| Nel libro c'è il racconto della nostra cronaca: dalla strage di Piazza Fontana, alle morti misteriose di Mattei e Feltrinelli
La strage di Piazza Fontana. Le morti misteriose di Mattei e Feltrinelli. Se per un attimo provassimo a inscrivere questi singoli fatti, ormai storici, nel parto mentale di un autore thriller, allora romanzi come “Confine di Stato” non dovrebbero provocare in noi alcuna reazione – eccetto un simpatizzante coinvolgimento. Ma quando invece è proprio attraverso la letteratura d’intrattenimento o di finzione che oggi si aprono verosimili squarci attraverso realtà così vicine a noi (la nostra storia, la nostra cronaca, i nostri morti), allora viene spontaneo porsi a confronto con quelle stesse realtà grazie a un’ottica nuova. “La guerra non si fa con le pistole…”, scrive Simone Sarasso, “…La guerra si fa con le spie”. E le spie, in quanto tali, agiscono con discrezione: difficile anticiparne le mosse, o intuire quale disegno stanno via via completando, a commissione. Per la Causa.
Pubblicato un anno fa all’incirca presso un piccolo editore (EffeQu), con una veste editoriale assai moderna e originale per un prodotto potenzialmente destinato a restare di nicchia, il caso di “Confine di Stato” esplode su giornali e soprattutto su Internet, guadagnandosi in breve la stima di lettori del calibro di Valerio Evangelisti. E sarebbe a questo punto facile aggiungere che da qui all’essere riproposti dallo storico editore veneziano Marsilio è stato un passo breve e naturale. Vediamo invece com’è andata davvero.
LA PRIMA EDIZIONE DI “CONFINE DI STATO”, USCITA PRESSO EFFEQU, SI PRESENTAVA IN UNA VESTE E UNA PROGETTAZIONE GRAFICA INSOLITA. COME MAI HAI CURATO IL LIBRO PROPRIO COSÌ, ANZICHÉ AFFIDARTI ALLA FORMA EDITORIALE CLASSICA?
«La prima edizione del mio romanzo era concepita come un dvd. Il dvd di un film d’azione sui Misteri Italiani. Un passo più in là (dal punto di vista storico, non stilistico) del sommo “Romanzo criminale”. Alla fine del “film”, come in ogni dvd che si rispetti, arrivavano i contenuti speciali - cioè il trailer a fumetti, un vero e proprio spin-off della storia (un racconto di una dozzina di pagine, cresciuto sulla corteccia del romanzo) e un dietro le quinte in cui spiegavo le intenzioni del libro. Tutto ciò ha a che vedere con la dimensione visuale della mia scrittura. La letteratura, per quanto mi riguarda, è il metodo più economico (e l’unico attualmente alla mia portata) di fare cinema».
QUINDI IL “CONFINE” FRA LETTERATURA E CINEMA, SECONDO TE, È DAVVERO TANTO LABILE?
«Produzioni come “Romanzo criminale” dimostrano che letteratura e cinema (di qualità) possono andare a braccetto. Che alcune storie, se fossero “benedette” dalla telecamera arriverebbero molto più facilmente alla gente. Negli ultimi anni molto si sta facendo in proposito. La forma di intrattenimento del futuro, intesa nella miglior accezione possibile, sarà ibrida: dalla rete scivolerà tra le pagine di un romanzo, per cristallizzarsi poi in fotogrammi, su grande e piccolo schermo».
STANDO A COSA SI PUBBLICA OGGI, PER UN “GIOVANE SCRITTORE” SEMBRA PIÙ FACILE GUARDARSI L’OMBELICO CHE OCCUPARSI D’ALTRO. TU PERCHÉ RACCONTI INVECE LA STORIA D’ITALIA?
«Per necessità. E per rabbia politica. Fatti come Piazza Fontana non possono lasciare indifferenti. Processi che si concludono dopo trentasei anni con le spese a carico delle vittime lasciano qualcosa in più che l’amaro in bocca. E io sentivo preponderante l’esigenza di dar la colpa a qualcuno. È così che è nato il protagonista del mio romanzo. E la mia rabbia un po’ è scemata. Scrivere delle ragazze che ho avuto al liceo, o dei miei lavori precari, non mi avrebbe fatto sentire così».
E DUNQUE LA STORIA DIVENTA UNA GRANDE AVVENTURA DI SPIONAGGIO, MA IN REALTÀ STIAMO PARLANDO DI GENTE CHE LE BOMBE LE HA MESSE SUL SERIO. PENSI DAVVERO SIA QUESTA LA CHIAVE PER COMPRENDERE LE RAGIONI DI CERTI MOMENTI STORICI? «Come ripeto spesso, la letteratura è fiction. Quello dello storico è un altro mestiere. Lo scrittore è un bugiardo professionista: la realtà l’amplifica, la stravolge, la inzacchera di verosimile. Se pensi alla storia che racconto in “Confine”, specialmente ai peggiori maneggi della DC o alle responsabilità in gioco riguardo alla morte di Mattei, ti accorgi di quanto mi sia lasciato prendere la mano. Una cosa può comunque farla, un tipo di narrativa come la mia: può spingere il lettore a saperne di più. Specialmente il lettore giovane, che queste cose non le ha vissute né tanto meno studiate a scuola. E allora qualcuno a cui sarà piaciuta la scena dell’esplosione con cui il mio romanzo si apre, magari andrà a leggersi un testo serio su Piazza Fontana, come quello di Giorgio Boatti».
“CONFINE DI STATO” È IL PRIMO VOLUME DI UNA TRILOGIA. COM’È NATA L’IDEA? PERCHÉ DEDICARE ALLA STORIA D’ITALIA BEN TRE ROMANZI?
«Perché la storia del Paese in cui viviamo, la storia delle due Repubbliche, inizia nel ’53, con lo strapotere di una certa corrente DC, ma non finisce di certo nel 1976 - anno in cui la narrazione di “Confine di Stato” si sospende temporaneamente. C’è ancora molto da dire sugli anni di piombo e soprattutto sul magma di Tangentopoli, che ha creato i presupposti per l’Italia attuale. La cosa intrigante è che la trilogia di “Confine” è stata concepita come tale dall’inizio, non è stata creata ad hoc per garantire un successo long-tail al mio romanzo. Inizialmente volevo scrivere un solo libro, ma il volume di un’opera del genere sarebbe stato imbarazzante, per un esordio. Così, ne sono stati messi in cantiere tre».
NON VORRESTI CONFRONTARTI ANCHE CON ALTRI TEMI, CHE NON SIANO PER FORZA QUESTI?
«Per ora il mondo che gira intorno alla mia penna è fatto di spie, di intrighi e di cattivi da film americano. Anche gli altri progetti a cui sto lavorando, una graphic novel e un romanzo collettivo, sono storie di agenti segreti e di malaffare di Stato.
Chissà che negli anni i miei gusti non cambino. Non si può mai sapere».
Biografia:
Simone Sarasso, classe ’78, ha lavorato in un’agenzia di stampa e come illustratore per riviste underground. Oggi fa il maestro di sostegno in un asilo. Ha pubblicato alcuni racconti in antologie. “Confine di Stato”, il suo romanzo d’esordio, è il primo volume di una trilogia noir sui misteri e le trame della Storia d’Italia dal dopoguerra a Tangentopoli. Il libro è stato pubblicato nel 2006 da Effequ Editrice in una prima edizione limitata, nel Giugno 2007 Marsilio ne ha prodotto e pubblicato la versione definitiva, rivista e ampliata.
(Articolo di Gianluca Mercadante, pubblicato su Orizzonti n. 32)
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