| «A volte coltivi delle passioni da bambino e soltanto in seguito ti accorgi che vorresti farne il tuo lavoro».
Nato a Roma il 6 luglio 1967, Max Gazzè ha passato tuttavia l’infanzia in Belgio, dove ha vissuto per dieci anni. Qui si è confrontato con un contesto musicale innovativo, grazie al quale poter raggiungere nel tempo uno stile personale e riconoscibile: parole che si avvicinano alla poesia e musica da menestrello.
A sei anni ha iniziato a studiare pianoforte, a quattordici il basso elettrico e, successivamente, ha cominciato ad esibirsi con diversi gruppi nei locali di Bruxelles.
Rientrato a Roma nel 1991, Max si è dedicato alla sperimentazione e alla composizione di colonne sonore nel suo piccolo studio di registrazione, dando inizio a collaborazioni con artisti come Alex Britti, Niccolò Fabi e Daniele Silvestri.
Dopo un lungo lavoro di preparazione, nel gennaio 1996 ha pubblicato il suo primo album, “Contro un’onda del mare”, che verrà apprezzato da Franco Battiato. L’album rappresenta un progetto innovativo nel panorama musicale italiano, per le sue sonorità insolite e differenziate, che accompagnano testi complessi e significativi scritti a quattro mani con il fratello-poeta Francesco.
Il successo è arrivato con il secondo album, “La favola di Adamo ed Eva” (ottobre 1998), che contiene anche l’acclamatissimo singolo “Vento d’estate”, vincitore di “Un disco per l’estate”, cantato assieme a Niccolò Fabi.
Nel 1999 ha partecipato al Festival di Sanremo nella categoria “Giovani” con il brano “Una musica può fare”, che verrà inserito l’anno successivo nel terzo album, intitolato semplicemente “Max Gazzè” (conosciuto anche come “Gadzilla”). L’anno seguente Max si è presentato di nuovo sul palco dell’Ariston, classificandosi al 4° posto con “Il timido ubriaco”, originale canzone che gioca sul contrasto tra la vivacità della musica e la tristezza delle parole, e nell’ottobre 2001 ha pubblicato il suo quarto album, “Ognuno fa quello che gli pare?”, che nei testi riflette ancora una volta il grande amore dell’artista per la poesia.
Nel 2004 è la volta di “Un giorno”, un lavoro che continua il percorso dei precedenti album, con arditi giochi di parole tra sostantivi e avverbi, ed in più un’impronta live.
Dopo tante collaborazioni (con Gizmo, la straordinaria cover band dei Police capitanata da Steward Copeland, con l’amico Daniele Silvestri e con le colleghe cantautrici romane Paola Turci e Marina Rei) nel 2008 ha partecipato al 58esimo Festival di Sanremo con “Il solito sesso”, incluso nell’album Tra “l’aratro e la radio”. I testi, scritti da Max in collaborazione con l’amico poeta Gimmi Santucci, sviluppano una riflessione critica sul passaggio dalla società agricola a quella industriale, a seguito del quale l’uomo ha perso il contatto con la natura per inseguire modelli lontani dai suoi reali bisogni.
Il 2010 è un anno di rinnovamento e di nuove esperienze per l’artista: Max, infatti, è uno degli attori del film “Basilicata coast to coast”, nelle sale ad aprile. L’originale pellicola, che rappresenta l’esordio alla regia di Rocco Papaleo, include nei titoli di coda il brano “Mentre dormi”, che anticipa il nuovo album di inediti intitolato “Quindi?”, pubblicato a maggio 2010.
COME E QUANDO È NATA LA TUA PASSIONE PER LA MUSICA?
«Da ragazzo, senza una scelta premeditata. A volte coltivi delle passioni da bambino e soltanto in seguito ti accorgi che vorresti farne il tuo lavoro. Dal momento in cui ho capito che avrei voluto dedicarmi a questa professione, è stato un susseguirsi di scelte e di eventi che mi hanno portato a fare quello che faccio adesso».
