| Si legge la storia e la storia parla d’amore. L’amore di due amanti. Questo si legge, questo si respira e per questo sentimento si viene naturalmente portati a fare il tifo.
Dalle primissime pagine si nota subito la contraddizione inserita dall’autrice, una dissonanza che inizialmente macchia le tinte rosa tipiche delle storie d’amore travolgenti.
La dissonanza, il colpo all’occhio, il particolare antiestetico è una sedia a rotelle.
Già, nel nostro immaginario collettivo l’appaiamento disabilità-passione suona male come latte-limone o sale-caffè.
Perché?
Perché l’affettività e la sessualità sono argomenti negati al mondo della disabilità? Perché sono «cose da non raccontare»? Perché si tende a pensare che non sia un loro diritto?
Questo non è il contesto per provare a rispondere a queste domande, ma è il luogo adatto per porle ai lettori affinché provino (cercando di riuscirci) a dare un principio di risposta.
Credo che l’autrice abbia sfondato una porta, un tabù…e senza volerlo.
Il lettore se ne accorgerà che non era questo l’intento primario, ed è in questa inconsapevolezza dell’autrice che sta il punto di forza del testo.
È questa buona e inconsapevole «assenza di pudore» che cattura il lettore, come se si stessero leggendo fatti umani sempre saputi e mai raccontati, allora, quando si legge ci si sente un po’ come a casa, come in un luogo accogliente, dove nessuno voleva farci entrare. Costantina Tabolacci voleva parlare d’amore, non di disabilità.
Proprio per questo ha messo in luce un mondo in ombra, proprio perché ai suoi occhi, l’amore passionale di un disabile «è uguale all’amore passionale di un normo dotato» il suo testo possiede una grande potenzialità : mandare in fumo un pregiudizio.
Prefazione di Ambra Chiacchiararelli
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Costantina Tabolacci nasce a Roma alla fine degli anni ’50. Da quando termina gli studi si immerge nel lavoro e nella famiglia a pieno ritmo, dovendo accantonare sin da subito il suo sogno di “scrivere”.
“Vivere” non le si rivela facile e lei lo scrive, ma lo scrive nella solitudine delle sue notti su fogli di carta che, come amici silenti, non le risponderanno mai, chiusi e dimenticati rimarranno per sempre in vecchi cassetti.
Nel 2010 lascia il lavoro ed incomincia a scrivere piccole cose.
Il suo comitato di lettura è formato da un gruppo di amiche che subito iniziano ad incoraggiarla a scrivere qualcosa di più consistente. Ecco che, dopo decine di piccoli racconti, nasce prepotente la storia di Marta e Claudio in: “Come te lo spiego questo dolore?”
Collana "Gli Emersi - Narrativa"
pp.140 €14,00
ISBN 978-88-6498-653-1
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