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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

INTERVISTA AD ALESSANDRO GASSMAN

di Rivista Orizzonti

«Fare l’attore oggi - spiega Gassman - è un impegno altamente sociale. Significa dare voce, volto e azione a chi è emarginato, a chi ha la bocca chiusa, anche per ragioni politiche».


Lawrence d’Arabia sarebbe stato il personaggio storico che avrebbe voluto interpretare. Nel 1984 si distingue con ‘Affabulazione’ di Pier Paolo Pasolini, nel 1997 è ne ‘Il bagno turco’ diretto da Ferzan Ozpetek; sarebbe piaciuto a Proust, di cui potrebbe rappresentare egregiamente le vicissitudini dell’anima.
Viene scelto da Yves Saint Laurent come testimonial per la campagna pubblicitaria del profumo Opium e posa nudo per il calendario sexy 2001 della rivista Max; diviene inoltre testimonial per Lancia della Musa, e presta la sua faccia per il liquore Glen Grant.
Alessandro Gassman è l’icona dell’autentico maschio italiano, un po’ ambiguo, molto sexy, intelligente, fascinoso e adeguatamente dotato di diplomazia, che è utile… sempre!
La storica scuola del padre, Vittorio, meglio di qualsiasi Accademia d’Arte Drammatica, lo ha forgiato per impadronirsi delle tavole del palcoscenico. Ha studiato recitazione presso la “Bottega Teatrale” di Firenze; e così, come diceva il padre, anche lui ha imparato “a fare buchi nella sabbia”, scegliendo come attività quella di fare l’Attore, con la “A” maiuscola, passando per la porta d’oro principale di tutti i teatri.
Da qualche mese è il Direttore Artistico del Teatro Stabile d’Abruzzo, ente teatrale regionale, con piglio manageriale fermo e deciso tanto che sembra rivestire questo ruolo da anni. A nulla servono le critiche alla sua giovane età, 44 anni appena compiuti, se le scelte imprenditoriali sono quelle che valgono l’impresa. In questa nuova veste, è impegnato tra scelte artistiche di alta valenza culturale, emotiva e sociale, e lancio di nuovi autori italiani e stranieri, pur continuando a svolgere in egual modo le sue attività da attore, da regista e da organizzatore di eventi di alta Cultura Teatrale.
In questo anno 2009 è uscito il suo nuovo film da protagonista, Ex, con la regia di Fausto Brizzi.
Alessandro Gassman - Roma, 24 febbraio 1965 - è un attore italiano. È sposato dal 1998 con l’attrice Sabrina Knaflitz dalla quale ha avuto un figlio, Leo, nato nel 1998.
A lui, figlio di Vittorio Gassman e di Juliette Mayniel, due protagonisti del mondo dello spettacolo del secolo appena trascorso, chiediamo come vede l’evolversi della professione dell’attore.

«Fare l’attore oggi - spiega Gassman - è un impegno altamente sociale. Significa dare voce, volto e azione a chi è emarginato, a chi ha la bocca chiusa, anche per ragioni politiche. Nello spettacolo teatrale che abbiamo rappresentato a Roma dal 3 al 22 marzo, ‘La parola ai giurati’ di Reginald Rose, si mette in discussione la pena di morte nel mondo. È da quattro anni che è in corso una campagna per porre fine all’applicazione della pena di morte nei confronti di imputati minorenni, persone che hanno commesso un reato quando avevano meno di 18 anni. Mettere a morte minorenni è vietato sia dal Patto Internazionale sui diritti civili e politici che dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia. Tuttavia esecuzioni di minorenni continuano in Paesi come l’Arabia Saudita, lo Yemen e l’Iran. Per queste mie idee, che poi sono le idee di tutte le persone civili, abbiamo avuto il patrocinio di Amnesty International. Per rispondere meglio alla tua domanda posso dire che dopo il “Tramonto del grande attore”, argomento affrontato nel libro che Silvio D’Amico diede alle stampe ormai 80 anni fa, dove si parlava della nascita dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica e della formazione “tecnica” degli attori nuovi, e mio padre è stato il prototipo di questa istituzione italiana, è in me la ferma e decisa volontà di dar spazio alle nuove leve attoriali che abbiano alle spalle una severa formazione professionale, tanto è vero che accanto alla struttura principe del Teatro Stabile d’Abruzzo, abbiamo una dependance, come il Teatro India per l’Argentina di Roma, dove la sperimentazione di testi di autori nuovi vengono messi in scena e interpretati dagli attori giovani e meno giovani del teatro italiano. Tra le altre cose, e voglio ricordare ‘Roman e il suo cucciolo’ dove metterò in scena un attore di 16 anni, abbiamo in cartellone un lavoro di Lidia Ravera, ‘L’invisibile’, con la regia di Emanuela Giordano».

