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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Da Roma all’Università di Zurigo. Le riflessioni di DACIA MARAINI

di Rivista Orizzonti

La scrittrice: «L’Italia, da lontano, appare confusa, involgarita e spesso ridicola».



L’impegno creativo spinge la nostra scrittrice contemporanea più tradotta al mondo, Dacia Maraini, ad alternarsi con incredibile disinvoltura tra narrativa, drammaturgia, giornalismo critico, sceneggiature cinematografiche, scrittura creativa in genere e, non ultimo, la poesia. Di questi giorni è la notizia che un suo componimento poetico inedito è stato scelto per essere riprodotto su una stele di ceramica che sarà affissa nel borgo medievale di Rocca Imperiale, il Paese della Poesia, in provincia di Cosenza, durante la manifestazione del Premio Federiciano (dal 4 all’11 dicembre 2010).
Impegnata assiduamente anche nell’attività didattica, spesso invitata come «professoressa» da importanti atenei di tutto il mondo, di recente ha insegnato all’Università di Zurigo dove ha affrontato nelle sue lezioni la tematica “L’influenza del mito classico nella letteratura italiana. Il femminile e il maschile nella cosmogonia classica e nella società italiana.”
Chiediamo a lei, che spesso è in terra straniera, qualche riflessione proprio sulla società italiana.

Gli echi dell’Italia, che giungono in un Paese limitrofo come la Svizzera dove attualmente lei vive, che idea dànno della nostra Nazione?
«Avvilente, in questo periodo. L’Italia, da lontano, appare confusa, involgarita e spesso ridicola».

La Svizzera, però, è anche il luogo dei “paradisi fiscali”.
«La Svizzera, non avendo mai partecipato a guerre, è diventata un centro bancario importante, perché sicuro. Ma non è per questo che dovrebbe essere ricordata. La Svizzera è il solo Paese che negli anni del razzismo ha rifiutato di cacciare gli ebrei dal suo suolo, che ha accolto tutti i profughi politici dal mondo, che ha dato asilo a grandi pensatori e grandi filosofi che in casa loro venivano perseguitati».

Nelle scuole svizzere ci sono molti corsi di lingua. Questa predisposizione dell’insegnamento a prediligere le lingue, a discapito di materie classiche, umanistiche, rientra nel discorso della globalizzazione culturale? Qual è il suo punto di vista?
«Chi ha detto che l’insegnamento delle lingue è fatto a scapito di altre materie? Nella prestigiosa università dove ho insegnato, che si chiama Politecnico e dove si imparano soprattutto materie scientifiche, ci sono facoltà umanistiche importantissime. Anzi, è proprio in Svizzera che è stata coltivata per anni, e lo si fa tuttora, l’idea di un insegnamento a tutto tondo, che formi la persona umana nel suo insieme».

Nella capacità di apprendimento trova delle sostanziali differenze tra gli studenti svizzeri e quelli italiani?
«Gli studenti svizzeri, in genere, sono molto motivati e attenti. D’altronde nelle loro università la frequentazione di un corso è controllata ed è un valore. Contano i voti, contano gli studi che si fanno. Naturalmente ci sono le eccezioni come dappertutto, ma il clima generale è molto serio e tende a premiare i migliori».

