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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Le contaminazioni di Ivan. - Cantante, pittore, attore e talent scout. Ivan Cattaneo ci parla del suo indomabile estro creativo.

di Rivista Orizzonti

«Anna Oxa è stata una mia creatura. Il suo look l’ho inventato io».



Ivan Cattaneo è l’esempio di estro creativo libero dai confini di un’unica espressione artistica, essendosi dedicato oltre che principalmente alla musica, anche alla pittura e al teatro.
Nato a Bergamo nel 1953, dopo aver frequentato il liceo artistico a Bergamo si è trasferito a Londra, dove ha svolto i mestieri più vari. Lì ha avuto modo di incontrare personaggi di spicco della scena musicale inglese, come Davide Bowie, Cat Stevens e i Roxy Music, diventando grafico e pittore del “Gay liberation front” e partecipando agli eventi artistici della Londra anni 70.
Al suo rientro in Italia, esordisce come cantante e chitarrista nel 1974 al Salone Pierlombardo di Milano, dove nella stessa serata si esibiscono anche De Gregori e Franco Battiato.
Una tappa decisiva della sua carriera è l’incontro con il produttore Nanni Ricordi, a seguito del quale incide nel 1976 l’album d’esordio T.U.V.O.G (“Tattouditovistaolfattogusto”). Nel 1977 esce l’Lp “Primo secondo frutta (Iva compreso)”, un album multimediale - accompagnato da uno spettacolo teatrale e da un libro sul rapporto tra l’arte ed i cinque sensi - che anticipa di anni sia le tendenze multimediali sia la cultura gay legata all’estetica dell’immagine. Nel 1979 pubblica “Superivan” album che contiene brani rock, caratterizzati da arrangiamenti sperimentali e anche da linee melodiche che si avvicinano allo stile della musica leggera italiana. Canzoni come “Male bello” e “Bimbo assassino” ne sono le perle in pieno stile Cattaneo. Nel 1980 esce l’album “Urlo”, che contiene uno dei suoi maggiori successi come cantautore: l’inno alla bisessualità intitolato “Polisex”. Nel 1981 Cattaneo vede crescere la sua popolarità anche come interprete puro, con l’album “2060 Italian graffiati” - una rivisitazione delle hit italiane degli anni 60, che va da “Un ragazzo di strada” ad “Una zebra a pois”. Nel 1982 pubblica come cantautore l’album “Ivan il terribile” e l’anno successivo ottiene un clamoroso successo di vendite con l’album “Bandiera gialla”, una selezione di cover ispirata all’omonima discoteca di Rimini. Nel 1984-85 incide due 45 giri: “Quando tramonta il sol” e “Dancin number”, pubblicato in Inghilterra.
Inizia una nuova fase artistica di sperimentazione poetica e visiva, che lo porterà nel 1989 a presentare la mostra d’arte itinerante “100 Gioconde Haiku” in diverse gallerie in Italia ed in Francia.
Interprete eclettico e dotato di grande presenza scenica, ha partecipato a due reality televisivi: “Music Farm”, dove è rimasto in gara per undici settimane, e “L’isola dei Famosi”, dove ha battuto il record di permanenza sull’isola: solo 27 ore.

ARTISTA POLIEDRICO, PITTORE, MUSICISTA, CANTANTE ED ATTORE. QUALE DI QUESTI RUOLI PREFERISCI?
«Quello che ha funzionato meglio è il più popolare, cioè il cantante, anche perché quello del pittore è un lavoro un po’ più nascosto, non così di massa. Quando canti e regali al pubblico pezzi popolari, la tua immagine rimane più impressa. Come cantautore ho avuto meno successo perché le mie canzoni si avvicinano un po’ all’arte, alla pittura di difficile comprensione».

COME PITTORE CON QUALE TECNICA ESPRIMI AL MEGLIO LA TUA CREATIVITÀ ED I TUOI STATI D’ANIMO?
«I miei dipinti sono realizzati tramite l’elaborazione di immagini al computer che trasferisco sulla tela aggiungendo del materiale pittorico e di recupero».

SEI STATO ANCHE UN GRANDE TALENT SCOUT. NEL 1978 HAI COSTRUITO IL LOOK DI UNA GIOVANISSIMA ANNA OXA. COSA RICORDI DEL TUO PRIMO INCONTRO CON LEI?
«Beh, Anna Oxa è stata una mia creatura. L’ho incontrata all’Rca e all’epoca eravamo giovani tutti e due: lei 16 anni ed io 21. I produttori volevano farla partecipare al Festival di Sanremo, ma prima bisognava intervenire sulla sua immagine perché non aveva una grande personalità nel vestire, mentre invece era prorompente come artista ed aveva una voce bellissima e tanta grinta. All’epoca, mi ricordava molto Celentano nel modo di ballare e cantare. Era un vero vulcano! Poi, quando ha conosciuto me, è diventata punk (da Londra le avevo portato una valigia carica di quel genere di vetiti). Era il ’78, ed Anna Oxa è stata una vera novità che ha stravolto l’immagine ed il modo di cantare, per l’Italia di quei anni».