A PROPOSITO DEL NUOVO INCARICO PRESSO IL TEATRO STABILE DELL’AQUILA COSA MANCA PER METTERE IN PRATICA I PROGETTI CHE VEDREBBERO LO STESSO TEATRO ALL’AVANGUARDIA RISPETTO AGLI ALTRI TEATRI STABILI? I RAPPORTI CON LE AMMINISTRAZIONI LOCALI, I POLITICI?
«Diciamo che ognuno rispetta l’impegno preso senza ingerenze di parte. Io faccio l’attore e il regista e mi occupo prettamente di fare l’attore e il regista; c’è chi fa il politico e lo deve fare al meglio. Tu per esempio, senz’altro non ti metterai mai in competizione con chi corre nei giochi olimpici! Il rispetto della professione è la carta vincente di ogni progetto».

FAI PARTE DI UN IMPORTANTE GRUPPO TEATRALE FONDATO NEL 1980, LA “SOCIETÀ PER ATTORI” CHE SI CONFIGURA COME UNA FORMAZIONE CON L’INTENTO DI DARE IL MASSIMO IMPULSO ALLO SVILUPPO DELLA DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA, SIA ITALIANA CHE STRANIERA, E ALLA PROMOZIONE DI GIOVANI AUTORI E NUOVE LEVE DELL’AMBITO ARTISTICO. PARTICOLARMENTE SIGNIFICATIVE SONO STATE LE PRODUZIONI LEGATE AL PRIMO NUCLEO ARTISTICO E ORGANIZZATIVO DELLA COMPAGNIA (FRANCO CLAVARI, GIOVANNI LOMBARDO RADICE, ALESSANDRO CHITI, ALESSANDRA PANELLI, STEFANO VIALI, GIANNINA SALVETTI, MAURO MARINO, BARBARA PORTA, CLAUDIA DELLA SETA) CHE HANNO FATTO CONOSCERE IN ITALIA AUTORI COME ALAN AYCKBOURN, A. R. GURNEY, JEAN CLAUDE GRUMBERG, THOMAS BERNHARD ED ORA REGINALD ROSE.
QUI A ROMA, AL TEATRO ELISEO DIRETTO DA MASSIMO MONACI, IL 3 MARZO AVETE FESTEGGIATO LA 218ESIMA REPLICA DI ‘LA PAROLA AI GIURATI’ DI REGINALD ROSE. DI QUESTO SPETTACOLO HAI FIRMATO LA REGIA. MI DICI QUALI VALENZE DEL TESTO HAI MESSO IN EVIDENZA?
«È uno spettacolo corale, un giallo giudiziario, dove ognuno dei dodici personaggi è il protagonista delle emozioni che prova e trasmette al pubblico. Abbiamo lavorato sul “silenzio” e sull’ascolto. Possiamo dire che comunque il personaggio principale è il “ragionevole dubbio” sull’opportunità di mettere a morte un giovane accusato di parricidio. Sono due ore e mezza di tensione psicologica dove prevale chi ascolta di più. Risultano essere più interessanti le reazioni, le emozioni appunto. Sono proprio queste valenze, le emozioni e i sentimenti, che ho voluto mettere in risalto.
‘La parola ai giurati’ è un importante contributo al cambio della domanda fondamentale di questi tempi: non “se”, ma “quando” la pena di morte verrà cancellata. La risposta è: “presto”. Ma il “quanto presto” dipende da tutti noi».

QUALCHE COSA DEI PERSONAGGI?
«I personaggi sono dei numeri; io sono il giurato numero 8, che nel film era interpretato da Henry Fonda. Chiedi a Manrico Gammarota e agli altri chi interpretano... »

MANRICO GAMMAROTA: «Sono il giurato numero 3. Sono un colpevolista perché nutro rancore verso il ragazzo accusato di aver ucciso il proprio padre. Ma tutto questo per mie ragioni personali che si rifanno alla mia vita in famiglia, all’educazione familiare ricevuta. Comunque sono una specie di deus ex machina; al fin dei conti faccio prevalere il ragionevole dubbio».
SERGIO MEOGROSSI: «Sono il giurato numero 10. Sono il razzista, quello che vuole la punizione crudele, quello intransigente amante del pregiudizio».
MATTEO TARANTO: «Sono il numero 6. Il manovale rumeno, che nel testo originale non c’è ma l’attualità ha fatto sì che venisse creata questa figura, questo personaggio che sa ascoltare e che è, per le ripetute critiche al suo popolo, a favore del ragionevole dubbio; perché i rumeni, non sono tutti uguali. In una mano le cinque dita sono tutte diverse!»

QUALI TEMATICHE AFFRONTANO I NUOVI AUTORI SIA STRANIERI CHE ITALIANI?
«Le tematiche sono perlopiù universali e riguardano la difesa dell’individuo e l’integrità dei sentimenti. I testi dove si avverte l’emozione sono quelli che preferisco».

E DOPO LA PAROLA AI GIURATI QUALE SARÀ IL TUO PROSSIMO IMPEGNO ARTISTICO?
«A maggio sono impegnato in un film scritto da De Cataldo, ‘Il padre e lo straniero’, la storia di un’amicizia tra due padri, un islamico ed un italiano, per la regia di Riky Tognazzi».

COSA RAPPRESENTA L’AMORE PER TE?
«L’amore? Ma l’amore è mia moglie, Sabrina Knaflitz!!!».



(Articolo di Giuseppe Lorin in collaborazione con L’Unico, pubblicato su Orizzonti n. 33)


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