| È il tormentoso tormentone di chi, affettando insoddisfatta e severa pseudocultura da salottino del sabato sera, proclama storcendo ogni volta la boccuccia: “Ma è datato!” Questo film, questa poesia, questo libro, questa giacca, questa faccia! È tutto maledettamente datato, datato! Come se portasse addosso i segni pestiferi di una corruzione inconfessabile.
I film degli anni 60 per esempio sono, ma sì, datati!... E dove li mettiamo Petri, Germi, Lattuada, Visconti, Ferreri, Bolognini & c.? In soffitta? Tra gli scatoloni vuoti della zia Edvige? E gli autori che hanno creato e fatta materia della problematica esistenziale di quegli anni (ma han dato anche senso e ragione poetica del “malessere” di vivere di ieri di oggi e di sempre!), i poeti, i romanzieri, i narratori in cui possiamo ancora riconoscerci?... Ah, questi li mettiamo in cantina tra i fiaschi vuoti e la bicicletta di nonno Amedeo!...
Sì, capisco, è "chic" (si dice ancora così o è datato anche "chic"?) mettersi tutto alle spalle, far finta, dico solo far finta, di guardare solo avanti in nome di un forsennato “futurismo” a tutti i costi. Ma, in verità, il paesaggio odierno davanti a noi, è dei più sconsolanti e noiosi.
Si parla ad esempio di “rottura” estetica e di coraggiosa avanguardia artistica quando si spiattellano per freschi di giornata i giochetti dadaisti di più di cent’anni fa!... Ah, questo sì che è datato! Si scrive e si stampa una montagna di sciocchezze maleodoranti e sgrammaticate in nome di una originalità che si aggrappa disperata alle frange strapazzate di vecchi autori “maledetti” del tempo che fu... più datati che mai! È un po’ come il bimbo che fa smorfie e versacci per darsi le arie che imitano i grandi.
E i “rivoluzionari” architetti odierni? Abusano e violentano a man franca i grandi innovatori dei primi del ‘900 (Aalto, Wright, Le Corbusier, per non parlare del povero Sant’Elia)... E la moda? E lo sport? E la musica? (leggera e non)...
Non voglio qui affermare che il più e il meglio è stato fatto (anche questo è un atteggiamento sussiegoso e banale), ma se il livello culturale oggidì è quello che è tra dilagare di clamorosa superficialità e urlante e rissosa cialtroneria, facciamone tesoro della cara eredità lasciataci da ieri e dall’altro ieri, senza buffi dinieghi snobistici…
Sono datati Totò e Fabrizi? Sono datati i Beatles e i Pink Floyd? Sono datati Sironi e de Chirico? E Fellini e Bergman?... È vero, l’artista racconta sempre i suoi tempi e i giorni in cui visse, è naturale, ma il suo respiro (quando è un vero artista) è ampio e profondo: sotto la superficie della sua contemporaneità brilla l’oro prezioso del suo istinto per l’assoluto, l’universale. Il suo “messaggio”, come una volta si diceva, era buono per ieri, ma ancor più per noi oggi. Altrimenti tutto è datato e superato: irrecuperabili allora Beethoven e Bach, Giorgione e Donatello, Caravaggio e van Gogh, Leopardi e Whitman!... E solo per scendere da troppo aulici piedistalli, buttiamo via Marotta e Campanile? Macchè! Ne avessimo di umoristi di così sapida e nobile vena!
Va bene, niente nostalgie facili e lacrimose, d’accordo. Ma il dejà vu dell’etichetta scaduta lasciamola come attributo degradante solo per le opere minori e per gli autori mediocri che furono (oh, se ce ne sono stati!), legati fin troppo al tempo e alla moda che li servì. Ma dove rimane l’unghiata inconfondibile dell’artista, il suo occhio limpido per l’uomo che fu e che sarà, la sua testimonianza resta e resterà, ieri come oggi, urgente e attuale come la voce che ci è più vicina.
(Da "La bottega del Misantropo" di Luigi M. Bruno, Orizzonti n. 38)
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