HAI PARTECIPATO PER BEN TRE VOLTE AL FESTIVAL DI SANREMO. PENSI CHE SIA ANCORA UN’OTTIMA VETRINA PER FAR CONOSCERE AD UN PIÙ VASTO PUBBLICO LA PROPRIA MUSICA?
«Senz’altro lo è. È chiaro che, per chi deve emergere, sia un espositore dal punto di vista estetico e concettuale. A parte Sanremo, ci sono tanti talent show che possono aiutare a far conoscere una propria attività, a patto che la partecipazione non sia legata semplicemente all’esibizione di un brano. Almeno mi auguro che non sia solo questo! Ultimamente, purtroppo, siamo indirizzati all’identificazione di un artista semplicemente dal modo in cui canta o interpreta una canzone! Bisognerebbe invece, all’interno di un format televisivo, seguire i percorsi individuali di ciascun artista».
HAI PARTECIPATO IN VESTE DI ATTORE NEL FILM DI ROCCO PAPALEO “BASILICATA COAST TO COAST”, INTERPRETANDO IL RUOLO DI UN SUONATORE MUTO. VUOI RACCONTARE QUESTA ESPERIENZA?
«Questo personaggio, che non parla per scelta, è stato scritto da Rocco perché evidentemente voleva sottolineare un nuovo modo di poter comunicare. Il fatto d’aver interpretato un soggetto che predilige il linguaggio della musica a quello verbale, è stato per me molto intrigante, visto che a me piace molto parlare, e utilizzare la dialettica nelle varie forme espressive. Abbiamo cercato di costruire un personaggio nel suo assetto psicologico e questo è stato apprezzato dal pubblico e dalla critica. Anch’ io, dopo aver rivisto il film, ho scoperto che il personaggio da me interpretato ha un grande carattere all’interno della pellicola: esprime una sua poetica ed un suo romanticismo, proprio perché non parla».
IL TUO ULTIMO ALBUM, “QUINDI”, CONTIENE MOLTI BRANI DOVE TU FAI A TE STESSO DELLE DOMANDE SENZA RISPOSTA.
«Porsi delle domande è senz’altro più utile che darsi delle risposte; ritengo, infatti, che ci siano delle domande che non necessitano d’una risposta, perché la ricerca delle risposte continua ad alimentare la domanda. A volte, con una risposta, si rischia di dare delle soluzioni troppo affrettate, troppo legate al limite culturale che noi abbiamo».
NEL BRANO “STORIE CRUDELI” SI EVINCE LA TUA CRITICA ALLE VECCHIE FAVOLE. MA ALLORA COSA RACCONTI AI TUOI BAMBINI?
«Ci sono favole che narrano delle storie molto inquietanti, ed io penso che i bambini non abbiano la capacità di metabolizzare, di interiorizzare, e neanche di esteriorizzare, certe paure che vengono introdotte attraverso questi racconti, e ne rimangano in qualche modo traumatizzati.
Adesso che ci penso, anch’io sono stato spaventato da alcune favole popolari. Per cui, se dovessi raccontare una storia, racconterei, ad esempio, di “…un volo verso il sole, di fiori bagnati mentre i ruscelli scorrono nei prati…”. Continuare a coltivare, invece, una cultura della paura fa sì che il mondo continui a generarsi nella paura. Mi piacerebbe pensarmi in un mondo un po’ meno cupo e più sereno».
PROGETTI PER IL FUTURO?
«Sono occupato in una tournée molto impegnativa, in quanto ho in programma tanti concerti, e sono naturalmente molto contento di questo. Farò una breve pausa a partire da ottobre, quando interpreterò il ruolo di Erode nel musical “Jesus Christ Superstar”. E poi tornerò a suonare nei teatri a partire da metà novembre».
(Articolo di Loredana Rizzo, pubblicato su Orizzonti n. 38)
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