| Vecchioni: «Dio ha voluto che ci costruissimo tra il dolore ed il respiro per non addormentarci mai, per cercare sempre».
È USCITO DA POCO IL TUO ULTIMO ROMANZO “SCACCO A DIO”. COSA SIGNIFICA E QUAL È IL MESSAGGIO SUBLIMINALE CHE VUOI MANDARE; E A CHI IN PARTICOLARE?
«Non c’è messaggio subliminale, “Scacco a Dio” è chiaro come il sole: noi sfidiamo la vita di tutti i giorni e quella dei giorni rari concessi a pochi… Perché? Dio non ci ha voluti felici e con la pancia piena, sarebbe stata la nostra fine. Dio ha voluto che ci costruissimo tra il dolore ed il respiro per non addormentarci mai, per cercare sempre».
SECONDO LA TUA OPINIONE, CI SONO DEI LIMITI, DEI CONFINI, TRA L’ARTE DEL MUSICARE, DEL COMPORRE, E L’ARTE DELLO SCRIVERE?
«I limiti sono tutti formali. Una canzone è l’intreccio di tre semantiche: parola, musica, interpretazione. Scrivere (poesia, narrativa) è “parolare” (un limite e un vantaggio) e basta. Il punto cruciale e finale sta sempre nella sintesi lirica e questa si può raggiungere in vari modi, da qualunque parte si provenga».
CHE RAPPORTO C’È TRA LA FATALITÀ, IL DESTINO E IL LIBERO ARBITRIO?
«Io credo che all’Uomo sia dato di scegliere sempre in piena libertà. Quel che chiamiamo “destino” altro non è se non ciò che abbiamo già scelto, scegliamo o sceglieremo e di cui Dio tiene un archivio. L’archivio è ininfluente, siamo noi a scriverglielo. Il caso è la più grande prova della libertà degli eventi, tragico o fortunato che sia».
CREDI NEI SIMBOLI, NEI MESSAGGI, NEGLI AVVERTIMENTI O CONSIGLI CHE UNA REALTÀ A NOI INVISIBILE, IMPERCETTIBILE, SCONOSCIUTA AI NOSTRI SENSI FA ARRIVARE ALLA NOSTRA COSCIENZA?
«Credo ad un’immensa forza intuitiva, mediatica che ci percorre e ogni tanto si palesa.
Penso che il mondo, l’universo siano disseminati di simboli che ci sfidano a capire. Credo mediocre ed inattendibile un’esistenza basata su domande e risposte abituali, rituali. Credo che l’Arte, come “Inventio”, ci dia risposte uniche».
COSA PENSI DELLA SFIDA CONTINUA CHE L’UOMO, NEI SECOLI E RIPETUTAMENTE, MUOVE A DIO ATTRAVERSO LE SCOPERTE SCIENTIFICHE O ATTRAVERSO INTENZIONI OPPORTUNISTICHE DELL’UMANITÀ IN GENERE?
«Penso che Dio abbia creato gli Uomini e il Mondo non aspettandosi niente di diverso da ciò. Non siamo una riserva di branzini, uno zoo di animali da collezione. Dio per primo voleva queste sfide continue».
UNA RIFLESSIONE SULL’OPERA DI ROBERT LOUIS STEVENSON, “LO STRANO CASO DEL DOTTOR JEKYLL E DEL SIGNOR HYDE “(THE STRANGE CASE OF DR. JEKYLL AND MR. HYDE, 1886, NDR): NON PUÒ ANCHE QUESTA SFIDA ESSERE CONSIDERATA UNO “SCACCO A DIO” ANTE LITTERAM?
«Assolutamente sì».
COME DEFINISCI QUESTA TUA NUOVA OPERA “SCACCO A DIO”: UNA RACCOLTA DI RACCONTI, UN ROMANZO DELL’ESISTENZA, O UN DIARIO DELLE SFIDE?
RESTA COMUNQUE ASSODATA LA TUA CAPACITÀ DI SCRITTURA CHIARA, PRECISA, SOBRIA E LIMPIDA.
«Questo è un romanzo di racconti; ma le sfide sono solo dei pretesti. In realtà quel che mi premeva era arrivare ad una fede, ad una certezza emozionale fuori dalla teologia e dalla filosofia».
TORNIAMO UN ATTIMO ALLA TUA DISCOGRAFIA. C’È UN LAVORO CON IL QUALE SEI PARTICOLARMENTE IN EMPATIA E PER QUALE MOTIVO?
«La mia ricerca è stata progressiva e non facile: ho eliminato (prolissità, “supereghi politici del momento”, amori strazianti) e ho aggiunto ( “l’Uomo per sempre”, “i ricordi come salvezza”, “i valori per sempre”) e ad ogni tappa ho amato e difeso quel che facevo. Se devo dire cosa è venuto fuori credo che di meglio non potevo; penso a “Il cielo capovolto”, a “Il lanciatore di coltelli”, a “Rabbia di stelle”».
(Articolo di Giuseppe Lorin, pubblicato su Orizzonti n. 36)
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