| L’incultura della Cultura.
Il mondo è ormai un villaggio dove tutte le distanze, comprese quelle culturali, tendono ad annullarsi. Mentre la lontananza esaltava i personaggi (e le gesta, le sfide, i lignaggi), la confidenza toglie riverenza: in patria nessuno è più profeta, né eroe per i suoi valletti. Scopriamo così l’inconsistenza dei maestri di pensiero: pur quando predicano bene, vediamo che razzolano male; propalano più guai di quanti pretendano risolverne. Dunque l’autorità morale è deleteria, e pure l’autorevolezza è almeno un po’ sospetta. Lo sanno gli amici, i parenti, i confidenti; quando lo sapranno tutti i cittadini ne avrà sollievo l’intera umanità.
Dove si va a parare? Si dimostra che il buonsenso prescinde dalle ideologie, dalle certezze altrui e finanche dalle opinioni proprie; non si misura dal livello culturale ed è strettamente personale. Pertanto non esistono maestri di pensiero, né esistono concetti che valgano a precetti. Il buonsenso individuale è il solo vero pharmakon che ci salva.
Non ci sono persone “profonde”: ci sono millantatori che si atteggiano a profondità. Nessuno ha un credo più certo del tuo; nessuno sa della vita più di quanto sai tu. Siamo tutti autorevoli alla pari: varia solo la capacità di gigionare.
Collana "Gli Emersi - Narrativa"
pp.428 €18,90
ISBN 978-88-6498-742-2
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