| Il libro che sta leggendo?
«Sto rileggendo “La donna della domenica” di Fruttero e Lucentini».
Un classico che ancora non ha letto?
«Ce ne sono una marea. “Guerra e pace”, per dirne uno».
Il primo libro che ha letto?
«Finita la fase dei libri per bambini e per ragazzi - che è iniziata prestissimo ed è finita tardissimo -, il primo libro “adulto” (ero al primo anno di liceo, credo) è stato “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift».
Il libro che porterà sempre con sé?
« “Casalinghitudine” di Clara Sereni, senza dubbio. Per motivi affettivi, per motivi letterari, e perché contiene le ricette dei miei piatti meglio riusciti».
Il libro che avrebbe voluto scrivere?
«Proprio quello. Anzi, stavo per scriverlo, forse non proprio altrettanto bene. Spiegai l’idea a Tiziano Scarpa, e lui mi avvertì: “Bella, purtroppo l’ha già avuta Clara Sereni nel 1987”».
Il libro più divertente?
«e. di Matt Beaumont, uscito una decina d’anni fa. Un romanzo epistolare inglese (dove le epistole sono le email) ambientato in un’agenzia di pubblicità di Londra. Non credo che sia mai stato tradotto in italiano, a volte mi ripropongo di farlo io, poi non lo faccio mai».
Il più triste?
«Evito accuratamente i libri troppo tristi».
Il più difficile?
«La “Bhagavadgita”, il Vangelo indiano. O “Le gesta del Buddha” di Asvaghosa».
Il libro che non leggerà mai?
«I libri di Giorgio Faletti, ma mai dire mai».
Il libro maggiormente sottovalutato?
«Non saprei da dove cominciare, il mondo è pieno di libri sottovalutati».
E quello maggiormente sopravvalutato?
«Non saprei da dove cominciare, il mondo è pieno di libri sopravvalutati».
Un libro che dovrebbe avere un seguito?
«Nel senso di sequel? Io sono contraria ai sequel, anche al cinema. Poche cose mi irritano come i maghetti di Harry Potter. Ma se hanno un tale mercato, evidentemente sono io che non capisco un cavolo».
E quello da cui trarre un film?
«Dovrebbero trarre un film dal mio prossimo libro, così divento ricca».
Il libro maggiormente utile ad uno scrittore esordiente?
«Qualsiasi libro che lo tenga incollato, non importa il genere o il livello. La stura per scrivere me lo diede “Fine di un amore” di Catherine Texier, un romanzo assai trascurabile nel panorama mondiale delle lettere; eppure in me ha fatto suonare rintocchi decisivi. È davvero molto soggettivo».
E quello da sconsigliare ad uno scrittore esordiente?
«Tutti i libri che lo annoiano e non lo riguardano, viceversa».
Un libro inutile?
«La maggior parte lo sono, io stessa temo di aver contribuito con un paio di tomi».
La citazione preferita?
«If life hands you lemons, make lemonade».
Il personaggio maggiormente ammirato?
«Il protagonista di “Eureka Street”, perché oltre a essere profondamente convincente mi fa anche ridere».
E quello maggiormente detestato?
«I personaggi delle “Città Invisibili” di Calvino mi stavano tutti uniformemente sulle balle».
Il luogo più strano in cui ha scritto?
«Nella platea di un concerto di musica balcanica. Il mio amico mi guardava con disprezzo e diceva: “Tu sei cretina”. Credeva che lo facessi per darmi un tono da scrittrice, in realtà è che la musica balcanica mi annoiava».
Il prossimo libro che scriverà?
«Sto scrivendo un libro con il regista Fausto Brizzi; abbiamo appena finito di scrivere due film insieme, che lui sta girando, e adesso stiamo scrivendo un libello divertente (spero, divertente) a quattro mani.
Da più di un anno e mezzo sto lavorando con uno sceneggiatore e un illustratore su un progetto a cui tengo moltissimo, una graphic novel che tratta di malattia mentale. È un “on the road” a fumetti: in macchina ci sono un padre psicotico e una figlia che, avendolo a carico, lo sta portando in ospedale per un ricovero. Attraversando lo Stivale in macchina da Nord a Sud, i due ripercorrono la storia della loro famiglia, che è stata frantumata dalla malattia paterna. Il tutto con toni ondivaghi: leggeri, amari, violenti, teneri, a volte comici, e con i disegni di Marco Marini che sono davvero uno spettacolo. Uscirà l’anno prossimo per Bompiani. Per chi vuole, presenteremo l’anteprima del nostro lavoro il 6 maggio sera da Bibli, a Trastevere.
Poi la Bompiani aspetta da più di un anno che io scriva il mio secondo romanzo... E mi sa che dovranno aspettare ancora un pochettino. L’anno scorso si è spezzato l’hard disk contenente tutti i capitoli che avevo scritto, e non ho voglia di ricominciare daccapo. Ma come diceva non ricordo quale poeta beat, dopo aver perso la sua valigetta con dentro i fogli: puoi anche perdere le poesie, l’importante è non perdere il poeta».
NOTE BIOGRAFICHE
Pulsatilla (pseudonimo di Valeria Di Napoli) è nata a Foggia, il 29 agosto1981. Comincia a scrivere già negli anni del Liceo classico, il “Vincenzo Lanza” di Foggia, ed ottiene un primo riconoscimento nel 2001, giungendo in finale al Premio Campiello giovani. Si trasferisce, maggiorenne, dalla Puglia a Milano, dove ha svolto la professione di copywriter e, negli anni successivi, si sposta a Roma, dove attualmente vive.
Con il suo primo libro “La ballata delle prugne secche”, edito da Castelvecchi, ottiene un successo immediato. Il libro ispirato dal suo seguitissimo blog, che aveva incuriosito i naviganti della rete internet tra cui lo stesso editore Castelvecchi e altri celebri fans, non è un vero e proprio romanzo, ma una specie di soliloquio sul suo rapporto tormentato con il mondo, raccontando con irriverenza, humour e molti spunti comici, le sue convinzioni ed esperienze, in buona parte autobiografiche, su genitori, sesso, cibo, dipendenza da chat. Il libro ha raggiunto nel luglio 2006 l’ottavo posto della classifica italiana delle vendite.
Nel 2008 ha pubblicato, per Bompiani, il romanzo “Giuletta Squeenz”: la storia di una bambina tanto intelligente (spietata e dissacrante) quanto asociale e totalmente disinteressata ai suoi coetanei. Anche questo secondo lavoro, è caratterizzato da una scrittura arguta e vivace.
Sempre nel 2008, ha pubblicato “Quest’anno ti ha detto male - Lettere a Babbo Natale cestinate da lui medesimo e casualmente ritrovate”. (Bompiani)
(Articolo di Caterina Aletti, pubblicato su Orizzonti n. 36, nella rubrica “Libri, che passione!”)
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