| (ASI) Tutto cambia e si trasforma, si estingue il rettile e subentra il pitbull. In psicologia per borderline si intende un disturbo della personalità a causa della quale il soggetto è caratterizzato da instabilità dell’umore, delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé, dell’identità e del comportamento, e una più generale anomalia nella percezione del senso di sé.
Questo il senso che Livio Cassiani Ingoni ha voluto dare alla sua raccolta di racconti brevi non a caso intitolata Diario borderline e pubblicato da Aletti Editore.
Per comprendere bene il senso del libro e l’animo dell’autore appare opportuno riportare un brano de “La sciamana”. “…tu hai due draghi, il primo sulla spalla sinistra incoronato e fiero, l’altro sull’avambraccio destro, trafitto da san Giorgio. Uno lo hai esaltato l’altro lo hai ammazzato”.
A nostro modo di vedere questa semplice frase è quanto mai esplicativa per capire il filo conduttore che lega le varie storie, alcune dal sapore fortemente autobiografico, del libro.
Temi ricorrenti nel libro sono la nostalgia, con l’autore che ha deciso di mettere nero su bianco episodi di vita vissuta ed esperienze precedenti, ed anche una voglia di regolare alcuni conti con il passato che si sarebbe voluto diverso, emblematico a tal proposito il racconto “Memoria patris mei” in cui l’autore prova a fare i conti con la sua storia personale chiarendo anche il rapporto con il genitore perso troppo presto. Proprio questi due elementi riescono a legare tra loro racconti apparentemente molto diversi tra loro.
Uno dei brani che, ad esempio, ha maggiormente colpito il nostro interesse è stato “Il grande vuoto” dove la storia della ruspa che avanza distruggendo il campetto dove l’autore ed i suo compagni giocavano a calcio appare quasi la metafora del passaggio dall’età della spensieratezza a quella adulta.
Con questo nuovo libro l’autore si conferma un artista maledetto a tutto tondo capace di spaziare non solo tra diverse arti ma anche di saper utilizzare diversi registri narrativi con una sensibilità non comune.
Piccolo libro ma di grande scorrevolezza si legge tutto d’un fiato e riesce a catturare l’attenzione del lettore per la grande varietà dei temi trattati e per lo stile e l’incisività utilizzati. Consigliato a tutti coloro che cercano un libro diverso ed interessante.
L’universo intero non è altro che uno spazio logico dominato dai Numeri, questa è la verità, ma l’artista non la capiva e non la capirà mai, egli…aveva tre in matematica.
Fonte: agenziastampaitalia.it
http://www.agenziastampaitalia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3726:-cultura-diario-borderline-racconti-brevi-di-livio-cassiani-ingoni-&catid=40:cultura&Itemid=127
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"Diario borderline", fantasie e racconti tra istinto e ragione
di Sara Zentile
“Diario borderline” edito da Aletti Editore, terza opera dello scrittore romano Livio Cassiani Ingoni, è un libro che indaga le tante sfaccettature dell'animo umano illustrandole con pacata ironia e un tono disincantato, attraverso storie diverse che attingono la loro sostanza dalla più movimentata realtà del mondo odierno.
Ho avuto il piacere di conoscere personalmente l'autore e di coglierne l'innata capacità di attento osservatore. Da qui la stupefacente facilità di riuscire a far percepire al lettore-interlocutore, le sue innumerevoli interpretazioni delle emozioni. Le stesse che emergono dal libro, dirette, senza filtri, contrastanti, intense, assolutiste. Tutto ciò arriva istantaneamente sfogliando le pagine del suo diario. Un diario, appunto, stralci di pensieri, fantasie, storie di vita rubate con uno sguardo, che risultano quanto più verosimili possibile.
Colpisce la prima parte dell'opera in cui prende corpo, a poco a poco, una trama frammentata. “Amare fantasie” è la storia difficile e traumatica tra Franz e Veronica. Un affresco che ci ricorda la dinamiche totalitarie dell'amore. Amore che diventa nemico di se stesso, si trasforma in possesso, dolore, distacco, passione senza sentimento. Riga dopo riga, paragrafo dopo paragrafo, nonostante qualche difficoltà nel concepire la struttura della vicenda, si ha quasi l'impressione di ascoltare una lenta e triste sinfonia, di osservare un quadro dalle tinte forti, scure, davanti al quale si resta immobili e confusi. Molti potrebbero immedesimarsi nei due protagonisti. Veronica conduce il gioco, Franz non c'è, è uno strumento nelle mani della donna. Da ciò scaturisce il dramma di un uomo costretto a confrontarsi con i suoi vuoti, l' impulsività, la sua incompresa maschilità infantile.