MI VUOI RACCONTARE QUALCOSA DEL TUO INCONTRO CON CAT STEVENS?
«Mah, sono incontri che risalgono alla notte dei tempi: stiamo parlato del ’72. In quegli anni David Bowie non era ancora famoso, mentre Cat Stevens era una star di prima grandezza. Ricordo che quando lo conobbi fu una cosa veramente magica, anche se non si comportò molto bene con me: mi aveva invitato a casa sua a prendere un tè ma, quando arrivai insieme ad un amico del suo produttore, anziché accoglierci disse che aveva cambiato idea perché si sentiva stanco e che sarebbe andato a dormire. Io ci rimasi molto male perché, pur essendo lui stato sincero e “molto inglese”, avevo attraversato tutta la città per incontrarlo».

HAI PARTECIPATO A DUE REALITY, “MUSIC FARM” E “L’ISOLA DEI FAMOSI”. PENSI CHE SIANO STATE DELLE VETRINE IMPORTANTI O UN’ESPERIENZA DA NON RIPETERE?
«A “Music Farm” mi sono sentito a mio agio perché facevo il mio lavoro, quello del cantante. Ero in compagnia della Bertè, dei Ricchi e Poveri ed altri cantanti della mia generazione; quindi per me è stata un’esperienza piacevole. Ho vissuto tragicamente, invece, “L’isola dei Famosi”. Mi sembrava che tutti noi partecipanti fossimo trattati come topi da laboratorio, e ad un certo punto mi sono detto: “Chi sono io? Un artista che deve comunicare qualcosa alla gente o un uomo che deve patire? Se devo star male preferisco stare da solo o comunicarlo al pubblico attraverso una canzone…”. Decisi così di lasciare l’Isola battendo il record della non permanenza perché nessuno è rimasto così poco come me. Solo 27 ore».

“ITALIAN GRAFFIATI”, “IVAN IL TERRIBILE” E “BANDIERA GIALLA”. A QUALE DI QUESTI TRE ALBUM SEI AFFEZIONATO?
«Beh, devo dire “Ivan il terribile”, perché è un album con tutte mie canzoni. Anche “Bandiera gialla” è un album molto bello e che mi piace, ma il grande successo l’ho avuto con “Italian graffiati” che mi ha lanciato al grande pubblico. Quell’album non ha lanciato solo me ma anche una trasmissione come “Mister Fantasy” dove venivano trasmessi i primi videoclip, aprendo così una nuova epoca di immagini e musica».

TU SEI STATO NEGLI ANNI 80 UN PERSONAGGIO DI SPICCO, COME RENATO ZERO, PER IL TUO LOOK PARTICOLARE, CON ABITI DA SCENA SFAVILLANTI E TRUCCO. COSA RICORDI DI QUEL PERIODO?
«A quell’epoca i teenager impazzivano per Miguel Bosè, che era amatissimo e baciato dalla fortuna: bello, papà torero e mamma attrice. E, inoltre, ha avuto l’occasione di frequentare grandi personaggi, come Pablo Picasso…
Io, purtroppo, in questo non sono stato molto aiutato: i miei genitori erano dei semplici contadini e la mia casa non era frequentata da personaggi di quel calibro».

QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL FUTURO?
«Sto preparando l’album “Ottanta e basta”, che uscirà tra un mese. È una cover di brani degli anni 80 come “Tomorrow” di Amanda Lear, “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti, “Ninna nanna” della Bertè, “Amore disperato” di Nada, “Cobra” di Rettore ed altri brani famosi, compreso “Geghegè” e il mio “Polisex”».

STO PREPARANDO UN LIBRO CON TUTTE LE MIE INTERVISTE. POSSO CHIEDERTI DI REALIZZARE UN DISEGNO SU UN FOGLIO DI CARTA, IN MODO CHE IO POSSA INSERIRLO TRA I TANTI RICORDI DEI MIEI INCONTRI?
«Molto volentieri! Anzi, mentre disegno ti racconto un aneddoto. Mi diceva Miguel Bosè, tanto tempo fa, che Picasso frequentava la loro casa e solitamente si tratteneva in cucina, dove scarabocchiava su dei tovaglioli alcuni disegni, che poi regalava a Miguel e alle sue sorelle. Loro li prendevano, ci giocavano e poi li buttavano via! Se avessero saputo che erano un Picasso…
Perciò il mio disegno conservalo gelosamente, quando morirò varrà sicuramente tanto!»


(Articolo di Loredana Rizzo, pubblicato su Orizzonti n. 36)

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