| In una scorsa di ricordi impregnati di amara ironia, segnalati da un dipendente del Comune di Napoli come punti salienti dei suoi anni di servizio, si riflette l’immagine di una città che trasmigra con i suoi multiformi aspetti nei gangli del suo principale organo di governo.
Trapassati “ ’e tiempe belle ’e ’na vota”, arabescati da mare, sole, melodie e “arie ’e ciardine” (“ma tanno nun ce steve niente”, ribattono i crapuloni), progresso e libertà, reagenti alla miseria di una volta ma altrimenti intesi da ogni strato sociale come affarismo e diritto di arraffare, hanno finito per coprire di caligine animi già predisposti naturalmente e storicamente a campare in una babilonia, fino a plagiarli nella convinzione che questo sia il miglior modo di vivere per non avere niente di che privarsi. Ecco perché è parere dell’autore che i tanto strombazzati mali di Napoli, sciorinati a destra e a manca come freni al suo riscatto e al suo sviluppo, alla fin fine come tali non esistono, sono essi stessi membra di un corpo, la città. Qui non ci sono pirati a tenerla in sequestro, né esiste un “grande vecchio” che la tiene attorcigliata con liane. Chi ne descrive la realtà senza togliersi i propri paraocchi culturali o ideologici finisce per fare commistione tra realtà e verità, e il tutto si riduce sempre a momentanee filantropie faccendiere o a cronistorie giallicce. La verità, tragica o grottesca che sia, la dice chi sopporta la vita senza infingimenti. Queste memorie ne sono un rendiconto.
Collana "Gli Emersi - Narrativa"
pp.232 €15,00
ISBN 978-88-6498-745-3
Continua a seguirci su facebook al seguente link
http://www.facebook.com/alettieditore |