“Diario borderline” è chiaramente caratterizzato da uno stile semplice, da un linguaggio al limite del convenzionale, che di sicuro sarà particolarmente apprezzato dai lettori più giovani, i quali potranno ritrovare nel libro un po’ di se stessi.
Basta immergersi nella lettura dei successivi cinquantatre racconti per rendersene conto. La seconda sezione dell'opera di Cassiani Ingoni si distacca infatti, dalla prima proponendo una serie di aneddoti brevi ma precisi che proiettano tanti piccoli mondi. Magari si tratta di mondi lontani tra loro ma comunque, per qualche ragione, si incontrano. Così si passa dall’arte alla filosofia, dai temi della più accesa attualità alle storie di periferia, fino a incontrare il mondo dei tatuaggi. Già, perché anche la pelle ha qualcosa da raccontare. Ancora arte, arte sulla pelle; una tecnica che affonda le sue radici nella storia dell’umanità, nelle forme rituali delle antiche tribù. Una conferma o probabilmente una riflessione a cui l’autore intende portarci. Nell’animo umano, esiste una parte nascosta, repressa, inconsapevolmente legata a un misterioso istinto primordiale? Proprio quella inesplosa e sconosciuta forza, forse, ci renderebbe liberi di essere e di esprimerci.
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Nel Diario Borderline di Livio Cassiani Ingoni la percezione della realtà passa sempre attraverso la descrizione della fisicità o la deformazione del gesto e della parola. La faccia deturpata, il corpo di un energumeno buono, il soprannome di un ragazzone grande e grosso, lo scarafaggio innocente in visita al museo, un tatuaggio a metà, l'archeologa 'gran Pompeiana', le viscere della strega vista da dietro e una natura wagneriana che fagocita se stessa, appartengono alla lunga galleria di personaggi che popolano questo libro e che sono collocati dentro uno specchio deformante, fissato in uno scatto linguistico improvviso, in una posa espressionistica e grottesca, in una sterzata narrativa e repentina quasi sempre collocata nel finale, che obbligano ad avere un atteggiamento straniante, un punto di vista che si ferma ad osservare e a riflettere su quella periferia agrodolce, su quelle figure che sciolgono il loro grumo di umanità nel gioco infantile ed inaspettato di un avanzo di galera o nella vita spezzata dalla follia di un cecchino che annienta uno dei pochi tratti della normalità presenti nel libro.
L'autore, come il gatto territoriale della dedica, misura e riconosce uno spazio che conosce bene, che difende da inutili atteggiamenti consolatori e bozzettistici e in cui non smette mai di cercare i nervi scoperti della disperazione e della disarmante semplicità. Lungo questi margini in cui si annusa un odore di latente violenza, pure quando la periferia diventa città, anche la prosa coglie gli aspetti tragici e grotteschi, a volte romantici e surreali, con un taglio graffiante che trasforma questo album di ritratti in una porzione di vita, in cui ognuno cerca il senso delle uniche cose che ha a disposizione, delle opportunità a cui vuole aggrapparsi, sia quando è l'amore disperato, impossibile di un poeta o la saggezza rassicurante della diversità come nel caso del Giornaliero o in quello della Sciamana, sia quando è il sesso facile ma punitivo del bar Giamaica.
Un contatto umano, un luogo oppure il segno sul corpo giustificano o portano a galla il vuoto esistenziale, trasferiscono una piccola verità e il proprio momento di gloria o i sensi di colpa dell'Infedele che si fa tatuare il ritratto della moglie morta e più volte tradita. Ma nello stesso tempo, come una smorfia che deforma e fissa l'esistenza sul corpo clownesco delle tante donne senza naso e dei Gigi Senzapalle che alla fine si sposano, queste figure controverse ma sempre in posa, traballanti ma pronte a lasciare una traccia, rivendicano la loro autenticità e la voglia di partecipare con la propria legittima presenza a questo spettacolo di varia umanità.
Franco De Sanctis
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