esempio, sarò a Milano all’inaugurazione della mostra dedicata a mia madre e a Mimmo Rotella».
“Milano, ultimo atto d’amore”, questo il nome della rassegna in programma al palazzo Reale fino al 15 febbraio 2011, è un percorso multimediale sull’ampia attività dei due artisti, tra cui i ‘decollage’ di Rotella dedicati a Marilyn Monroe e alcune poesie inedite della Merini. La Merini con i versi, Rotella con le immagini, avevano collaborato ad un progetto dedicato alla bellezza, confrontandosi su un’icona che aveva rapito entrambi, Marilyn Monroe; senza tuttavia portarlo a compimento, poiché il tempo ha remato contro di loro.
Ad un anno dalla scomparsa di sua madre, sono emersi degli aspetti inediti di cui siete venuti a conoscenza soltanto ora?
«No; se gli aspetti “inediti” della sua domanda sono riferiti a miamadre, alla sua vita.Di aspetti “inediti”, invece, ce ne sono tanti, se riportati, ad esempio, alle tante amicizie che aveva con persone di cui noi non eravamo a conoscenza. Quello che è stato evidente è il grande sèguito che mia madre aveva, che dopo la sua morte è cresciuto esponenzialmente. In parte eravamo consapevoli del gran numero di sostenitori, ma non ci aspettavamo un sèguito così ampio».
Avevate rapporti con Giovanni Nuti?
«Sì, anche prima. Lui sta portando avanti molto bene il discorso di mettere insieme poesia e musica, con “Una piccola ape furibonda”, album che a me personalmente piace molto e che trovo ben fatto anche graficamente. Giovanni sta preparando una nuova tournée. Dopo aver incontrato Lucia Bosè, che si è offerta di tradurre le poesie in spagnolo, ha deciso di portare il suo spettacolo in Spagna, da gennaio».
L’enorme eredità lasciata da Alda si riflette anche negli omaggi delle istituzioni. Il comune di Milano ha promesso di dedicarle una Casa Museo, che amici e parenti della grande poetessa hanno chiesto con insistenza.
All’interno verranno riprodotti anche gli ambienti del bilocale, ora ritornato ai proprietari, dove Alda ha vissuto in affitto. Potranno essere visti così il suo pianoforte, i quadri alle pareti, ma soprattutto le scritte col rossetto su muri e specchi; quel disordine di oggetti che hanno trasformato la casa nella sua stanza dell’anima.
A che punto è il progetto?
«Per il momento ci sono soltanto tante promesse, tra cui quella della sua apertura il 21 marzo 2011, così come ha annunciato l’assessore alla cultura. I locali sono stati individuati, ci sono due o tre opzioni. In questa casa andrebbero messi gli oggetti appartenuti a mia madre, che sono ancora in attesa di una sistemazione. I libri sono momentaneamente appoggiati al Castello Sforzesco, e i mobili, gli arredi, i quadri e altri oggetti sono al Rubattino. Ma non possono stare lì in eterno! Io, finché non vedrò la sua apertura, non ci crederò. Ci sono molti gruppi - il circolo di quartiere, personalità note - che premono per la sua apertura, ma c’è da risolvere ancora il problema della gestione di questo edificio, che ha un costo. Con i tagli che sono stati fatti, soprattutto alla cultura, la questione economica
rimane il problema più grosso. E, poi, ci sono da considerare anche le lungaggini burocratiche».
Cosa le manca di più di sua madre?
«Le telefonate, le barzellette… Mi manca lei».
Quale è l’insegnamento più grande che sua madre le ha trasmesso?
«Capacità di accettare i brutti eventi. Cercare un significato nelle cose che accadono. E senso dell’umorismo».
Quale poesia preferisce, tra quelle scritte da sua madre?
«Dico sempre la stessa, tanto che prima o poi mi prenderanno in giro per questo. È sempre la solita: “Genesi”. È quella a cui sono più affezionata forse perché mi ricorda la mia infanzia. Quando ero molto piccola la recitava talmente tanto che ho finito per preferirla alle altre. E poi mi piace anche per il suo significato: parla del desiderio di avere un figlio. C’è poi anche “Terra santa”, che però è molto triste, perché parla dell’uscita di mia madre dal manicomio».
Emanuela, che è la figlia primogenita della poetessa, è anche quella che ha più ricordi di quel periodo drammatico della vita di sua madre.
Quanto il dramma di sua madre ha influito nella sua scelta di diventare infermiera?
«Credo che questa scelta sia stato il mio modo di curare mia madre, di recuperare certe cose di me, anche nel rapporto con lei. Il prodigarmi per gli altri fa parte della mia indole. Mi piace fare per gli altri, dare una mano: in questo io trovo il senso della mia esistenza. Non vedo un modo diverso di scorrere la mia vita».
“I poeti lavorano di notte (…) lavorano nel buio (…), nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle” si legge su un muro del borgo medievale di Rocca Imperiale (in Calabria) - il Paese della Poesia -, che ha voluto ricordare la poetessa con questa lirica, riprodotta su una stele di ceramica.
(Articolo di Caterina Aletti, pubblicato su Orizzonti n. 37, gen-apr 2011)
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Nella foto la stele poetica presente a Rocca Imperiale “Paese della Poesia” che riproduce il componimento “I poeti lavorano di notte” di Alda Merini.
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