È da sei mesi (l’intervista risale a maggio 2010, ndr) che la nostra Dacia Maraini si trova all’Università di Zurigo come Visiting Professor nella cattedra dedicata a Francesco Saverio De Sanctis; lo studioso che nella sua Storia della letteratura italiana chiarì il legame tra il contenuto e la forma, con lo scopo di ricostruire quel mondo culturale e morale dal quale sarebbero nate, in seguito, le grandi opere.
Dacia Maraini di antica famiglia siciliana, gli Alliata di Salaparuta, trascorre parte dei suoi anni giovanili fra il Giappone e la Sicilia. Trasferitasi a Roma con il padre, farà diversi lavori per mantenersi agli studi.
A ventuno anni fonda, insieme ad altri giovani, una rivista letteraria, “Tempo di letteratura”, edita da Pironti a Napoli, e comincia a collaborare con le riviste “Paragone”, “Nuovi Argomenti”, “Il Mondo”. Negli anni sessanta pubblica i suoi primi romanzi: “La vacanza”, “L’età del malessere” (che ottiene il premio internazionale degli editori “Formentor”), “A memoria”. Per la Feltrinelli, con il titolo “Crudeltà all’aria aperta”, pubblica nel 1966 le sue poesie. Nel corso di questi anni Dacia Maraini comincia ad occuparsi anche di teatro fondando, insieme ad altri scrittori, il Teatro del Porcospino, in cui sono rappresentate solo novità italiane: Gadda, Moravia, Juan Rodolfo Wilcock, Siciliano, Maraini e Parise. L’afflato drammaturgico la coglie negli anni Sessanta e si concretizza con vari testi teatrali, tra i quali: “Maria Stuarda”, che ottiene un rilevante successo internazionale, “Dialogo di una prostituta con un suo cliente”, “Stravaganza”; fino ai recenti “Veronica, meretrice e scrittora” e “Camille”.
A Roma incontra Alberto Moravia, per chiedergli la prefazione di un suo libro. Ne scaturisce un’amorosa intesa che si concretizzerà in una lunga e solidale relazione.

«Il libro in questione - ci dice la Maraini - era “La vacanza”. L’avevo scritto di notte, perché di giorno studiavo, avevo gli esami. L’ho portato a vari editori che non me l’hanno accettato. Solo uno, Lerici, mi ha detto che l’avrebbe pubblicato, ma solo nel caso in cui gli avessi portato la prefazione di Moravia. Così l’ho cercato attraverso un amico comune, Tucci. Lui è stato gentile: l’ha letto, gli è piaciuto e mi ha scritto la prefazione. Lerici l’ha pubblicato ed è andato bene. Tanto che non ho più avuto bisogno di prefazioni (molto simpatica!, ndr)».

Nel 1973 fonda, assieme con Lù Leone, Francesca Pansa, Maricla Boggio e la collaborazione di una sua giovane allieva Alma Daddario, il Teatro della Maddalena, che viene gestito e diretto da donne. Il teatro, infatti, ha sempre rappresentato per Dacia Maraini anche un mezzo di comunicazione per informare il pubblico riguardo a specifici problemi sociali e politici.
Al Politecnico di Zurigo Dacia Maraini gestisce il corso sull’ “influenza del mito classico nella letteratura italiana”.
Il corso delinea come, pur nel rispetto dei ruoli, il mito classico abbia dominato la letteratura italiana.

«Non posso, adesso qui, sintetizzare il lungo discorso che è stato il fondo delle mie lezioni - spiega la Maraini -. Posso solo dire che mentre il mito greco è profondamente inserito dentro la nostra immaginazione, il nostro sistema simbolico, la nostra geografia mentale, in realtà se ne sa poco. Si sa per esempio chi era Edipo. Ma cosa c’è dietro Edipo, perché si comporta in quel modo e perché risolve il mistero della sfinge, non lo sa quasi nessuno. È stata una bella cosa ripercorrere le meravigliose storie del mito greco, attraverso grandi maestri come Eschilo, Euripide, Sofocle e poi ancora Apollodoro, Pausania, Plutarco, e poi ancora i nostri contemporanei come Robert Graves, Grimal e tanti altri. Analizzati attraverso gli scrittori italiani naturalmente: Dante, Pascoli, Savinio, D’Annunzio, Pavese, Alda Merini, Pasolini e tanti altri».

Anche da lì, dalla Svizzera, Dacia pensa spesso all’Abruzzo, sua terra di adozione negli anni della maturità. Questa terra, con le leggende di antiche civiltà, i boschi popolati di animali, le tradizioni, i terremoti che la devastano, è anche il suo rifugio: il luogo solitario dove la concentrazione spirituale la porta a concepire i suoi romanzi. Ho passato un capodanno in questo rifugio, accanto alle sensibilità affettive che in quell’anno erano lì presenti. Dolci ricordi con persone uniche!
La scrittura di Dacia Maraini è ricca e profonda, e ci accompagna in viaggi della memoria dove l’unico biglietto è rappresentato da uno sguardo, un sorriso; intenso e libero!


(Articolo di Giuseppe Lorin, pubblicato su Orizzonti n. 38)


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