| C'è un orizzonte, nel passato di ogni giovane, dentro il quale le vissute emozioni degli istanti si fanno sillabe donate a pensieri e a riflessioni. Le pulsioni alla scrittura sono spine laceranti che s'acquietano, perdendo vigoria e violenza, solo se si riesce a violare l'intimità del riserbo e a svelare, in svariate maniere, l'immagine dell'io fatto sé sulla tela dei ricordi. La confessione del proprio universo emotivo e poetico è in un certo senso la prima matura esternazione del passaggio ad una riva senza ritorno.
Tale consapevolezza fa sì che il linguaggio espressivo ondeggi senza tregua tra serena certezza d'aver vissuto intensamente una prima fase della vita e trepidante incertezza di quello che saranno i suoi frutti. Il tempo delle stagioni si riduce all'attimo del vivere e del pensare, a fare del passato il lievito del futuro, rigurgito nel quale l'oggi si fa disincanto e sospinge l'anima ad acquattarsi in una circoscritta quantità di parole, vivificate da un'esuberante creatività di immagini e di simboli.
[...] È una sorta di mosaico che non termina nonostante la molteplicità delle tessere perché anche queste ultime, a loro volta, non hanno delimitazioni, non spazi e non tempi per dirsi e per svelarsi appieno. Del viaggiatore questo viaggio nell'anima e con l'anima conserva solo la consapevolezza dell'inizio. Non c'è l'ardimento necessario per addentrarsi oltre. Il giovane Nicola non si è munito di viatico. Sa che la sua temerarietà non oserebbe scalfire gli scenari che corrono veloci quando è in volo e in metro o su un bus delle metropoli.
[...] In fondo, per un giovane, non è del tutto impensabile che possa sentirsi "solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole". Nel cuore di una terra che non può più essere solo sua.
Bartolomeo Pirone (tratto dall'Introduzione)
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