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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

SABINA GUZZANTI e Le ragioni dell’aragosta ( Intervista )

di Rivista Orizzonti

A Su Pallosu, in Sardegna, c’è ancora qualcuno che vuole cambiare le cose. Qualcuno che stringe i pugni, entrambi i pugni, e nonostante la vita, la politica, i cambiamenti radicali del nostro Paese negli ultimi trent’anni, e quant’altro possa in misure diverse remargli contro, questo qualcuno – o meglio: ‘questi’ qualcuno, sono di nuovo pronti a scommettere. Le cose possono cambiare. O per lo meno: la sola idea di poterle cambiare è già qualcosa.
Sabina Guzzanti, in questo suo ultimo film da lei stessa scritto, diretto e infine interpretato, rimette in piedi parte della banda di “Avanzi” (Pierfrancesco Loche, Francesca Reggiani, Cinzia Leone, Stefano Masciarelli, Antonello Fassari) e dà vita a un’operazione che è insieme cinema sperimentale, allegoria sociale e, come sempre, strumento di critica.
“Le ragioni dell’aragosta” racconta in primo luogo di un gruppo di attori che a Su Pallosu, nel tentativo di aiutare i pescatori locali a superare un grave momento di difficoltà causato dallo spopolamento del mare, organizzano in modo imprevedibile, estemporaneo, uno spettacolo. Tra i pescatori c’è un certo Gianni Usai, ex operaio alla Fiat ed ex sindacalista. Uomo che ha vissuto con dignità, sempre dedito a proteggere il lavoro dei suoi compagni. La sua presenza è di grande ispirazione e genera l’entusiasmo sufficiente a partire. Ma a quanto pare “Le ragioni dell’aragosta”, utopico e originale, sfacciato e inconsueto, non è soltanto una bella storia da raccontare…

MENTRE SCRITTURA E CINEMA VANNO SEMPRE DI PARI PASSO, TU HAI GIRATO UN FILM PRATICAMENTE “MAI SCRITTO”. CHE RAPPORTO C’È FRA TE E LA SCRITTURA, PRIMA CHE POI DIVENTI CINEMA, O TEATRO?
Non è esatto dire che non ho “mai scritto” questo film: ho alternato a scene completamente scritte altre parti puramente strutturali. La scrittura è per me un mezzo nudo e crudo per dare vita a qualcosa “in divenire”. I miei spettacoli sono molto più “scritti”, da un punto di vista formale, rispetto a quando invece li recito sul palco. “Le ragioni dell’aragosta” è nato partendo dalla storia di Loche, a cui ho aggiunto le altre storie del film. Queste ultime, però, ne generavano delle terze, e delle quarte, come degli armonici, e io le ho inseguite e aiutate perché prendessero maggiore concretezza, si amalgamassero al resto, fino a generare appunto qualcosa sì di disordinato e quindi realistico, ma pure stratificato, leggibile a tanti livelli.

TANT’È CHE IL MONTAGGIO È “ZAPPIANO”, QUASI…
Al montaggio ho inventato di sana pianta sia l’inizio che l’epilogo. Le domande che mi pongo fuori campo, quello che dico prima dei titoli di coda, nella sceneggiatura e in lavorazione non esistevano. Anche tutto il plot sulla FIAT è nato in sede di post-produzione. Sì, direi che Zappa è molto presente nello spirito di questo film. Ovviamente né le contestazioni operaie della FIAT, né il gruppo di attori che si ritrova dopo anni, o i pescatori, centrano molto con la sua musica. Ma il fatto stesso che Zappa sia adorato da Loche, realmente, ci ha permesso fin dall’inizio di “usarlo” nella finzione per invogliare il personaggio interpretato da Loche a unirsi al gruppo. Sono suggestioni, nate grazie al lavoro d’interviste effettuato prima delle riprese.

QUINDI LE STORIE PERSONALI DEI TUOI “COMPAGNI DI VIAGGIO”, CHE SI RACCONTANO NEL FILM, SONO REALI?
Come dicevo, ho effettuato delle interviste agli attori, ma non tutto coincide con la loro vita privata. Erano informati a proposito della struttura “basica” del film: un gruppo storico di attori televisivi che dopo molti anni si ritrova allo scopo di preparare uno spettacolo, i cui fondi avrebbero aiutato i pescatori del posto a uscire da una situazione drammatica. Tutti gli attori scelti possiedono un passato comune, un passato reale che riguarda l’esperienza televisiva di “Avanzi”. Qualcosa quindi che hanno davvero fatto – e che non si è mai più ripetuto. Questo tema, il tema della perdita, è ricorrente nel film: si sono perse le lotte operaie, alla stessa maniera si sono perse cose forse più piccole, più personali. Infatti non è tanto quanto e cosa si è oggettivamente perso, ma è l’idea stessa di avere perso qualcosa a caratterizzare questo lavoro.

CHE ABBIAMO PERSO “AVANZI”, PERÒ, È CERTO. PERCHÉ NON È PIÙ POSSIBILE RIPROPORRE AL PUBBLICO QUALCOSA DI ALTRETTANTO GIOVANE, FRESCO E INDIPENDENTE?
Perché la televisione non è libera. Quando abbiamo realizzato quello e altri programmi che ancora esistono in televisione, sebbene scoloriti e un bel po’ edulcorati, abbiamo potuto farlo proprio perché, come diciamo chiaramente nel film, durante il periodo di Tangentopoli i politici avevano ben altro per la testa. Da Biagi a Santoro, da Ghezzi fino appunto a noi di “Avanzi”, in quel periodo Rai 3 era davvero un’emittente piacevole da guardare: proponeva programmi che creavano attorno a loro, e fra chi ci lavorava all’interno, un senso d’appartenenza che è sul serio irripetibile. La borghesia progressista, gli studenti, certa sinistra di allora… chiunque avesse avuto qualcosa da dire in quel senso, si sentiva rappresentato da Rai 3 molto più di quanto non si sentisse rappresentato invece da un qualsiasi partito.

C’È STATA LIBERTÀ D’IMPROVVISAZIONE, DA PARTE DEGLI ATTORI?
Se possiamo parlare di improvvisazione, direi che c’è stata senz’altro un’improvvisazione controllata all’interno di un canovaccio che è la struttura del film, non essendo mai esistita una sceneggiatura classicamente intesa. Ho posto paletti molto precisi. Cose impreviste, nel corso delle riprese, ne sono naturalmente accadute, ma il tentativo nell’insieme è riuscito perché ho riflettuto molto proprio a proposito di quali aspetti del film gli attori dovessero ignorare e quali conoscere. Ciascuno era al corrente di quale elemento esistenziale avrebbe determinato il crollo del proprio personaggio, per esempio, e al momento di girare nessuno era all’oscuro di cosa sarebbe successo in quella scena, quando e perché. Se però avessero saputo troppo, per aiutare il senso del film, avrebbero magari recitato in maniera didascalica – e il risultato sarebbe suonato falso.

COSA INTENDI DIRE ESATTAMENTE CON “IMPROVVISAZIONE CONTROLLATA”?
Verso il finale del film, una scena si chiude con una mia “improvvisazione controllata” su Berlusconi. Succede semplicemente che ‘faccio’ Berlusconi così come l’ho sempre fatto, quindi senza inventarmi nulla di nuovo, se non ispirandomi alla notizia del giorno. Un attimo prima di girare la scena, leggo cosa ha detto Berlusconi e “improvviso” su questo, ma si tratta di una battuta sulle televisioni ed era, guarda caso, già argomento della scena precedente. Viste nell’insieme, sullo schermo, le varie scene sembrano tutti tasselli scomposti, invece il film è interamente attraversato da tanti micropercorsi provenienti da un’unica realtà ricostruita – che assomiglia alla vita di tutti i giorni perché tendiamo a percepire lo spazio e gli eventi così, in maniera disordinata. Siamo noi in un secondo momento a imprimere un certo ordine razionale agli accadimenti quotidiani. Nel montaggio di questo film ho cercato di fare l’esatto opposto: partendo da una struttura, come ripeto, “basica”, ho fatto sì che la storia arrivasse agli attori – e, dopo, anche agli spettatori – come captiamo, secondo me, la vita reale.


Note biografiche:
Sabina Guzzanti è attrice-autrice di satira teatrale e televisiva. Da alcuni anni, sia in teatro con lo spettacolo “Giuro di dire tutta la Varietà”, sia in televisione con la “ Posta del cuore”, ha dato un taglio più eminentemente politico al suo lavoro, ogni volta accompagnando satira e ironia a una documentazione ferrea circa i fatti oggetto dei suoi attacchi. La sua serie televisiva più recente,“ Raiot”, è stata censurata dalla stessa Tv pubblica (Rai) che l’aveva prodotta. Trasferito in teatro il “Reperto Raiot”, lo spettacolo nato dalle ceneri della trasmissione televisiva censurata, è diventato uno degli eventi scenici degli ultimi anni. Oltre al teatro e alla televisione, ha scritto diverse sceneggiature, due raccolte di canzoni satiriche, due libri, e ha diretto corti e lungometraggi cinematografici. “Viva Zapatero” (2005), documentario satirico da lei scritto e diretto, affronta il problema della libertà d’espressione e ha riscosso un enorme successo internazionale. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, ha partecipato al Sundance Film Festival, al Festival di Rotterdam, ed è stato distribuito in tutto il mondo. “Le ragioni dell’aragosta” è il suo ultimo film (www.leragionidellaragosta.it).

(Articolo di Gianluca Mercadante, pubblicato su Orizzonti n.33)


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